Capitolo 3

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Heribrine uscì dalla stanza con andatura orgogliosa.
Da quanto tempo non si sentiva così...
" Mi sento BENISSIMO, ora... " si guardò attorno, ricordandosi finalmente di Jane.
" Uhm... chissà dov'è quella... "
Neanche il tempo di fare un passo che la ragazza gli apparve a due centimetri di distanza.
I suoi occhi viola esprimevano pura tristezza e sconforto. Le sue labbra erano inarcate in un broncio.
-Eccoti! ... Perché quella faccia? - domandò lui, quasi irritato dal volto della corvina.
- ... Eri cambiato... Ma ora è tornata... È tornata quella tua... rabbia... - mormorò delusa, arretrando di alcuni passi e prendendo su una spalla la coda di cavallo, accarezzandola.
- Cambiato? -
- Sì... eri cambiato. Eri diventata una persona migliore. - continuò lei, fredda.
Herobrine era immobile e con un'espressione indecifrabile.
- I-io ti ho salvata! Perché ora fai così?! - sentì un moto di rancore dentro il cuore.
Jane rimase in silenzio.
- Non fare la muta e parla! Tsk... stupidi umani.
Sempre va a finire così, OGNI FOTTUTA VOLTA. Ora basta! - il ragazzo la spinse fortemente, facendola cadere a terra.
- Ne ho abbastanza di voi! Questo è il MIO mondo e IO comando!
Come osate darmi del mostro se poi IO vi ho creati! Eh?! - si avvicinò minacciosamente a lei, con un piede a schiacciarle il petto, pronto a polverizzarla con un fulmine.
- Perché hanno paura. Loro hanno paura di te. -.
Puntò i suoi occhi in quelli di Herobrine, aggrottando la fronte e mostrando per un secondo una serie di denti neri e appuntiti come lame.
- Loro... ? - tolse il piede dalla ragazza.
- Sì, loro. - gli rispose.
Herobrine stette zitto, interdetto.
- Non ti sei neanche accorto che mi sono teletrasportata da te. Né ti sei ricordato che ieri mi sono mutata in te.
Come puoi vedere, non sono chiaramente un'umana. - si tirò su da terra con qualche gemito, mettendosi in piedi davanti a Herobrine.
La ragazza fece un piccolo inchino.
- Io sono Jane Ender, ambasciatrice del popolo degli Enderman... non che loro principessa. - si presentò formalmente.
- Principessa? -.
- Sì, Herobrine. Principessa e ambasciatrice degli Enderman, al tuo servizio. -.
Il ragazzo ne rimase spiazzato.
- Ero qui in zona da qualche tempo, nell' intento di trovarti. E ci sono riuscita. -
- E... perché? - era piuttosto curioso.
- Ci servi immensamente nel nostro regno. Sapevamo che tu fossi diventato buono e che ci potessi aiutare... ma a quanto pare non è così. - fece qualche passo indietro, allontanandosi da lui.
- I-io vi posso aiutare! Sono buono, ora! - ma poi ripensò a come l'aveva tratta qualche minuto prima. Sospirò.
- Perdona il mio comportamento, principessa. Non ero io e me ne vergogno. - abbassò il capo per ribadire il concetto.
Jane rimase in silenzio, valutando la situazione.
- ... ci aiuterai? -
- Certamente! - esclamò speranzoso.
L'ambasciatrice degli Enderman gli porse la mano.
- Tu, Herobrine, creatore di questo mondo, prometti di aiutare il regno degli Enderman? -
- Lo prometto solennemente. - le strinse la mano.
Le brillarono per un'istante gli occhi.
- E sia... ora però dobbiamo andar via.
Ci vorrà una settimana di cammino per arrivare al regno. -
- Ma non sai teletrasportarti lì? -
- Sì, ma essendo un ibride, e quindi meno forte d'un Enderman, non posso teletrasportarmi per grandi distanze. -
- Okay... ma forse è meglio riposarci un po', non credi? Vieni a star da me e poi domani partiamo. -
L'altra annuì felice.
Herobrine sorrise soddisfatto.

I due uscirono dal palazzo di Notch, allontanandosi il più possibile: era piccolo e sperduto, nel bel mezzo di una pianura. C'erano pecore, mucche e maiali un po' ovunque.
Il Sole era alto nel cielo.
- Aspetta, faccio un portale per il Nether... Ma prima - Herobrine prese dall'inventario una pala.
- Meglio scavarci una piccola grotta, così non darà nell'occhio. - spiegò lui.
- Va bene...
Mi spiace non poterci teletrasportare, avremmo fatto molto prima. - Jane si era spostata per lasciar scavare al ragazzo che andava spedito.
- Non preoccuparti: almeno così il viaggio sarà più entusiasmante, non credi? - nel mentre arrivò alla roccia; prese il piccone in diamante e si mise e colpire la pietra grigia.
- Vero, vero... - la ragazza abbozzò un sorriso.
Nel giro di dieci minuti, Herobrine aveva scavato una grotta e costruito il portale del Nether.
Jane si teletrasportó accanto a lui.
- Prima le signore, principessa. - la invitò lui.
La giovane entrò nel portale, seguita a ruota poi dal ragazzo.
Appena giunti dall'altro lato, Herobrine distrusse il nuovo portale in ossidiana che aveva creato, disattivandolo completamente.
Il castello rosso era a un centinaio di metri di distanza e lo si poteva ammirare in tutta la sua grandezza e bellezza.
- Dai, andiamo. - la incitò il ragazzo, avviandosi verso la sua "modesta" dimora.

Quando arrivarono al castello, Herobrine si mise subito all'opera prendendo tutto il necessario per il viaggio: acqua, cibo, vestiti, soldi e medikit.
- Come mai prepari degli zaini da viaggio? Tu poi materializzare ogni cosa. - domandò Jane, vedendo l'altro tutto indaffarato.
- So che Notch non è morto e che di sicuro adesso sarà sulle nostre tracce: purtroppo, a quanto pare può intercettarmi quando utilizzo uno dei miei poteri... E quindi, per non metterci a rischio, è meglio che io non li utilizzi affatto. E forse sarebbe meglio anche per te, non si sa mai. - le spiegò chiaramente.
- Capito. - era rimasta colpita dal pensiero calcolatore di Herobrine: le leggende lo avevano sempre dipinto come un malvagio tiranno senza testa né cuore, o come soltanto un lontano dio che pensa solo a sé.
E invece eccolo lì, che si preoccupava per la loro sicurezza e che parlava e pensava come un umano qualsiasi.
Dopo una cena sostanziosa passata a parlare del viaggio che Jane aveva intrapreso per trovare Herobrine, il ragazzo accompagnó l'ospite alla camera da letto, affianco alla sua.
- Grazie, Herobrine. Sei stato molto gentile ad ospitarmi. - chinò la testa lievemente, giungendo le mani lungo il baricentro.
- E scusami per l'ultima volta... sono stata piuttosto... sgarbata, ecco. - tenne lo sguardo basso per paura di un rimprovero.
Il giovane scosse la testa.
- È un piacere averti qui.
E... Per l'ultima volta, non preoccuparti. Me lo meritavo. - mise la mano dietro la nuca, leggermente imbarazzato.
Jane sorrise.
- Allora buonanotte... Creatore. - entrò in camera, chiudendo la porta.
" Creatore? " si domandò lui, andando in camera sua.
Dopo essersi messo a letto, chiuse gli occhi. Sospirò, felice e in pace con se stesso.
- Vediamo come andrà domani. - e con questo, si addormentò.

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