HO VISTO ME IN QUELL'ADDIO

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Era martedì mattina quando mia madre decise che avremmo dovuto passare i prossimi 2 giorni a Igea Marina, un paese non molto lontano dal mio, per fare visita ad una sua cara amica.
Ero triste perché per quei 2 giorni non avrei potuto passare del tempo con Fabio, cercare il suo costume rosso tra la spiaggia e passare davanti a lui come se fosse un caso o un segno del destino.
Quel giorno ci salutammo con un bacio dolce davanti all'alba chiara della mattina, poi io presi il treno diretto ad Igea, per raggiungere così mia madre, che era già partita la sera prima.
Sorrisi al pensiero che Fabio si era svegliato apposta così preso per salutarmi dignitosamente...ancora una volta mi aveva stupito.
Anche se era molto presto non riuscii a dormire, i miei occhi erano fissi fuori dal finestrino e non intendevano socchiudersi.
Ero seduta vicino al finestrino e guardavo senza un reale interesse la canottiera bianca della donna che avevo di fronte.
Il posto accanto al mio era vuoto. Distratta ho gettato un occhio fuori dal finestrino, una giovane coppia si stava salutando. Lei non era molto alta, i capelli castani e così gli occhi, grandi, incorniciati dalle ciglia. Aveva il viso e il corpo abbronzato, un paio di pantaloncini e una maglietta grigia. Il ragazzo era alto, magro e l'abbracciava stretta, le sospirava qualcosa nell'orecchio. Non aveva altro che uno zaino e una borsa da viaggio. Erano rimasti i soli sul marciapiede di fronte al treno.
L'autista ha detto loro qualcosa e ho letto nei loro sguardi l'indecifrabile dolore di quegli amori estivi che sentono le parole della loro condanna. Le labbra di lei hanno iniziato a tremare, violente, impazienti, con quella forza e quell'adrenalina che solo il terrore infonde, quelle di lui l'hanno cercata a tentoni. Si sono baciati con forza, lei tratteneva con le mani il suo viso, gli occhi serrati come a voler nascondersi dal dolore, come a rinchiudersi lontano dalla realtà. Si sono separati, lei ha iniziato a camminare e l'ho vista tremare, quasi franare. Le labbra che vibravano, come se stesse per urlare qualcosa, come se fosse senza fiato, con le parole già in corsa sulla bocca, tra i denti, ma non ha urlato. È rimasta zitta. Il viso contratto, gli occhi fradici, sgranati, pieni di emozioni più grandi di lei, occhi di vetro, scheggiati, che supplicavano di non cedere. Ho sentito un brivido corrermi lungo la schiena. Ho rivissuto la fine della mia storia con Andrew, ho sentito quella ragazza abbronzata più vicina a me di qualsiasi altra persona. Lei si è voltata a guardarlo, ha scosso una mano per salutarlo e ha iniziato a piangere voltandosi. Ho sentito il mio cuore scricchiolare, il suo spezzarsi. Il ragazzo è salito sul pullman e ha occupato il posto accanto al mio. Avrei voluto bisbigliargli qualcosa, toccarlo, quasi proteggerlo, ma sono rimasta immobile. Ho sentito sulla mia pelle e ho vissuto di nuovo il suo dolore. Ho pensato che ogni volta che mi trovavo al suo posto avrei voluto non parlare con nessuno, ma annegare nel mio stesso dispiacere. Siamo partiti.
Lui non ha detto una parola, teneva stretto il suo zaino bianco sulle gambe, ogni tanto lo abbracciava. Aveva uno strano modo di star seduto, come se la morbida poltrona fosse pungente, come se da un momento all'altro sarebbe potuto saltar giù dal pullman e mettersi a correre, magari ad urlare. La sua era una tensione estremamente calma. Ha iniziato a prendere il telefono dalla taschina dello zaino: lo prendeva, scriveva qualcosa e poi lo rimetteva velocemente nella tasca, chiudeva di scatto e cosi riapriva, di nuovo, ancora, come se avesse dimenticato qualcosa importante.
Sembrava una sorta di danza, quella delle sue dita che cercavano qualcosa, che mordevano lo schermo del telefono. Gettando un occhio ho letto il nome del contatto, "Frà". Era lei, la ragazza di prima.
Lui le scriveva qualcosa e poi, come preso da una rabbia scorticata dalla tristezza, richiudeva veloce il telefono nello zaino, come a spazzare via il suo ricordo, la sua voce, come a volerla dimenticare. L'attimo dopo peró riprendeva con dolcezza le sue parole, le cullava tra le mani, tentazione irresistibile.
Ha iniziato a piovere, come se anche il cielo soffrisse di fronte i due amanti.
Ha tirato fuori una crema, era da donna. Ha sentito il suo profumo. Ho pensato fosse di quella ragazza. Ha sorriso con un sorriso triste, qualche ruga di rimpianto vicino agli angoli della bocca. Poco dopo ho visto una lacrima sulla sua guancia. Forse era un riflesso, forse il mio era un film mentale. Poco dopo ha iniziato a stropicciarsi gli occhi, asciugarseli frettolosamente. Lo vedevo sorridere, di tanto in tanto. Probabilmente ricordava una di quelle serate vissute insieme a lei, mano nella mano lungo la spiaggia, a bere mojito e ballare fino alle quattro in uno dei tanti locali, fino a lasciar sciogliere negli occhi l'alba e veder colare, cadere, infrangersi le ultime stelle superstiti nel mare.
Ho chinato gli occhi sui suoi due braccialetti gialli, sulle sue unghie rosicchiate, le sue mani piccole. Lui guardava fisso nel vuoto, i paesaggi verdi e il rumore delle macchine, delle persone vicine che ridevano intorno a lui gli scorrevano addosso.
Continuava a scriverle, a mangiarsi le unghie, a fuggire e rincorrere il suo ricordo.
È sceso alla prima fermata, camminava lento, non so dove andava, non so se si sarebbero rivisti il giorno dopo o mai più.
Non sapevo cosa fossero loro due, se uno di quei amori estivi che ardono e bruciano in poco tempo, lasciando le loro ceneri tra le orme sulla sabbia o se sarebbe stato uno di quegli amori infiniti, che scoppietta piano, per non far rumore, godendosi la tranquillità e il caldo riposo di un caminetto. Non conoscevo i loro nomi, la loro storia, il loro futuro. Non sapevo nulla, davvero nulla, eppure avrei tanto voluto potergli dire qualcosa. Perchè magari erano l'uno l'amore della vita dell'altro e non lo sapevano, magari non se lo sarebbero mai detto e si sarebbero lasciati scivolare tra le onde, magari avevano qualcosa in più, qualcosa di diverso. Magari sarebbero sopravvissuti all'inverno senza peró saperlo e magari avrebbero avuto solo bisogno di una manciata di coraggio da spruzzarsi sul cuore di tanto in tanto. Magari lei si sarebbe dimenticata di lui dopo qualche giorno e lui si sarebbe trovato una biondina facile con cui passare i sabato sera, ma magari invece il ricordo dell'altro era tatuato indelebilmente sulla pelle e nessuno sguardo, nessun altro sorriso, nessuna persona avrebbe potuto cancellare quel giovane amore estivo.

SEI LA MIA DISTRUZIONEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora