Ehm...okay sono consapevole che sono passati tre lunghi mesi dall'ultima volta che ho postato un capitolo ma non ho avuto proprio tempo né ispirazione per continuare la storia, mi dispiace tanto se vi ho fatto aspettare!
In ogni caso spero che continuiate a leggere la mia storia e spero vi continui a piacere :)Fatemi sapere cosa ne pensate, grazie mille in anticipo anche solo per leggere :3
-Anna
«Perché le cose interessanti succedono sempre quando io non ci sono?» protesto Isabel quella mattina a scuola, il lunedì dopo la festa.
«Che c'entra, tu avevi un appuntamento. Com'è andato a proposito?» le chiesi, lei sorrise arrossendo appena.
«Jason è stato molto carino e cosa più importante, mi ha offerto da mangiare» disse forzando il suo armadietto per aprirlo, io risi «abbiamo fatto un giro al parco e uno sulla ruota panoramica, poi mi ha riaccompagnato a casa. Ci vediamo anche venerdì» comunicò entusiasta.
«Quella ruota è di una lentezza snervante» riflettei. Ma forse dipendeva maggiormente dal fatto che ci fossi andata con Harry e che tra di noi le cose finivano sempre per diventare strane o imbarazzanti, specie quando mi faceva i complimenti buttati lì quasi per caso o gesti decisamente inconsulti.
Isabel fece un sorrisetto «e quindi, tu ed Harry...» cominciò, io alzai gli occhi al cielo inserendo la combinazione dell'armadietto.
«Non cominciare, io ed Harry siamo soltanto amici. E nemmeno tanto spesso, visto che quando siamo a scuola non mi rivolge nemmeno la parola» feci presente aprendo l'anta di alluminio per ripescare il libro di biologia, che avevo alle prime due ore.
Isabel fece per ribattere ma le parole le morirono in gola fissando con una strana espressione la scena che si stava probabilmente svolgendo alle mie spalle, così mi voltai per vedere Nina entrare dalla porta principale insieme a Niall chiacchierando allegramente.
Si avviarono entrambi nella nostra direzione e solo quando furono abbastanza vicini riuscii a scorgere Harry alle loro spalle «ciao Jess, come va?» mi chiese cordiale, per un momento credetti di essermelo immaginato.
Come non detto.
«Oh...ehm, sto bene.» ribattei cercando di capire quale versione di Harry avevo di fronte oggi «e tu?» aggiunsi dopo un attimo d'esitazione, lui si limitò ad un cenno d'assenso.
«Ciao Jess, Isabel giusto?» disse Niall presentandosi alla mia amica che gli strinse la mano «mi piacerebbe rimanere qui a parlare con voi» aggiunse rivolgendo uno sguardo a Nina, solo a Nina «ma dobbiamo proprio scappare, il sedici ottobre abbiamo un'altra partita e il coach vuole parlarci prima delle lezioni» disse scocciato «ci vediamo dopo» aggiunse facendo l'occhiolino alla mora al mio fianco e si avviò per il corridoio fermandosi a metà strada per aspettare Harry.
Lui sbuffò «allora...mmh insomma» si guardò le scarpe unendo i piedi, poi rialzò lo sguardo per potermi guardare «a più tardi Jess» disse alla fine, facendo un movimento strano con la mano come se volesse accarezzarmi una guancia ma poi ci avesse ripensato, così decise di passarsela fra i capelli e filò via ciondolando dietro Niall, corrugai la fronte fissando le sue ampie spalle.
Isabel tossì appena «qualcuno vuole spiegarmi cosa sta succedendo?» ribatté catturando l'attenzione di entrambe, che probabilmente eravamo rimaste imbambolate alla stessa maniera mentre guardavamo i due ragazzi andare via.
Nina diede un urletto saltellando sul posto e battendo le mani come una scolaretta eccitata, che tutto sommato era quello che era «voglio dire, cioè...avete visto?!» sbottò entusiasta con un tono di voce decisamente troppo alto per passare inosservata.
«Sshh, contieniti!» l'ammonii infatti.
«Non so cosa diavolo sia successo Is, ma lui mi calcola. Cioè insomma, contando quante volte ci guardiamo al giorno, avrei dovuto prevederlo! Ma non ci avrei giurato e invece...la maga aveva ragione, lo sapevo!» continuò eccitata ignorando completamente me o chiunque le stesse intorno, probabilmente conoscendola avrebbe volentieri urlato la cosa ai quattro venti.
«La maga?» chiese Isabel confusa.
Io alzai gli occhi al cielo mentre Nina prese a raccontarle le previsioni che quella donna le aveva fatto, come se il futuro dell'esistenza di un uomo potesse essere racchiuso in un mazzo di carte plastificato o come se dipendesse da soltanto tre di queste.
Raccolsi una penna sul fondo del mio armadietto smettendo di ascoltarle e guardai la foto di mia madre che abbracciava me e mio fratello da bambini appiccicata sull'alta, dovevo chiamare James. L'ultima volta che avevo avuto sue notizie era stato forse un mese prima e anche se entrambi avevamo da studiare e la nostra vita alla quale pensare, mi mancava fare parte della sua quotidianità, mi mancava la sua voce e ogni tanto, anche la sua assurda convinzione di dovermi proteggere da qualsiasi cosa.
«Jess, mi stavo chiedendo una cosa» mi richiamò Nina all'improvviso facendosi più seria «perché il professor Castro ha scelto soltanto voi sei tra tutti quelli del suo corso?» questa si che è una bella domanda.
Scrollai le spalle «suppongo che ci ritenga i più strani o problematici forse, non lo so» ipotizzai con una mezza risatina.
«Mmh, e perché la più problematica del gruppo sembra voler venire verso di noi?» aggiunse storcendo la bocca in una smorfia, mi voltai nella direzione che stava indicando.
«Ti assicuro che Lissa non è quella che sta peggio, fidati» commentai pensando a Fred, comunque la osservai confusa e sorpresa mentre si divideva dal gruppetto delle sue amiche e si faceva spazio tra la folla per raggiungermi.
«Ciao Jess» disse imbarazzata, alzai le sopracciglia. Cosa prendeva a tutti quel giorno? Improvvisamente avevano sviluppato la facoltà di notarmi per i corridoi o la voglia di parlarmi?
«Ciao Lissa, va tutto bene?» le chiesi, non sapevo se essere più divertita da quell'improvvisata o più basita, di sicuro non era una di quelle cose che ti capitano tutti i giorni.
«Ci vediamo a pranzo» s'intromise Nina chiudendo il suo armadietto con uno scatto secco per poi allontanandosi con Isabel, ignorando completamente Lissa. Supposi che dipendesse dal fatto che la ragazza in questione avesse avuto una mezza storia con Niall l'anno prima, e che tutto sommato sembravano essere ancora amici.
Lei seguì le mie amiche con lo sguardo e poi tornò a prestarmi attenzione «Abbastanza, e tu come stai?» si appoggiò alla parete rivestita di armadietti giocando con una ciocca dei suoi capelli scuri e mi resi conto che il suo era un gesto involontario e che lo compisse maggiormente quando era nervosa, non c'entrava niente con il voler ostentare sensualità.
Annuii «sto bene, credo» aggiunsi corrucciando appena la fronte, lei ridacchiò ma tornò seria un attimo dopo.
«Volevo chiederti scusa, per sabato. Non sapevo che tua madre...insomma, mi dispiace» se il suo saluto mi aveva scioccato, le sue scuse non erano nulla a confronto. Non avrei mai creduto che Lissa Hale potesse dispiacersi per me, al massimo provare compassione per lo sgorbio che ero in confronto a lei.
«N-non importa» balbettai, lei sorrise incurvando le labbra appiccicose e le divise un paio di volte come se stesse tentando di combattere con una forza invisibile che le impediva di parlare.
«Ti va di passare da me, questo pomeriggio?» propose alla fine, come se fossimo sempre state amiche.
Ebbi l'istinto involontario di afferrarmi il mento con una mano come se la mia mascella potesse davvero atterrare sul pavimento del corridoio da un momento all'altro, probabilmente non era vero quello che stavo vivendo, era un sogno incubo.
«Da te? A casa tua intendi?» biascicai sbalordita, lei annuì.
«Beh, Castro ha detto che dobbiamo socializzare e io voglio farmi perdonare per essere stata così indelicata e quindi ho colto l'occasione. Allora?» mi chiese, sembrava addirittura speranzosa.
La campanella suonò procurando una smorfia sul viso di entrambe e la prima risposta a cui pensai fu ovviamente "no, nemmeno per sogno!" ma attesi che il suono assordante di quell'arnese scemasse prima di darle una risposta.

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PROJECT || H.S.
FanfictionCosa succederebbe se sei persone completamente diverse tra di loro si ritrovassero faccia a faccia, a doversi confrontare, a doversi immedesimare nei panni dell'altro quando è già difficile essere se stessi? Incastrati in un esperimento sociale qua...