IL CORAGGIO DI AVERLA LASCIATA ANDARE

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Pov's Tommaso

Era partita, andata via volando su quel treno spaventoso.
Le avevo promesso che me ne sarei andato subito, per non guardarla partire e per ricordarmi sempre quegli occhi felici che brillavano al posto dello sguardo triste e pieno di rimpianto che spesso mi appariva nella mente...
E invece sono restato li', incantato o forse spaventato dal suo sguardo di preoccupazione nei miei confronti...
Non so perché sono restato... Forse speravo che scendesse da quel treno all'ultimo minuto per restare qui con me...
Ma non l'ha fatto, lei è molto determinata e coraggiosa...
Sapevo che dentro di lei c'era un'uragano di emozioni, eppure lei è salita su quel treno senza una lacrima che gli ingombrava il viso e con le mani che non tremavano...si è seduta e mi ha guardato dal finestrino...
Non so come ha fatto a ghiacciare tutti i sentimenti, ad ignorare ogni impulso del cuore, a fermare quel temporale...
Ma io ora mi chiedo la gente dove lo trova il coraggio di partire? Dove lo trova il coraggio di dire addio? Di lasciare persone,di abbandonare sogni e desideri?
Come fanno a prendere treni? Come fanno a guardare dritto, a non girarsi verso il proprio amore che dal finestrino muove la mano in segno di addio?
Come fanno a restare calmi, a non scoppiare a piangere mentre la città scorre veloce,mentre gli alberi diventano chiazze verdi?
Come fanno,mi chiedo...
Io ero distrutto, nel vero senso della parola, tanto che le parole faticavano ad uscire...
Ma non ho pianto, quello no...
Avevo la voce rotta, il cuore spezzato, le lacrime negli occhi, le mani che non stavano ferme e i piedi che desideravano stare impiantati a terra...
Ma non ho pianto...
Almeno davanti a lei non l' ho fatto, ma quando stavo per imboccare la via per casa mi sono fermato vicino allo scoglio e mi sono seduto con la testa fra le mani...ed ho pianto...molto.
Non ho mai pianto così tanto in vita mia.. Ho ricordato tutte le volte che siamo stati lì, nella nostra stradina. Ho sperato che arrivasse e mi abbracciasse e che ora eravamo di nuovo un "noi"...
E mi è venuto in mente quella sua confessione piena di disperazione:
"Ho bisogno di qualcuno che mi tenga testa, che sappia affrontare una discussione in modo maturo, che abbia voglia di conoscere ciò che mi porto dentro e che lo capisca. Ho bisogno di qualcuno che si interessi alle mie paure, che se ne prenda cura, che non mi costringa a fare ciò che non voglio solo per un profitto personale. Ho bisogno di una persona con cui urlare come una pazza, con cui piangere fino a crollare e poi ridere come se non avessi mai pianto. Ho bisogno di una persona dolce e gelosa, ma che sappia rispettare i miei spazi, che capisca i miei bisogni. Ho bisogno di una persona che ami la pioggia quanto me, che preferisca mangiare una pizza sul divano piuttosto che andare ad ubriacarsi in discoteca. Ho bisogno di una persona in grado di capire i problemi e affrontarli, non che metta il muso se le cose non possono andare come si vuole, come si spera. Ho bisogno di una persona con cui sentirmi al sicuro, con cui poter parlare di ogni cosa, che mi resti accanto sempre. Ho bisogno di una persona con cui viaggiare il mondo, con cui andare al mare e poi fare l' amore sulla spiaggia. Ho bisogno di una persona con cui stare serena, e non in una lotta continua. Ho bisogno di una persona che mi scelga fra la gente, che mi voglia così come sono, che sia presente nella mia quotidianità. Ho bisogno di una persona a cui affidare le mie insicurezze, che non mi faccia più crollare. Ho bisogno di qualcuno con cui poter essere me stessa e basta, e non dovermi inventare una nuova me per piacere.
Ho bisogno della mia persona, di amore, di amare."
Aveva chiuso con una lacrima incastrata tra le ciglia, me lo ricordo ancora.
Ed io avrei voluto rispondergli che io ero quello che cercava, che lei aveva bisogno di me, che io gli avrei dato tutto quello di cui aveva bisogno...
Eppure sono rimasto in silenzio per un po' e alla fine ho detto la solita frase alla cazzo: arriverà.
E lei mi ha sorriso...ed io ora piangevo...
L'ho aspettata per ore seduto sullo scoglio,
voltandomi ad ogni respiro sussurrando il suo nome.
E l'ho aspettata, senza aspettative.
Non avendo nulla da dire e nemmeno da rimproverare...
E l'ho aspettato senza saper cosa aspettare,
un abbraccio forse come cura di ogni male.
Come carezza a dimenticare il sole.
Per regalarle un po' del mio mare magari...
Però non è venuta,
in un pensiero è inciampata per ore,
nel chiederle cosa fosse giusto fare.
Poi mi sono alzato in piedi e l'ho cercata in lontananza, nel vuoto di occhi che non ho mai conosciuto.
Speravo tanto che un treno di arrivo giungesse proprio alla stazione e che lei sarebbe scesa proprio da lì...ma non è scesa...e a me non mi sorrideva il cuore.
E forse anche lei cercava il mio sguardo,
tra la gente che invece era lì per lei...
E ho pianto, non mi vergogno ad ammetterlo, pur sentendomi ridicolo in mezzo ai bambini che giocavano ai pirati...
Facendomi spavento.
Per quanto fragile possa essere la forza di un pensiero che  lega due anime stanche,
che non vogliono più guardar da sole il Cielo.
Perché anche dopo quel bacio dell'altra sera abbiamo continuato a fingere che non sia mai successo niente...
E invece era successo, perché al mio cuore non posso mentire...
Dio quanto l'ho amata in silenzio, sapendo che lei pendeva dalle labbra di un Lui che non la meritava...
Presi il telefono tra le mani e le scrissi:
" Sono qui sullo scoglio, sento i gabbiani che fanno chiasso, i bambini che giocano, e la tua mancanza si fa sentire da morire...
Ti verrò a trovare a Gatteo piccola".
Sloccai il telefono e me ne andai a casa, con le mani in tasca e gli occhi al cielo...
Forse aveva ragione Marta a dire che ormai la gente guarda il cielo soltanto quando è triste...
Aveva sempre ragione...
E l'amavo, anche se mi distruggeva: era la mia migliore amica, niente di più...
La mia distruzione in un giorno di sole.

SEI LA MIA DISTRUZIONEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora