TENSION

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HARRY

Tensione sessuale.
Non sapevo come altro definire quella sorta di atmosfera carica e tesa che si era venuta a creare in quella camera da letto.
Mi trovavo assieme a Niall e Marc in casa Tomlinson, più precisamente nella stanza di Louis, per gli ultimi ritocchi e le ultime prove degli abiti. Esattamente sette giorni prima della sfilata i vestiti erano stati tutti completati, le scenografie ultimate ed eravamo riusciti a prenotare la sala riunioni accanto alla biblioteca comunale, in modo da poterla trasformare nella nostra "location", o almeno così la chiamavano Niall e Louis.
Davvero, ero preparato all'idea di dover entrare nella sua stanza e cambiarmi varie volte per indossare i tre completi che mi spettavano, ero preparato all'idea di dover tenere a freno i ricordi dell'ultima volta che mi ero ritrovato in mutande davanti a lui, ero preparato all'idea di dover gestire una situazione abbastanza critica visto i segreti che mi legavano con i vari componenti: Marc sapeva di me e Louis e Louis non lo sapeva, mentre il povero Niall era all'oscuro di tutti i miei vari sotterfugi.
La cosa alla quale, purtroppo, non mi ero psicologicamente preparato era proprio lui: Louis.
Ormai credevo che si fosse abituato alla mia nuova immagine, perciò non avevo potuto prevedere i suoi sfacciatissimi sguardi che mi stavano mandando in ebollizione, così come non avevo potuto immaginare i suoi continui e decisamente poco casuali tocchi sfuggenti ogni qual volta mi ritrovavo a petto nudo, tocchi che mi provocavano varie scosse di calore che, aggiunte all'ebollizione interna dovuta agli sguardi, mi stavano provocando un possibile arresto cardiaco.
"Devo farti i miei complimenti Tomlinson, questi pantaloni rendono giustizia al mio culo come solo Cavalli ha saputo fare" commentò Niall guardandosi il sedere allo specchio attaccato sulla porta.
Era una cosa piuttosto narcisista avere un enorme specchio in camera, ma conoscendo Louis e la sua mania per l'aspetto esteriore non me ne stupivo più di tanto.
"Che stoffa hai usato? Sono proprio caldi e comodi" continuò, iniziando a muovere il bacino per testare quanta libertà avesse nei movimenti.
"Ho disfatto uno dei vecchi cappotti di mio nonno che ho trovato in soffitta" rispose Louis con un alzata di spalle, come se trasformare un cappotto in un paio di pantaloni fosse una cosa da nulla.
Se ne stava inginocchiato a terra a sistemare gli orli delle maniche di una giacca, finalmente lontano da me, finalmente lasciandomi libero di ricominciare a respirare.
"Vintage, mi piace" mormorò il biondo, sempre più assorto dall'immagine riflessa del suo fondoschiena. "Harriccio, guarda che chiappe che mi fanno! Non trovi che siano stupende? Ne hai mai viste di migliori?"
Mi spalmai un palmo sulla fronte mentre Marc scoppiava in una fragorosa risata.
"Hai il culo più bello del modo, Ni" commentai con il tono più sarcastico che mi riuscii, alzando gli occhi al cielo.
"E fidati Niall, Harry è un vero intenditore di culi" intervenne Marc strizzandomi l'occhiolino. Arrossii all'istante a quel commento, certo che si stesse riferendo a Louis. In quei giorni avevo imparato a conoscere meglio Marc: era un ragazzo solare, dalla risata facile ma, purtroppo per me, con un talento naturale nelle battutine punzecchianti. Quando mi ritrovavo con lui e il biondo, ringraziavo continuamente il cielo che quest'ultimo non fosse molto perspicace.
"Io pensavo che tu fossi un feticista delle braccia, a dire il vero..." borbottò infatti Niall, abbandonando il suo riflesso per dedicarsi a me "Insomma, da quando hai fatto quel commento inopportuno su quanto ti piacessero le braccia di tuo zio Archibald io..."
Il resto della frase non la sentii perché cominciai a tossire convulsamente, soffocando nella mia stessa saliva. Dio che vergogna, potevo vedere il sorrisetto compiaciuto che si era involontariamente formato sulle labbra di Louis a quelle parole.
"Tomlinson!" esclamai con voce troppo acuta, interrompendo quella conversazione che mi stava imbarazzando sempre di più "Qual è la mia ultima maglietta?"
Nascondere il viso tra il tessuto per svestirmi e vestirmi era proprio ciò di cui avevo bisogno per cercare di riprendere il mio colorito normale e smetterla di sembrare un pomodoro maturo.
"La camicia appoggiata alla poltrona" rispose con tono mellifluo e anche leggermente canzonatorio, oh lui si stava decisamente divertendo.
La camicia in questione era di un verde famigliare, un verde rassicurante, un verde che conoscevo perfettamente: lo stesso verde dei miei occhi. Mi imposi di non sorridere come una ragazzina innamorata mentre me la infilavo con cura, come se fosse molto più preziosa delle altre tre che avevo provato fin'ora.
Appena la calzai mi sembrò subito troppo stretta. Ero ormai abituato agli abiti che mi si appiccicavano addosso, ai così detti abiti "attillati", ma questa camicia era decisamente troppo, troppo stretta.
"Hem..." esordii "credo che ci sia un problema, le misure sono sbagliate"
Tre paia di occhi si girarono verso di me.
"No, ti sta bene" disse Marc osservandomi.
"Le maniche sono strette, non ci sto" ribadii.
"La stoffa è elastica, non puoi non starci" commentò Louis alzando un sopracciglio e smettendo di sistemare le maniche della giacca che teneva tra le mani.
"Prova a tirare i muscoli" propose Marc con un'alzata di spalle.
"E se si strappa?" domandai incerto, mi piaceva come camicia, non volevo romperla.
"Non si strappa, è elastica. Puoi farci pure i pesi o le flessioni o..." cominciò a dire Louis sventolando la mano in aria, ma venne bruscamente interrotto dal grido esaltato di Niall: "LE FLESSIONI!"
"Prego?" chiesi girandomi verso il mio migliore amico.
"Fai le tue venti flessioni giornaliere con la camicia, vediamo se effettivamente Tomlinson ha ragione"
No. Non era assolutamente una bella idea. Le flessioni e Louis non andavano d'accordo, o meglio dire: le flessioni e Louis andavano troppo d'accordo. Ricordavo perfettamente come mi aveva assalito l'ultima volta che le avevo fatte davanti a lui e non in un angolino appartato della palestra. L'atmosfera in quella camera era già abbastanza tesa, Louis era già abbastanza su di giri e io avevo già rischiato una crisi ormonale, non potevo permettermi di far degenerare ancor di più la situazione.
"Non credo sia una buona idea" risposi grattandomi nervosamente il collo.
"Io trovo che sia un'ottima idea" si intromise Marc. Lo avrei ucciso. Non sarebbe uscito vivo da quella camera.
"Io concordo con Styles" mi appoggiò Louis con una vocetta nervosa, sicuramente anche lui aveva pensato allo stanzino.
"Ma avevi detto che sareebbe resistita alle flessioni, se è elastica non ci sono problemi!" ribatté Niall puntandogli il dito contro.
"O magari se lo è inventato e ha solo sbagliato le misure..." lo punzecchiò Marc.
"Attento a te Masters, non ti conviene provocarmi" ringhiò subito in risposta, dedicandogli uno di quegli sguardi omicidi che una volta era solito fare a me. Infondo era pur sempre uno dei "cattivi" della scuola, per quanto ultimamente tendessi a dimenticarlo.
"Va bene, le faccio!" esclamai per evitare che quei due finissero per prendersi a botte, non era una novità che da qualche giorno Louis non vedesse l'ora di mettergli le mani addosso.
Mi chinai atterra mettendomi in posizione ed iniziai a flettere i muscoli delle braccia, la stoffa accompagnava il rigonfiamento dei miei bicipiti evidenziandone il volume, come se mi fosse stata cucita sulla pelle, come se fosse lei stessa parte di me. Finii velocemente e mi rialzai annunciando che la stoffa non si sarebbe rotta, l'atmosfera precaria che aleggiava nella stanza, al contrario, era andata completamente in fumo.
Louis se ne stava fermo, ancora seduto sul pavimento, con un'espressione da predatore, gli occhi ardenti e il corpo che inviava mille impulsi ormonali direttamente al mio. Se prima sentivo la tensione che fluttuava tra noi ora me la sentivo premere addosso con forza, con prepotenza. Staccai subito lo sguardo dal suo togliendomi quella maledetta camicia per cercare di darmi una calmata, per convincermi a non buttare fuori gli altri due di peso e lanciarmi sulle sue labbra.
Sentii il suo respiro più pesante mentre Niall, che come al solito non aveva percepito nulla, blaterava senza sosta su quanto fosse soddisfatto del lavoro di Louis.
Marc invece era tutto un altro paio di maniche, lui sapeva e, anche se non avesse saputo nulla, non gli sarebbe certo potuto sfuggire quel desiderio malsano che aleggiava tra noi. Così fece il gesto per il quale decisi di dimenticare tutte le sue battutine precedenti e i miei progetti omicidi.
"Niall, vedere Harry fare venti flessioni così tranquillamente mi ha fatto venire voglia di fare un po' di allenamento extra. Ti va?" domandò balzando in piedi e iniziando a rimettersi i suoi vestiti.
"Oh, certo!" esclamò l'altro felice come una Pasqua "Harriccio ti unisci a noi?"
"No Niall, qualcuno dovrà pur star qui ad aiutare Tomlinson a sistemare" rispose Marc lanciandogli i suoi indumenti.
"Hai ragione, scusa Tomlinson" disse il biondo cambiandosi, ma non ottenne nessuna risposta dal ragazzo ancora fermo e immobile sul pavimento. I due uscirono dalla porta salutando allegramente e noi rimanemmo fermi e zitti finché non sentimmo anche la porta d'entrata chiudersi.
Gli occhi di Louis balzarono immediatamente famelici nei miei, sapevo benissimo che da lì a poco avrebbe fatto un salto afferrandomi per le spalle e sbattendomi contro il muro o la porta, esattamente come era successo nello stanzino della palestra.
"Trovo piuttosto divertente il fatto che tu te ne vada in giro a raccontare quanto ti piacciano le mie braccia" mormorò inclinando la testa verso destra e socchiudendo gli occhi "anche se non ti sbatto in faccia ogni giorno quanto siano muscolose, cosa che invece fai tu" continuò accentando l'ultima parola con un tono accusatore e alzandosi lentamente, calibrando ogni passo verso di me. Io lo aspettavo in piedi, nella stessa posizione che ormai mantenevo da quando mi ero tolto la camicia verde, attento ad ogni suo movimento, pronto al suo attacco.
"Come ti sentiresti, Hazza, se io decidessi di comportarmi così?" bisbigliò fermandosi a qualche passo da me per togliersi la felpa ad una lentezza estenuante e rimanendo a petto nudo. "Se io ti obbligassi ad assistere a tutto questo" sussurrò suadente, prima di spingermi a pancia all'aria sul suo letto e sistemandosi poi a cavalcioni su di me. "Se ti mostrassi quanto possono gonfiarsi i miei bicipiti sotto sforzo" disse mantenendo il tono di voce bassissimo e posizionando le braccia ai lati della mia testa.
Ingabbiato dal suo corpo me ne stavo con le braccia strette lungo i fianchi, le mani chiuse in pugni stretti e un'espressione sicuramente ebete in volto, cercando di fare mente locale di ciò che stava succedendo.
Louis Tomlinson era sopra di me. Louis Tomlinson era sopra di me sul suo letto. Louis Tomlinson era sopra di me, sul suo letto e a petto nudo. Louis Tomlinson era sopra di me, sul suo letto, a petto nudo e stava facendo delle flessioni.
Vedevo le sue braccia flettersi ad ogni movimento, i suoi muscoli ingrossarsi forti e potenti, le vene messe in evidenza dallo sforzo, i tatuaggi che spiccavano sulla sua pelle abbronzata, i suoi occhi ancora famelici che mi osservavano attenti, le sue labbra che ogni volta che si abbassava sfioravano le mie. Le dischiusi cercando un po' di quell'aria che faticava a raggiungere i polmoni, troppo preso ad ammirarlo per ricordarmi di respirare normalmente.
"Dunque, Hazza?" mi domandò con un sorrisino beffardo e sornione, continuando a sottopormi a quello spettacolo incredibile. Mi stava mettendo alla prova, mi stava torturando cercando di capire quanto avrei potuto resistergli; non aveva calcolato però il mio timore reverenziale verso di lui. Non ero mai stato così vicino a lui, con la pelle del mio petto che sfiorava la sua non appena fletteva le braccia. Tra noi c'erano sempre stati i vestiti, l'unica volta che mi ero trovato nudo davanti a lui, lui era completamente vestito, ed ora a vederlo così mi sembrava tutto diverso, non sapevo come toccarlo, dove, quando.
Il suo respiro era più pesante e affaticato mano a mano che procedeva con le flessioni, un lieve strato di sudore aveva iniziato a formarsi sulla fronte e gli occhi, che non avevano mai abbandonato i miei, erano socchiusi mentre con fatica finiva l'esercizio.






A change would do you good || Larry Stylinson AUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora