Prologo

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Ho imparato a mie spese che la vita è imprevedibile .È maestra in questo .
Ci lancia su di un tappeto verde come dei dadi e se ci va bene terminiamo la partita arrivando all'ultima casella . Ma si tratta solo ed esclusivamente di fortuna ,di trovarsi al posto giusto al momento giusto ,si tratta di un gioco di creazione e distruzione ,un gioco in cui la speranza è l'ultima a morire,un gioco in cui mettiamo spesso in ballo le nostre emozioni , le nostre gioie ,i nostri sogni ,le nostre paure o frustrazioni .Veniamo travolti da una serie di eventi positivi intrecciati a momenti di pura negatività ,durante i quali il mondo ti cade addosso lasciandoti ferite indelebili come tatuaggi ,pronti a ricordarti tutta la sofferenza .
C'è una piccola e sottile linea di confine tra la pura felicità e la tristezza ,la frustrazione, la delusione ed il dolore. Un attimo prima la vita ti sorride e subito dopo qualcosa di brutto ti butta giù ,ti fa cadere in basso .Così inizi a prendere colpi ,il dado non ti dà più numeri alti,non avanzi di caselle e rimani bloccato indietro a guardare gli altri che ti superano mentre sei lì ad aspettare che la fortuna ti aiuti.Per questo ho sempre cercato di programmare ogni momento ,ogni attimo della mia vita tanto da non amare le sorprese ,i fuori programma , i piani che rovinano altri piani ...Invece tutto era sconvolto ,tutto era rientrato in un disordine infinito e senza programma. Il risultato eccolo lì, la mia unica ragione di vita.Un ometto di un metro scarso ,riccioluto, che mi viene incontro con le sue braccia aperte ...Mi stringe forte ,mi guarda ,ed io mi perdo nei suoi occhi verdi ,profondi come il mare.Mi manca il terreno sotto i piedi quando sorride mostrandomi le sue fossette ,due piccoli solchi ,due teneri incavi impressi sulle sue guance ,come due baci lasciati da un angelo .
Ma non è da qui che comincia la mia storia ,bisogna che faccia qualche passo indietro ,a qualche anno fa.
Sono laureata in lettere moderne all'università di Napoli , una delle città più belle d'Italia ,secondo mia madre . Fino a diciotto anni avevamo vissuto a Londra ,il sogno di tutti. Era lì che i miei genitori si erano incontrati .Il desiderio di mia madre era quello di ritornare in Italia ,si sa che le origini non vanno dimenticate ed é anche vero che le madri quando prendono una decisione non la cambiano facilmente ,infatti fui costretta ma gli ordini erano quelli, e io amavo troppo la mia famiglia per non obbedire . Essere bilingue mi è sempre stato di grande aiuto .Per mantenermi agli studi impartivo lezioni private d'inglese di pomeriggio ,mentre la mattina mi dedicava all'università .Odiavo l'idea di non essere autosufficiente ,o anche di dover penalizzare la mia famiglia economicamente ,quindi preferivo lavorare e sudarmi la giornata. Adesso sono davvero orgogliosa di quello che sono stata a quell'età e sono felice di aver trovato la mia ispirazione :l'insegnamento .
Era come se lasciare qualcosa di proprio agli altri mi gratificasse ,mi facesse sentire piena e soddisfatta.
Però poi una volta laureata è stato difficile trovare lavoro come insegnante di cattedra.Ho passato anni molto duri ,dove mi sono dovuta accontentare di scuole private con stipendi da fame ,supplenze in luoghi sconosciuti da Dio...Ma alla fine ci sono riuscita .

18-[h.s]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora