Capitolo 13.

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Auror con deformazione professionale che cercano di farti il terzo grado...

Gli Auror soffrono di una grave forma di deformazione professionale: non sono in grado di fare delle semplici, banali, noiose domande senza puntarti una bacchetta alla gola, minacciarti di farti ingoiare del Veritaserum se non dici la verità o informarti che mentire alle autorità è un reato punibile per legge. A volte prendono addirittura appunti su quello che dici, come se si trovassero in un vero tribunale. Ma, ripensandoci, quello lo fa solo mamma. E mamma prenderebbe appunti suqualsiasi cosa: dev'essere la deformazione professionale del secchione. Ma io non stavo parlando di secchioni e, per dirla tutta, nemmeno di mia madre.
A meno che non pensiate che mia madre sia incredibilmente snob e se ne vada in giro con una brillante chioma da Barbie in testa. In tal caso sì, è esattamente di lei che sto parlando.
... perché quando il tuo patrigno comincia a farti domande sulla tua vita sentimentale non è mai un buon segno...


***

La mattina dopo, alle sei e tre quarti, stavo tartassando Albus di sms, fregandomene altamente del fatto che a quell'ora tutti i comuni mortali stavano ancora dormendo. Gli studenti in vacanza in particolare.
Rose– Miseriaccia, Sev, sei il suo migliore amico! DEVE averti detto qualcosa.
Sev– Se anche fosse non vedo perché dovrebbe interessarti. u.u

Ogni tanto sentivo di odiare profondamente mio cugino: si divertiva tanto a farsi gli affari miei e di Scorpius e a spettegolare in giro, ma quando avevo bisogno di scucirgli un'informazione importante mi toccava sempre strisciargli ai piedi per ottenerla.
Rose– Non posso rischiare di imparentarmi con quell'essere.
Soprattutto, non potevo rischiare che Dominique si imparentasse con lui. Non che Domi fosse un tipo da storie serie, ma è sempre meglio preoccuparsi troppo, piuttosto che troppo poco.
Sev – Rose, siete già imparentati. I vostri genitori stanno per sposarsi.
Rose– Stanno per, Sev, stanno per. Tu sottovaluti me e il mio adorabile fratellino... ma stavamo parlando di Domi e Malfoy junior. Avanti, sputa il rospo: so che sai qualcosa.

Albus sapeva sempre anche troppo, soprattutto quando si trattava degli affari altrui.
Sev– Oh, si, in effetti parla spesso di una certa Weasley... Secondo me si è preso una bella cotta...
"Ecco, lo sapevo." Soltanto che mi sentii così dannatamente male che non riuscii nemmeno ad essere soddisfatta per averci azzeccato. Sì, male era la parola giusta per descrivere come stavo: troppi sentimenti assieme per poterli definire con un'unica parola, troppi pensieri che mi vorticavano in testa, troppe emozioni che mi aggrovigliavano le budella. Decisamente, male come descrizione andava a meraviglia
"Gli piace Dominique." Lasciai cadere il cellulare sul divano, accanto alla mia gamba destra. "Certo che gli piace Dominique. Chi non sceglierebbe Dominique?" Era lei la cugina bionda, quella con gli occhi azzurri... quella bella. Io ero solo Rose, quella che al metro e sessanta ci arrivava solo in punta di piedi, quella che prendeva Troll nei compiti in classe, quella che in una seconda di reggiseno ci avrebbe tranquillamente potuto fare un regata. Era ovvio, dannatamente ovvio, che accanto a Domi non mi avrebbe mai nemmeno guardata...
"Sono un'idiota..." Un'idiota completa. Anche solo per averci pensato.
Sentii il cellulare vibrare, ma non lessi il messaggio di Al: mi limitai a schiacciare il tasto rosso con rabbia, finché lo schermo non divenne completamente nero. Allora gettai a terra il telefono, e sprofondai nel divano, sperando di venir inghiottita dai cuscini.
A quel punto dovevo essermi addormentata, perché l'attimo dopo erano le sette e mezza, e mamma mi stava scrollando una spalla. «Rose, cosa ci fai qua? »
Scossi la testa, e sprofondai il viso tra le braccia. La mano di mamma risalì dalla spalla fino alla nuca, scorrendo delicatamente tra i miei capelli. «Ti va di parlarne? » chiese, gentilmente.
«Non c'è niente di cui parlare. »grugnii.
Non mi avrebbero creduto nemmeno i gemelli Scamandro. E i gemelli Scamandro credevano a tutto, a partire dall'esistenza dei Ricciocorni Schiattosi per arrivare alla reincarnazione di Lord Voldemort nella Piovra Gigante.
Mamma mi spinse un po', per farsi spazio sul divano. Lasciai che mi carezzasse la schiena senza oppormi: non volevo litigare, non di nuovo, non dopo che avevamo finalmente fatto pace. E poi il calore della sua mano mi rassicurava, e allontanava un po' il freddo di quella tristezza che mi invadeva.
E poi, di colpo, senza aver pensato di farlo, mi ritrovai a parlare, a vomitare tutto quello che mi ero tenuta dentro, nascosto in un angolino del mio piccolo, stupido cuore, per troppo tempo. «Mi manca papà... »sussurrai «Non l'ho visto neanche una volta, dall'inizio dell'estate. E lui non mi ha scritto niente, neanche una stupida riga su una stupidissima pergamena... è come se non mi volesse più bene, come se non gli importasse più niente di me... »mi morsi le labbra «Se non gli scrivo io, non ci pensa neanche, a me. Si è praticamente dimenticato che esisto... »
E mentre parlavo, mentre dicevo tutte quelle cose che con Scorpius non c'entravano niente, mi resi conto che stavo dicendo la verità: se il mio unico problema fosse stato quel biondino idiota la mia vita sarebbe stata una passeggiata. Certo, una passeggiata su un sentiero sconnesso e pieno di pozzanghere, ma pur sempre una passeggiata.
«Ma non è solo questo. »aggiunsi, con la voce soffocata dai cuscini in cui nascondevo la faccia «Non è solo papà che non mi vuole bene: nessuno mi vuole bene. Draco mi odia, mi detesta, non mi vuole neanche vedere. E puoi fare finta di niente quanto vuoi, ma è vero. E poi Domi... lo sai come è fatta Domi. Mi vuole bene solo quando le gira... e poi quando ho bisogno di un'amica è sempre troppo presa dai cazzi suoi perché gliene freghi qualcosa dei miei. »
"E poi, quando mi piace qualcuno, è sempre troppo impegnata a farselo, per rendersi conto che non è l'unica a cui interessa..." aggiunsi mentalmente, con amarezza.
«E come se non bastasse ci si mettono pure tutti i miei amici »continuai, incapace di fermarmi «Jason, Mort, Marshall, Hiro... sono tutti in vacanza, a divertirsi, ed evidentemente si divertono così tanto che si sono tutti scordati di scrivermi. »
Jason era in Russia, con un gruppo di amici comunisti che aveva conosciuto due estati prima, probabilmente intento a progettare una rivoluzione. Mort era a trovare i suoi zii e le piantagioni di Marijuana in Brasile. Marshall era nella tenuta della sua famiglia, a rincorrere volpi in sella ad eleganti cavalli o a fare altre cose da aristocratico. Hiro era in Giappone a uno stage di Karate...
E io ero innegabilmente, ingloriosamente, disgustosamente sola. E dovevo ancora dire a James di Kathie, tra l'altro.
Mamma sospirò, e mi scompigliò i capelli con dolcezza. «A me è appena arrivata una lettera da Harry: siamo tutti invitati alla sua festa di compleanno, alla Tana. Anche Draco e Scorpius... »ridacchiò, senza allegria «Sarà un disastro. »
Sorrisi. «Sarà la peggior festa di compleanno che si sia mai vista. »Era così che ci consolavamo io e mamma. Niente pacche comprensive sulle spalle, nessun "vedrai che si sistemerà tutto": ci limitavamo a condividere le nostre disgrazie, quasi fosse una gara a chi era nella situazione peggiore. Diciassette anni di convivenza con Ronald Weasley dovevano averle insegnato che, per consolare un Weasley, fargli capire di essere nella sua stessa barca valeva molto più di mille parole vuote.
«Suppongo che Harry si sarebbe volentieri fatto Cruciare piuttosto che invitare Draco alla sua festa di compleanno, »osservò mamma, con una sorta di amaro divertimento «ma non voleva offendermi. »
«Immagina quanto si offenderà papà, invece. »ridacchiai.
Mi tirai a sedere e raccolsi le gambe sotto il corpo, in modo da poter vedere in faccia la mia interlocutrice. Mamma era vestita con il solito tailleur pantalone con cui si presentava a lavoro, sobrio ma elegante, ed aveva i capelli raccolti in uno chignon alto, da cui sfuggivano alcuni ciuffi che si erano ribellati al pettine. Era uguale alla donna che, quando avevo sette anni, si chinava a baciarmi sulla fronte prima di andare a lavoro mano nella mano con papà, solo che sembrava un po' più vecchia, e molto più stanca. E una catenina d'oro, da cui pendeva una piccola D, rimarcava il fatto che non sarebbe mai più andata al Ministero tenendo per mano Ronald Weasley.
«Mamma »sussurrai, abbassando lo sguardo sulle mie unghie mangiucchiate «è... è vero che tu e Draco vi sposate? »
Per quanto potesse suonare idiota – e infatti lo era – non ne avevo mai parlato con lei. Mamma aggrottò le sopracciglia. «Chi te l'ha detto? »
«Draco. Il secondo giorno che stavamo in questa casa. »risposi.
Mamma sorrise, e scosse la testa. «Non pensiamo assolutamente di sposarci, Rose. Almeno, non subito: è troppo presto... »
Per la prima volta nella storia dell'universo l'idea che un Malfoy mi avesse presa per il culo mi fece sentire felice. «Quindi Draco voleva solo darmi fastidio? »
Mamma annuì. «Probabilmente sì. »Non sembrava indignata, ed infondo era giusto che fosse così: non poteva prendersela continuamente con me e Draco perché eravamo come cane e gatto. A un certo punto era anche giusto che lasciasse che fossimo noi ad occuparci dei nostri litigi.
Alzai lo sguardo, cercando i suoi occhi. «Se deciderete di sposarvi... me lo dirai, vero? »
«Ma certo che te lo dirò. »sorrise.
«Possibilmente un po' prima della mattina del matrimonio. »grugnii, ripensando allo scherzetto che lei e Draco ci avevano fatto a King's Cross.
Le sue dita sottili scivolarono sulle mie, stringendole. «Sarai la prima a saperlo, te lo prometto. »sussurrò.
Annuii, sollevata. I miei propositi di separarla da Draco non si erano minimamente affievoliti, ma era bello sapere che non mi avrebbe più tenuto nascoste quelle cose. Era bello essere tornate come prima, quasi amiche...
«Hem-hem. »due colpetti di tosse alquanto irritati ci informarono della presenza di Draco «Ho interrotto qualcosa? » chiese, senza nemmeno curarsi di sembrare dispiaciuto.
Mamma sorrise, e scosse la testa. «No, stavamo solo parlando. Se ti senti tanto escluso possiamo coinvolgerti. »scherzò.
C'erano circa tre miliardi e mezzo di cose che avrei fatto più volentieri che coinvolgere Draco nell'unica conversazione civile che avevo con mia madre da settimane, ma lasciai che il suo tentativo di farci socializzare colasse a picco da solo, senza tentare di sabotarlo.
Draco storse il naso. «No, grazie. Non vorrei mai intromettermi nella vostra intimità. » calcò su quella parola con immenso fastidio, come se fosse geloso delle attenzioni che mamma mi dedicava, una volta tanto. O forse, più semplicemente, mi detestava così tanto che non sopportava di dover voler bene alle stesse persone a cui volevo bene io.
Mamma emise un sospiro rassegnato, e mi posò un veloce bacio sulla fronte, prima di andare a raggiungerlo in cucina, chiudendosi la porta alle spalle. La serratura scattò, ma la maniglia rimase abbassata quell'attimo di troppo che fece riaprire la porta di un paio di millimetri, troppo pochi perché mamma se ne accorgesse, ma abbastanza perché io potessi sentire quello che Draco le diceva.
«Vedo che tu e tua figlia adesso andate d'accordo. »osservò, freddamente.
«E, tanto per sapere »rispose mamma, altrettanto freddamente «quando hai intenzione di cominciare ad andarci d'accordo anche tu? »
Draco sbuffò, e sentii il rumore du un cucchiaino che sbatteva contro il bordo di una tazza. «Non è colpa mia se tua figlia mi odia. »
«Non si può dire che tu non le stia dando dei validi motivi per farlo, però. »replicò mamma.
Era la prima volta che mamma si metteva contro Draco per difendermi. Sentii un improvviso calore sciogliere il nodo in cui si erano ingarbugliate le mie viscere, e non potei impedirmi di sorridere sotto i baffi.
Il rumore di una tazza sbattuta con malagrazia sul tavolo manifestò tutto il disappunto di Draco.«Hai intenzione di dare la colpa a me, se non sei stata capace di educare decentemente quella selvaggia? »
«Sto solo dicendo che lei ha sedici anni, mentre tu ne hai quarantatrè. E non vedo nessuna differenza tra il tuo comportamento ed il suo. »
Il rumore di alcuni passi leggeri mi fece voltare, e mi trovai a fissare Scorpius, che aveva fatto il suo ingresso in soggiorno con addosso un paio di pantaloni beige ed una polo a maniche corte. Aveva i capelli umidi, e le lenti degli occhiali erano ricoperte di minuscoli schizzi d'acqua.
"Miseriaccia, ma quello nella vita non sa fare altro che farsi la doccia?" pensai, infastidita, mentre i miei ormoni si risvegliavano, interessati ai possibili risvolti situazione.
Scorpius mi rivolse un timido sorriso. «Buongiorno. »
Lo fulminai con un'occhiataccia, mi alzai dal divano e lo superai senza degnarlo di uno sguardo, diretta alle scale. Prima di posare il piede sul primo gradino, però, mi sentii vergognosamente in colpa per il mio comportamento idiota, e mi voltai, decisa quantomeno a salutarlo civilmente. Ma quando mi trovai davanti ai suoi occhi feriti mi sentii montare dentro una tale rabbia che riuscii solo a sibilare un tutto meno che civile «Fottiti. »
E così il signorino sbavava dietro a Dominique, ma poi ci restava male se io non lo trattavo come un principino e non mi illuminavo di gioia quando si degnava di salutarmi? Ma che andasse a quel paese. Anzi, che andasse direttamente a farsi fottere. Da Dominique o da chiunque altro gli pareva.

Perchè sul campanello di casa mia c'è scritto Weasley-Malfoy?!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora