Capitolo 2

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Iniziarono a lottare.
Molti lanciavano bottiglie, bicchieri e piatti contro il falso Herobrine.
Notch era in netto vantaggio.
Il ragazzo cercava di schivare i colpi dell'uomo, ma le persone continuavano a tirargli oggetti chiamandolo "mostro" e insultandolo. In più, i colpi subiti slealmente lo stavano rallentando nei riflessi.
Ad un certo punto, i ragazzi più muscolosi entrarono in ballo, bloccandolo per braccia e gambe, così che Notch lo potesse colpire per bene.
Herobrine osservava la rissa disgustato e amareggiato.
No... non poteva permetterlo.
Si tolse il camuffamento e si gettó nella mischia, sperando che l'impostore fosse ancora in vita.
Nessuno lo faceva passare, la rabbia gli metteva a soqquadro i pensieri. Doveva farlo: scaglió un fulmine che bloccó tutti, sperando in un angolino della sua mente di non aver ammazzato nessuno.
Ebbe l'attenzione di tutti... anche quella di suo fratello, confuso.
- VAI VIA! CH CI FAI ANCORA QU- - la mano di Notch gli bloccava la gola, non facendolo respirare.
- Chi è il mio vero fratello? - domandò minaccioso lui.
- Lascialo. Lui è solo un impostore. Sono IO quello che stai cercando... Notch. - affermò con freddezza Herobrine.
Il fratello lasciò il ragazzo che cadde per terra, ritornando nella sua vera forma: una ragazza dalla pelle scura, coperta di lividi e tagli, dai capelli neri spettinati e dagli occhi viola che imploravano Herobrine di scappare via.
Il ragazzo sgranò gli occhi: com'era possibile?! Fece per andare da lei, ma Notch lo colpì alla spalla con la spada.
- Bene... Essere orribile. Devi essere cancellato dal mondo. Per sempre. Sei una minaccia per tutti loro. - allungò un palmo verso la platea di giovani e adulti, guardando poi con odio Herobrine.
- Ti sbagli, Notch. Io cerco di vivere la vita al meglio. Non mi interessa più continuare questa stupida guerra contro di te. - e poi si voltò verso gli altri, reggendosi la spalla ferita.
- Non sono ciò che credete.
Sono cambiato per davvero e non ho bisogno di provarlo. - si rivolse poi nuovamente al fratello, avvicinandosi a lui e puntandogli un dito contro il petto.
-  E se anche fossi malvagio, chi ti permette di giudicarmi? Tu sei l'ultima persona che possa farlo.
Con permesso, me ne vado e tanti saluti -.
Tutti si stupirono dalle parole di colui che odiavano e temevano.
Herobrine si chinó per prendere a mo' di sposa Jane. Giró i tacchi e andó verso l'uscita.
Ma una spada lo trafisse da lato a lato. Si accasció al suolo.
Tossí sangue.
Jane ruzzoló per terra, ormai inconsce.
- F-fratello... infame... - il giovane aveva gli occhi sbarrati.
Notch gli calciò la testa e lui perse i sensi.

Dopo molto tempo, Herobrine aprì gli occhi. La testa gli faceva male così come il torso.
- M-ma dove sono...? - si chiese.
Si guardò attorno: la stanza era buia e fredda, del muschio stava in mezzo alle pietre che formavano i quattro muri che lo circondavano.
Più volte dei brividi percossero il corpo incatenato del ragazzo. Cercò di riscaldarsi, coprendosi le spalle, ma le catene gli impedivano ogni movimento.
Un lampo di genio gli attraversò la mente: i ricordi. Ricordò di Jane, del falso sé e di Notch che lo metteva al tappeto.
Si sentiva il viso andare in fiamme e il cuore ruggire di odio e collera. I suoi occhi sembravano brillare di più.
Con un sorrisetto beffardo, strattonó le catene a tal punto da farle cadere dal muro.
- Così deboli? Tsk! - fiero, si sistemó i vestiti e si staccò le catene dai polsi.
Che bella l'adrenalina, non gli faceva provare più alcun dolore.
Con un paio di calci netti, sfondò la porta della sua piccola prigione. Scrutò il corridoio lungo e tetro: nessuno in vista.
" A noi due, Notch. " pensò.
Ormai, tutta la sua cattiveria si era risvegliata... non avrebbe risparmiato nessuno. Così tanto tempo aveva impiegato a reprimere la sua rabbia e il suo odio nei confronti del fratello, ma come un foglio ci impiega a bruciare in un incendio così la sua parte disumana aveva ripreso il suo posto.
Camminando lungo il corridoio, notava che più andava avanti e più il posto si illuminava. Dopo poco, arrivò dinanzi a un grosso portone di legno scuro.
Con un fulmine li bruciò, varcando la soglia a pugni stretti e con la sola intenzione di assassinare il fratello una volta e per tutte.
Davanti al ragazzo si mostrò un altro corridoio, ma molto più bello e curato.
Il tappeto era rosso, i quadri abbellivano i muri e tante porte di betulla si fiancheggiavano per il corridoio.
Una risata grassa risuona per l'edificio. Herobrine la riconobbe subito: era quella di suo fratello.
In un baleno, trovò la porta da cui proveniva la risata. La sfondò con un solo calcio, aspettandosi di ritrovare Notch. Ma il fratello infame non era solo.
Riversa sul pavimento, legata da catene strette che coloravano di viola polsi, braccia, gambe e caviglie c'era Jane. Il suo sguardo era fiammeggiante d'odio.
- Hey! Merda di un fratello! Ti va di giocare come ai bei vecchi tempi? - esclamò Herobrine sfidando con lo sguardo Notch. Neanche fece caso alle condizioni della ragazza.
- Ma come?!... -
E senza dir nulla, in uno scatto tirò un bel pugno in pieno viso al fratello maggiore.
La giovane non rimase neanche un secondo ferma che sparì in una nuvoletta viola e nera, come gli Enderman.
Notch afferrò ambe mani del fratello minore e gli diede una testata che non scalfì proprio l'avversario, mentre lui barcollava per la potenza.
Herobrine approfittò della debolezza di Notch per prenderlo da dietro e strangolarlo.
- Perché non vuoi più bene al tuo caro fratellino? Sbaglio o abbiamo creato insieme questo posto?
Non dovevamo comandarlo insieme, come aveva detto il nostro paparino? - domandò con finta tristezza al fratello.
La risposta di Notch fu un grido soffocato.
- Non ti sentooo! Dillo più forte! Oh, aspetta... c'è qualcosa che non va? Non riesci a respirare? - il ragazzo dagli occhi bianchi scoppiò in una risata pazza da far venire i brividi.
In due secondi, il corpo del suo nemico smise di dimenarsi.
Lo gettò per terra, pulendosi le mani e sistandosi i capelli.
Tirò una buona boccata d'aria, calandosi poco a poco.
- Già stanco? Oh bhe... ci divertiremo una prossima volta... SE ci sarà! -.

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