NON POSSO ODIARTI

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Pov's Fabio

Ero lì, seduto sugli scogli ad aspettarla, ma lei non arrivò.
3 ore ad attendere un suo sorriso, un suo gesto, un suo movimento...
Avevo davvero sperato che si presentasse, invece non si fece viva.
Mi ero perso persino a leggere una scritta su un'asta di legno " un giorno, tre autunni...un proverbio cinese usato quando qualcuno ti manca così tanto, che un giorno pesa come fossero tre anni".
Chiusi gli occhi e abbassai la testa, mentre il mio orgoglio era già andato in vacanza in un altro paese.
Sentii una fitta alla gola, le lacrime agli occhi e le gambe deboli...
Stavo piangendo e me ne resi conto solo quando una piccola goccia salata mi cadde sulla mano, catturando la mia attenzione e facendomi distogliere lo sguardo da quel pavimento grigio e freddo che provocava solo enormi voraci di tristezza.
E come un breve flashback mi tornò in mente la priva volta che piansi davanti a lei, l'unica persona alla quale mi ero mostrato per ciò che ero veramente.
Quel giorno singhiozzavo per non so quale ragione, e lei mi guardava con quegli occhioni castani giganti che ti fanno immedesimarti e catapultarti in una nuova e immensa galassia.
"Non piangere" mi sussurrava stringendomi a se' tra le sue braccia.
Poi con delicatezza mi baciò la guancia e non mi lasciò.
Ricordo che erano mesi che non mi sentivo  così al sicuro da quel mondo che riusciva solo a farmi soffrire.
Eccola la mia casa. É tra quelle braccia , che io ,come un vagabondo, ho cercato per due mesi .
"Non piangere " mi disse di nuovo...solo che ora percepivo un po di preoccupazione nella sua voce. Eravamo ancora incastrati, tanto da sentire ognuno il battito del cuore dell'altro.
Quell'abbraccio l'avevo aspettato da tanto tempo e ora più che mai avevo bisogno di lei, dei suoi abbracci e del suo essere un po stronza-dolce.
Sono sempre stato il classico Bad Boy, capace di far cadere tutte ai miei piedi quando e come volevo...
Solo lei mi aveva respinto all'inizio, con quel carattere forte quanto fragile e ribelle quanto timido.
Lei mi teneva testa, litigava con me e ne sopravviveva, mi prendeva in giro e poi mi amava...
Non era la classica ragazza stupida, lei era intelligentissima, ma agli occhi delle persone che non la conoscevano poteva sembrava strana.
Ha un carattere difficile da gestire, o la si ama o la si odia...
Con lei non esistono vie di mezzo, o meglio, in certe cose si, ma a questa non si sfugge.
Le può piacere il rosa come le può piacere il nero, può essere la persona più seria del mondo come può ridere fino a scoppiare, può stare 2 ore ferma e muta come può parlare di cazzate per 24 ore senza mai fermarsi...
Marta e' così, un po' strana, un po' normale...
È la ragazza perfetta, quella che non ti annoia mai, quella che ti ama fino a dimenticarsi dell'odio che riversava per se stessa...
E io me ne innamorai...
Sono pazzo di lei, ed è strano a dirsi dato che il mio cuore non ha mai battuto alla velocità della luce...
Nulla da dire, nulla da spiegare, nulla da comprendere...Me ne sono innamorato e basta. Non c'è un perché quando ami.
Come al solito, andai al parco.
Era un pomeriggio ventilato, e la brezza fresca contrastava il caldo dei raggi solari, che mi baciavano la pelle.
Mi sedetti su una panchina, da solo a pensare.
Mi piaceva gustarmi quella tranquillità in tutta solitudine, anche se il parco gremiva di persone.
Sembrava una cartolina, e mi piaceva essere l'osservatore, l'estraneo a quel dipinto, per osservare ciò che mi circondava.
Ero invisibile per loro, ma loro erano visibili per me.
La definivo una "capacità di distaccarsi dal mondo, dalla realtà, per essendovi dentro, essendo presente".
Mentre mi rilassavo, lasciando che il vento affondasse le sue mani tra i miei capelli, arruffandoli, qualcuno si sedette accanto a me.
Mi voltai, era una bambina, che non dimostrava più di 10 anni.
Le sorrisi gentilmente, e lei ricambiò.
« Come si fa ad amare?»
Mi chiese, all'improvviso, in tutta tranquillità.
Notai che stava fissando una giovane coppia, che si abbracciava.
« Devi farti guidare dal cuore» risposi d'istinto.
La bambina rimase in silenzio.
Poi, dopo una manciata di minuti, continuò.
«Allora credo che il mio cuore non abbia la patente. È molto ammaccato. »
Abbassò lo sguardo e si fissò i piedi.
«Papà ha lasciato mamma...» confessò con un filo di voce.
«Credo sia stata colpa mia. Se se il mio cuore era una macchina più grande, migliore, gli avrei fatti salire entrambi a bordo.
Non si sarebbero persi per strada, non avrebbero intrapreso direzioni opposte.
Sarebbero rimasti vicini, sempre, dentro la mia macchina, dentro al mio cuore»
Adesso aveva lo sguardo perso, nei ricordi, nel passato, e le lacrime iniziarono a solcargli il viso.
«Non è colpa tua, il tuo cuore è perfetto»
La consolai, asciugandogli le lacrime con il pollice, senza accorgermene.
«La vita è fatta di tante strade e di tante macchine.
Ci sono macchine grandi, piccole.
Macchine che lasciano salire chiunque e altre che non fanno salire nessuno.
E così sono le strade;
Strade strette, larghe, tortuose, inghiaiate, nuove.
Tutti abbiamo un'ampia scelta, e perciò a volte si sbaglia.
A volte devi cambiare strada.
Altre volte devi far scendere alcuni passeggeri.»
Le dissi, guardando il cielo azzurro.
Senza accorgermene la cinsi in un abbraccio.
Lei stava in silenzio, in ascolto.
«Altre volte ancora, succede che due macchine di innamorano. E scelgono di staccarsi i pezzi migliori, come un bel cerchione o uno specchietto... Gli uniscono e fanno delle macchine nuove, diverse da tutti.
Sono la loro unione.»
La bambina mi guardò «Io sono l'unione dei miei genitori».
Le feci un cenno con la testa, per confermare la sua risposta.
«Le macchine saranno sempre legate e ameranno sempre le loro unioni, perché possiedono le loro parti migliori.»
La bambina guardò l'orizzonte, era pensierosa.
«Anche se mamma e papà si sono lasciati, loro continuano a fare di tutto per me.
Li vedo, fanno più fatica, ma non rinunciano mai per farmi sorridere.
Papà ha distrutto vari appuntamenti per portarmi a mangiare un gelato.
Mamma mi ha comprato un gattino, anche se è molto indaffarata e fa fatica a badarlo.
Loro... Loro lottano sempre per un mio sorriso. »
Ora le lacrime avevano smesso di bagnargli il volto.
«Ci sono macchine speciali, come te.» le dissi, guardandola.
«Queste macchine si trasformano in carburante.
Il tuo sorriso è il loro carburante, per continuare a far andare le loro macchine. »
La bambina sorrise, finalmente un sorriso vero.
«Senza di te, il loro motore si spegnerebbe».
Mi abbracciò forte e mi promise che, appena arrivata a casa, avrebbe subito dato il carburante alle sue macchine.
Io le sorrisi.
E, per la prima volta, capii quanto può valere un sorriso.
Mentre mi perdevo nei colori del cielo vidi in lontananza la sagoma della mia ragazza avanzare verso di me e in quel momento il respiro mi manco' per qualche decina di secondo.
Affianco a lei c'era qualcuno che non riuscii ad identificare...ma sinceramente non me ne importava affatto.
Marta era semplicemente bellissima, e più si avvicinava, più la mia mente si annebbiava e si confondeva.
Aveva degli occhi contornati di nero, il rossetto rosso fuoco che le accentuava quelle labbra morbide e carnose e indossava un semplice abitino nero in pizzo che le arrivava parecchio sopra il ginocchio, un po' troppo scollato e corto per i miei gusti, cioè da non fraintendermi...Mi faceva impazzire vederla così, guardare le forme del suo corpo scolpito...ma odiavo il fatto che qualcun altro la potesse vedere così.
Si insomma, questo genere di vestiario per lei è bandito in queste occasioni, li può mettere solo per me.
Ormai era tanto vicino, così feci in tempo a focalizzare l'immagine di Camilla prima di ritrovarmela davanti.
Corsi in contro alla mia ragazza e la salutai, ma lei si limitò a continuare a camminare, in direzione di una festa che si ergeva a pochi isolati da lì.
-"Amore ti prego fermati, guardami come sono ridotto.
Ho pianto per te, ho pianto molto...
Mi sono odiato a tal punto da farmi del male da solo.
Scusami amore ti prego..."
Lei si giro' con uno sguardo d'indifferenza, il più brutto che speravo di non incrociare.
Non fiato', si limitò a guardarmi e a scrutarmi al meglio.
-"Ho sbagliato ma ti prego dammi un'altra possibilità..."
Allargò le pupille con un gesto semplice e innocuo...
-"mi hai deluso...mi hai deluso ancora"
Parole taglienti che mi perforarono l'anima.
-"Per Favore... Ti amo".
Le dissi cercando le sue mani distaccate dalle mie.
Lei alzò la mano e fece un cenno nell'aria:
-"vedremo...vieni alla festa tra mezz'ora e dimostrami che mi sono innamorata di una persona che mi ama e non mi tradisce, dato che li' ci saranno tantissime ragazze"
Mi guardò con aria di sfida ed io annuii, fiero ed orgoglioso di me.
Gli andai in contro e gli sfiorai leggermente le labbra...
Dio, come mi mancavano.
Si girò e se ne andò, guardandomi con la coda dell'occhio e facendo un sorriso lieve che solo io notai...
Non avrei mai potuto odiare quella ragazza...la amavo troppo.
Mi sentivo il ragazzo più felice del mondo.

SEI LA MIA DISTRUZIONEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora