STAY

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HARRY

"Harriccio! Hai tu il mio gel? Quello nel tubetto giallo e rosso?" mi chiese Niall dal bagno.
"No, e comunque sarebbe mio, l'ho comperato io!"
"Dettagli del tutto inutili" mi rispose frugando nel cassetto sotto il lavandino. "Cazzo, se non lo trovo entro due secondi quei due mi lasciano qui" borbottò iniziando a tirar fuori tutti i tubetti di creme presenti lì dentro, mentre lo guardavo divertito appoggiato allo stipite della porta.
"Niall? Sei pronto? Dai che tuo padre è già nell'automobile" lo chiamò mia madre affacciandosi sulla soglia del bagno "Cosa fai con in mano la mia crema per la cellulite?" domandò poi stupita. Ormai era abituata alle stramberie del biondo, ma potevo leggerle chiaramente in faccia che mai e poi mai si sarebbe aspettata di vederlo in procinto di combattere contro gli inestetismi della cellulite.
"Sto cercando il gel, Anne. Dammi ancora due minuti!" rispose, mettendo un freno alle fantasie della mia, ora rassicurata, mamma.
Tutta la mia famiglia era in partenza per Londra. Niall era stato chiamato all'ultimo minuto per un servizio fotografico lungo tutto il fine settimana e Bobby ne aveva approfittato per portare mia madre ad un centro termale per il quale avevano ricevuto due biglietti gratuiti. Mi era stato chiesto di unirmi a loro, ma avevo declinato subito la proposta: il giorno prima avevo terminato con successo gli esami di fine trimestre e ora volevo godermi un weekend di assoluta libertà.
La sfilata si sarebbe svolta mercoledì e i lavori erano pressoché finiti, perciò avrei passato quel sabato e quella domenica a rilassarmi. Avevo già programmato di farmi un bel bagno caldo, magari utilizzando quegli oli profumati che con mia madre nei paraggi erano vietati, ma che io adoravo.
Il suono di un clacson mi risvegliò dai miei programmi, non vedevo l'ora di essere finalmente solo e in pace.
"Niall, dobbiamo proprio andare, su forza!" annunciò mia madre prendendolo per un polso e ignorando le sue lamentele e i suoi piagniucolii.
"Tesoro, fai il bravo mi raccomando" mi disse, lasciandomi un bacio sulla guancia "Chiudi sempre la porta a chiave e ricordati di inserire l'allarme prima di andare a dormire. Mandami dei messaggi ogni tanto sennò mi preoccupo."
Annuii sorridendo alle sue solite raccomandazioni da mamma apprensiva.
Una volta accompagnati in giardino e salutato un Niall affranto per la mancanza di gel, feci un cenno con la mano a Bobby che li attendeva alla guida dell'auto e me ne tornai in casa, finalmente solo.
Marciai immediatamente verso il bagno, raccolsi le creme che erano state gettate sul pavimento e aprii l'acqua della vasca in modo che si scaldasse. Recuperai dalla stanza da letto di mia madre l'olio all'albicocca, le candele profumate e una pallina dorata che aveva un bel colore e sicuramente apparteneva alla collezione di diavolerie-da-bagno-di-Anne.
Una volta riempita la vasca di acqua bollente e fumante, versai una generosa quantità di olio e feci sciogliere la pallina. Rimasi incantato nel vedere l'acqua colorarsi d'oro, mi svestii a tutta velocità per potermici immergere e, nel sentire il mio corpo venire a contatto con essa, sospirai di piacere sdraiandomi per bene e rilassando tutti i muscoli.
Era incredibile come mi sentissi già più leggero, meno stressato, come se tutti gli avvenimenti che negli ultimi tempi mi avevano preoccupato scivolassero via dal mio corpo e dalla mia mente per sciogliersi nell'oro di quell'acqua.
Con gli occhi chiusi, la testa appoggiata al bordo della vasca e la mente che galleggiava in un limbo fatato, non mi accorsi del cielo che piano a piano si scuriva, del tempo che passava.
Lo squillo del mio cellulare mi riportò alla realtà, non riuscendo però a strapparmi via del tutto da quella bolla di puro relax nella quale stavo galleggiando.
"Pronto?" risposi, la mia voce era assonnata e tranquilla, forse mi ero anche addormentato senza rendermene bene conto.
"Stavi dormendo?" domandò l'inconfondibile vocina di Louis e mi accorsi di come le mie labbra si stessero tendendo in un sorriso.
"Sto facendo un bagno" dissi, sprofondando ancora di più nell'acqua.
Lo sentii sbuffare dall'altra parte della linea "Beato te, io in questa gabbia di pazze non ho nemmeno il diritto di farmi in pace una doccia veloce, figurati il bagno! Non mi ricordo nemmeno che cose si provi nel farne uno."
"Ci si sente proprio bene" sussurrai con calma, avvolto dal profumo di albicocca "Anche se ormai l'acqua sta diventando fredda... che ore sono?" chiesi, cercando di capire quanto tempo avessi passato lì dentro.
"Le 18.23"
"Oh... sono immerso da quasi tre ore" annunciai soddisfatto.
Mi piaceva come ultimamente io e lui riuscissimo a parlare normalmente, come due vecchi amici. Mi sentivo molto più a mio agio ora e non balbettavo più così frequentemente come facevo all'inizio. Certo, era sempre capace di mettermi in imbarazzo con facilità e i casi estremi come l'incontro ravvicinato sul suo letto, qualche giorno prima, erano sempre in grado di mandarmi nel pallone, ma nella normalità, nella quotidianità, mi sentivo più sicuro di me.
"Ma non hai una qualche sorta di famigliare che ti sottopone ai lavori forzati in casa?" mi domandò con una voce imbronciata che mi fece sorridere.
"Sono a casa da solo. Fino a domani sera."
"Oh."
Ancora intontito dal profumo e dal calore del bagno mi lasciai sfuggire una domanda che, nelle mie piene facoltà di intendere e di volere, non avrei mai pronunciato: "Vuoi venire a cena?"
Appena mi resi conto di ciò che avevo detto mi alzai a sedere, sgranado gli occhi. Che idiota. Io non prendevo iniziative come questa, io mi adattavo a ciò che proponeva lui. Che stupido, di sabato sera era ovvio che un ragazzo come lui avesse programmi decisamente migliori che una cena a casa di un povero ragazzino asociale. Mi ero già preparato psicologicamente ad un rifiuto, non volevo rimanerci troppo male.
"Dammi dieci minuti e arrivo" e con questa sorprendente frase mise fine alla chiamata.
Rimasi un attimo intontito a fissare l'acqua, ancora troppo confuso su quello che era appena successo.
Sarebbe venuto a casa mia, avrebbe mangiato nella mia cucina, avrei cucinato per lui. Tra dieci minuti Louis Tomlinson si sarebbe seduto su una delle mie sedie, avrebbe utilizzato le mie posate.
Dieci minuti.
Scattai in piedi rendendomi conto di essere ancora nudo, completamente bagnato e del tutto impreparato ad accogliere qualsiasi tipo di ospite.

A change would do you good || Larry Stylinson AUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora