Capitolo 32.

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Capitolo 32
E vissero tutti felici e parenti.


E poi, beh, poi c'è il lieto fine.
Perché se è vero che la vita è fatta di probabilità e di circostanze che si verificano con la casualità del lancio di un dado, allora è matematico che, per quanto coglione tu possa essere e nonostante l'impegno che ci avrai messo per fare in modo che ciò non accada, prima o poi arriverà il momento in cui le cose ti andranno come avrebbero dovuto andare fin dall'inizio.
E magari non sarà il finale da favola che sognavi da bambina, magari tu non sarai una principessa e lui non avrà un cavallo bianco. Magari, in effetti, sarete solo due idioti che ci hanno girato attorno per anni senza mai riuscire a concludere niente. E magari continuerete anche ad esserlo, dopo: è impossibile, lo so benissimo, che dopo anni passati a portarti sfiga da sola di colpo tutto diventi rose e fiori e ci resti per sempre.
Ma la verità è che, quando arriverà quel momento, non te ne fregherà niente di tutto ciò.
Perché il vero lieto fine non è il famoso "e vissero tutti felici e contenti (possibilmente con orde di bambini urlanti e senza mai litigare)".
Il vero lieto fine è il Per Sempre. O quasi...

***


Il giorno del matrimonio mi svegliai con un mal di testa martellante e con l'insopportabile sensazione di malinconia lasciata da un sogno troppo bello che si dissolveva davanti allo squallore della realtà. Tuffai la testa sotto le lenzuola e per qualche minuto tentai di immergermi nuovamente nell'atmosfera che mi aveva cullata nel sonno, ma la voce di Scorpius, il suo sorriso e quel leggero bacio sulla fronte erano ormai solo il ricordo di immagini mai esistite.
"Diamine, Calvin, perché adesso devo pure mettermi a sognare queste cose?!"
Mi trascinai giù dal letto, più depressa che mai, e andai a ficcarmi sotto la doccia. Il ché, comunque, non sortì grandi effetti, a meno di non voler considerare un "grande effetto" il fatto di essere riuscita a procurarmi ustioni sia da freddo che da caldo nel giro di trenta secondi. In effetti, ci voleva una certa maestria per riuscire nell'impresa.
Quando uscii dal bagno, trovai due cose che non erano come le avevo lasciate nella mia stanza: la prima era mia madre, che saltellava in giro come se l'avesse morsa un'Acromantula, la seconda era un grosso barbagianni che se ne stava appollaiato sul baldacchino del letto e la scrutava con una vaga aria di superiorità.
Inarcai un sopracciglio, perplessa quanto il volatile.
« ...Mamma? »
« Oh, Rose! » si riscosse lei, e mi marciò incontro tendendomi una pergamena.
Feci scorrere uno sguardo terrorizzato dalla sua espressione spiritata al foglio che stringeva tra le mani. Il fatto che mi avesse chiamata per nome lasciava ben sperare, ma avevo imparato sulla mia pelle che con mia madre non si poteva mai dare la propria salvezza per scontata. In secondo luogo sembrava davvero troppo su di giri, per i suoi e per qualsiasi altro standard, il qual segno dava adito ad interpretazioni per niente confortanti.
Tentai maldestramente di indietreggiare e di portarmi fuori tiro, ma lei mi afferrò un avambraccio e mi ficcò la pergamena tra le dita.
« Sono arrivati i risultati dell'esame... » spiegò con voce concitata. « Spero non ti offenderai se ho già aperto la lettera, ma volevo assicurarmi che... oh, non importa! » e così dicendo mi strappò il foglio di mano prima ancora che potessi spiegarlo. « Hai preso Oltre Ogni Previsione! »
Mi lasciai abbracciare, stritolare, baciare sulle guance e torturare con qualsiasi altra esternazione di affetto mia madre ritenesse necessaria, anche se scoprii che non me ne importava molto di aver passato l'esame con un buon voto. In realtà, al momento avrei volentieri barattato una decina di Oltre Ogni Previsione in Trasfigurazione perché il sogno di quella notte fosse stato reale.
« È bello vedere che ti ricordi di volermi bene solo quando prendo un bel voto » commentai non appena mamma mi lasciò tornare a respirare.
Lei alzò gli occhi al cielo e replicò alla mia frecciatina con uno sguardo esasperato.
« Oh, avanti, lo sai che ti voglio bene sempre. Anche se... oh, sono così orgogliosa di te! Sapevo di aver fatto la cosa giusta a darti fiducia! Su, dimmi: cosa vuoi? » riprese, riacquistando immediatamente il tono eccitato e vagamente isterico di poco prima. « Un regalo? Al primo weekend libero ti vengo a prendere a Hogwarts e andiamo a fare shopping a Diagon Alley o... o dove vuoi, anche nella Londra Babbana. E poi potremmo cenare assieme, anche con Hugo, e... »
« Mamma » la interruppi.
Le posai entrambe le mani sulle spalle ed aspettai che si fosse calmata un po' prima di ricominciare a parlare.
« Hai un matrimonio oggi. Non dovresti essere da qualche parte a lisciarti i capelli o a indossare il vestito? »
Per un attimo vidi un lampo di panico sfrecciarle nelle iridi castane, poi sospirò e si lasciò cadere pesantemente sul mio letto, ignorando con una certa audacia la pila di calzini usati che erano stati gettati alla rinfusa tra le lenzuola nella speranza che qualche Elfo Domestico avesse la pietà di portarli via e lavarli. Gettai a terra un paio dei suddetti calzini per farmi spazio e mi sedetti accanto a lei, in paziente attesa.
La cosa andò un po' per le lunghe, ma dopo un paio di minuti di silenzio, mordicchiamenti di unghie e snervante tamburellare di piedi sul pavimento, mamma emise un gemito sofferente e si lasciò cadere di schiena tra i calzini sporchi.
« Non credo di essere psicologicamente pronta per risposarmi » dichiarò.
Sentii le mie sopracciglia inarcarsi sulla fronte senza che potessi fare niente per contenere la mia espressione scettica.
« E te ne preoccupi adesso? » chiesi.
La voce di mia madre si fece molto più alta e molto più isterica.
« Non sono matura abbastanza! »
Mi sfilai un calzino da sotto il sedere e lo gettai a terra, continuando a fissare la donna più matura e responsabile che conoscessi mentre se ne stava distesa su un letto sfatto e faceva i capricci come una bambina di tre anni e mezzo.
« Mamma... » grugnii, tentando di instillarle un minimo della razionalità che aveva evidentemente dimenticato in qualche recondito angolo del castello.
« Lo so, sono patetica » convenne lei prima che potessi terminare la frase. « E anche stupida. Oh, e isterica. Non dimentichiamolo. Sono incommensurabilmente isterica ».
Spalancai gli occhi, cominciando seriamente a ventilare l'ipotesi che i coniugi Malfoy le avessero gettato addosso una qualche strana maledizione che le aveva spappolato la corteccia cerebrale.
« Hai detto tutto tu, eh... »
Per tutta risposta lei si coprì il volto con le mani ed emise un lungo sospiro sconsolato.
« Oh, Rose, sto cominciando davvero a pensare che tu e Hugo non aveste tutti i torti, quando volevate impedirmi di stare con Draco. In fondo, io e lui siamo così diversi... e poi non siamo più tanto giovani: forse dovremmo occuparci solo dei nostri figli invece di sposarci e... e se poi qualcosa va male anche questa volta? Insomma, abbiamo passato anni a detestarci a vicenda; non credo che ora metterci un anello al dito sia una buona idea. Non lo credo per niente. Siamo stati stupidi e romantici ed impulsivi... Sono sicura che cambieremo idea appena sposati e non penso assolutamente di poter sopravvivere ad un altro divorzio. Non era questa la vita che avevo in mente alla tua età... »
Aprì uno spiraglio tra le dita per sbirciarmi con l'aria terrorizzata di chi improvvisamente si è trovato davanti ad una banda di Mollicci.
« Rose... » balbettò. « E se avessi sbagliato tutto? »
Per un attimo finii quasi per prenderla sul serio ed una piccola, microscopica parte di me suggerì di riprendere l'operazione LSD e di creare un piano C da adottare in situazioni di emergenza come quella.
"In fondo non tutto è perduto. Non ancora".
Ma poi, con un piccolo brivido, mi resi conto di non voler assolutamente che mia madre annullasse il matrimonio. Né, tanto meno, lo voleva lei.
« Mamma... » esordii per la seconda volta nel giro di due minuti, facendo del mio meglio per non suonare esasperata o eccessivamente conciliante.
D'altronde, supponevo che si avesse il diritto di essere un po' in paranoia, tre ore prima di sposarsi con l'ossigenatissimo erede di una delle casate Purosangue più ricche ed antiche d'Inghilterra. Io lo sarei stata.
"Anche se dubito potrebbe mai capitarti, visto come si è evoluto ultimamente il tuo rapporto con Scorpius..."
Lanciai un rotolo di carta igienica in testa a Calvin e lo cacciai malamente a piangere da un'altra parte, lontano dalla parte cosciente del mio cervello.
« D'accordo » sbuffai, e al diavolo la calma. « Non sono molto esperta di queste cose, ma immagino che sia normale andare nel panico prima di sposarsi. Cerca di calmarti e vedrai che... »
« Non provare a dire che andrà tutto bene! » sbottò lei. « Ci sono trilioni di cose che possono andare storte! Come, per esempio, il buffet potrebbe essere avariato e causare un'indigestione a tutti gli ospiti, oppure il gazebo potrebbe crollare e ferire qualcuno, o ancora... »
Quando si accorse di avermi praticamente aggredita, si azzittì bruscamente e tornò a distendersi tra le lenzuola con l'aria di un condannato al Bacio di Dissennatore. Il che, pur con tutto quello che Draco poteva meritatamente far pensare di sé, mi sembrava davvero un po' eccessivo.
« Scusa... » borbottò. « Sono un po' nervosa... »
"Ma giusto un po'..."
Scossi la testa e posai una mano sulla sua, trovandola fredda e sudaticcia.
« Mamma, lo so che è stata dura con Draco e che metà dei tuoi amici ti hanno praticamente disconosciuta per colpa sua, ma ormai il danno è fatto, no? » dissi, cercando di suonare logica e ragionevole.
A giudicare dal gemito che seguì le mie parole non ci riuscii molto bene. In effetti, a conti fatti, avrei potuto trovare un'argomentazione migliore.
« Ok, d'accordo, cancella quello che ho appena detto » ritentai. « Tu lo ami sul serio, no? Insomma, anche io pensavo che ti avesse dato di volta il cervello, all'inizio... cioè, diciamo pure per tutta l'estate... » tossicchiai, a disagio. « E questo non vuole neanche dire che il cervello non ti abbia effettivamente dato di volta. Ma quando ho letto la lettera che mi hai scritto prima di partire per il viaggio con Draco... beh, dopo le cose che mi hai detto di lui mi sembra davvero stupido doverti ricordare quanto lo ami, perché è così ovvio... »
Mi sforzai di sorriderle e, con mio sommo stupore, ci riuscii egregiamente.
« E anche lui ti ama, ci metterei una mano sul fuoco ».
A quel punto, prima che la faccenda si facesse troppo sdolcinata, mi sentii in dovere di aggiungere una smorfia, tanto per mantenere inalterate le antiche tradizioni.
« Certo, è pur sempre un irritante, biondo, Purosangue Malfoy ed è convinto che gli aeroplani siano delle armi di sterminio di massa... Ma sai, credo che potrei farci l'abitudine, ad averlo come vice-papà. Insomma, in fin dei conti non è poi così male... »
Dopo il finale imbarazzante del mio monologo, a cui seguì inevitabilmente l'autocombustione delle mie guance, ci furono alcuni istanti di silenzio, in cui mia madre mi fissò con gli occhi sgranati e né io né lei sembrammo riuscire a credere che mi fossi lasciata sfuggire quelle informazioni così compromettenti.
"Non vogliocrederci. Da quando sono diventata così sentimentale?"
Alla fine fu mamma a rompere il silenzio imbarazzante che si era creato.
« Q-quindi... ho... ho il tuo permesso di sposare Draco? » balbettò, incredula.
Davanti alla sua espressione stralunata, non potei che scoppiare in una risata sincera.
« Hai il mio obbligo di sposarlo, mamma ».

Perchè sul campanello di casa mia c'è scritto Weasley-Malfoy?!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora