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Fa un po' schifo sto capitolo ma ho pubblicato una nuova storia. È su Calum. L'ho messa prima perché era un'idea di un'altra ragazza e dovevo muovermi. Spero vi piaccia, andate a leggerla appena finite il capitolo susu.
Ricordo che ho aperto un canale YouTube. Se avete twitter trovate il link nella bio di @/alicecappelli02. Sennò lo trovate nell'avviso di Black, la mia altra storia. Un beso e buona lettura :)

Era un sabato mattina quando sentii il mio telefono squillare. Aprii lentamente gli occhi e guardai la sveglia per vedere che ore fossero. Erano le due del pomeriggio.
Mi tirai su a sedere e poi presi il telefono. Risposi senza guardare il numero.

«Ciao.» mormorai con voce assonnata.

«Mad ti ho svegliata?» chiese la voce di mia madre.

«Oh, uhm, si ma non importa. Come stai mamma?» le chiesi.

«Tutto bene. Ho saputo che hai avuto la febbre, come stai adesso?»

«Molto meglio, grazie. Come mai questa telefonata?» le chiesi.

«Avevo provato a chiamarti durante la settimana in cui non ti sentivi bene ma non ricevevo risposte. Rose mi ha detto che l'hai chiamata per quando ti sono arrivate le lettere.» disse.

«Si, le ho guardate un po' in ritardo perché non ho molto tempo. Comunque grazie per i soldi.»

«Ti andrebbe di venirci a trovare stasera? Magari andiamo a cena fuori.» mi disse.

«Ma certo.» sorrisi anche se non mi poteva vedere.

«Perfetto. Ti passiamo a prendere noi?» mi chiese.

«Come vi pare.»

«Ok, allora ti veniamo a prendere alle otto. Andiamo al ristorante quello tuo preferito di quando eri piccola che ti facevo le treccine.» la sentii sorridere.

«Che bello. È da tanto che non ci metto piede.»

«Allora a dopo.» disse lei. «Ti voglio bene.»

«Anche io, mamma. A dopo.» riattaccai.

Non vedevo l'ora che arrivasse sera. Avrei rivisto la mia seconda famiglia dopo molto tempo e gli volevo bene e mi mancavano. Ero felice nonostante la situazione con Ashton. Dovevo andare avanti anche se era molto molto difficile.

***

Per le sette e mezzo ero pronta. Mi ero data una sciacquata molto veloce al corpo, tanto per rilassarmi un po' e  poi avevo indossato l'intimo di pizzo nero e sopra un un abito nero a maniche corte con la gonna larga che arrivava a metà coscia.

Avevo lasciato i miei capelli sciolti sulle spalle e avevo cambiato colore. Mi ero tinta i capelli di castano scuro con lo shatush viola. Le palpebre erano state riempite con dell'ombretto che sfumava sulle tonalità di grigio.

Sentii bussare alla porta. Presi una borsa e ci infilai le chiavi di casa, il telefono e il portafoglio con i soldi. Poi dentro ci misi anche il piccolo regalo che le avevo fatto a Rose: le avevo comprato una collana con la sua iniziale.

Andai ad aprire e subito quest'ultima mi si attaccò alle gambe. Io la presi in collo e l'abbracciai forte a me. Sorridendo contro i suoi boccoli neri.

Anche lei era stata adottata come me e anche lei lo sapeva. Jeanette e Ben ce lo ripetevano ogni volta che anche se eravamo state adottate ci volevano bene come se fossimo loro figlie quando piangevamo perché non ci volevano comprare qualcosa, perché forse avremmo potuto dire che loro ci odiavano perché non erano i nostri veri genitori.

«Mi sei mancata tanto!» disse Rose.

«Anche tu.» le dissi.

La rimisi a terra e abbracciai anche mia mamma e mio papà. Non si notava molto che eravamo state adottate. Io e Rose avevamo entrambi i capelli neri e lunghi. Mamma aveva i capelli castano chiari e li occhi verdognoli. Papà i capelli mori con gli occhi castani.

Beside You ❅ ashton irwinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora