Edith

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Non passa molto tempo che il professore incomincia a spiegare; onestamente penso che sia illegale fare lezione il primo giorno di scuola ma non mi lamento molto perché ora penso ad altro. Tutta la mia attenzione è rivolta a trovare un modo per attaccare bottone con Edith e magari conoscerla meglio. Mi giro a sinistra e noto Mark che mi fa l'occhiolino indicando Edith mentre Michael sghignazza sotto i baffi. Li lascio perdere e faccio finta di concentrarmi sulla spiegazione. Penso che sia piuttosto difficile riuscire a chiacchierare con una timida compagna di banco davanti al professore ma noto che nemmeno lei sta seguendo: sta disegnando sul banco delle lettere giapponesi a me incomprensibili, così mi viene un idea. Trovo un punto pulito del banco nello spazio tra me e lei e, munito di matita e gomma, scrivo lentamente:"Non mi sono ancora presentato, piacere di conoscerti Edith, mi chiamo James, per gli amici Jamie."
Appena lei nota il mio messaggio mi guarda di nuovo e mi sorride, facendomi provare diverse sensazioni: il suo sorriso è davvero bello. Così anche Edith prende matita e gomma, cancella il mio messaggio, e scrive:"È un vero piacere conoscerti Jamie, spero di starti simpatica visto che condividiamo il banco".
Leggo velocemente e, prestando attenzione al professore cancello e scrivo:"Beh, questo non posso ancora dirlo visto che non so niente di te. Non ti ho mai visto da queste parti, di dove sei?"
Lei aspetta quelche secondo, facendo anche lei a non farsi beccare, e risponde:"No infatti, prima abitavo in North Dakota e mi sono trasferita qui un paio di settimane fa" .
"Posso chiederti come mai?" scrivo.
Lei esita un attimo prima di rispondere, mentre stringe in maniera preoccupata il ciondolo e mi rendo conto di aver esagerato e velocemente scrivo:"Se non puoi dirmelo non preoccuparti."
"Nono è tutto okay", risponde sul banco che, a furia di cancellare e scrivere con la matita, sta incominciando a diventare molto più scuro,"mia madre è morta da poco e così mio padre, poiché viaggia molto per lavoro, ha deciso di trasferirci qui per fare meno ore di viaggio."
Mentre scrive il suo messaggio, vedo la sua mano tremare e gli occhi lucidi così appena finisce rispondo:"Oh capisco, mi dispiace un sacco ma posso capirti, anche io ho perso mio padre."
Edith si sta soffermando da quasi un minuto sul mio messaggio e allora le sfioro la mano per rassicurarla; è tremendamente calda ed il solo contatto mi fa arrossire. Passa qualche secondo ed Edith ritrae la mano di scatto, facendosi anche lei rossa in viso.
Compare sul banco un nuovo messaggio:"Posso fare io una domanda?"
"Ovvio", rispondo.
"Quel cristallo te lo ha regalato tuo padre?"
"Si, me lo portò dal Giappone l'ultimo giorno che lo vidi prima di scomparire otto anni fa. Mi disse che se l'avessi tenuto sempre con me mi avrebbe protetto e così ho sempre fatto."
Edith sta per scrivere una risposta quando la campanella che segna la fine dalla prima ora la interrompe insieme al professore che urla alla classe:"Mi raccomando domani fate le pagine che vi ho assegnato perché interrogo."
Quell'uomo dovrebbe darsi seriamente una calmata, penso tra me e me. Fortunatamente qui il primo giorno si fa sempre una sola ora, quindi possiamo già tornarcene tutti a casa.
Aspetto che tutti gli altri se ne escano e poi mi incomincio ad avviare fuori la scuola assieme ad Edith. Lei si avvicina e finalmente, dopo un ora passata a scriverci messaggi sul banco, mi rivolge la parola ma sono così distratto dal movimento della sua bocca e dalla sua bellezza che ho bisogno di farmi ripetere ciò che ha detto. Lei accenna ad un sorriso e mi dice:"Ti ho chiesto del cristallo prima perché mi è sembrato molto diverso rispetto ad una pietra qualsiasi. Sai, mio padre ama molto gli oggetti della cultura orientale poiché per lavoro va spesso in quei posti ed è rimasto affascinato dalle loro tradizioni e credenze."
"Che casualità, anche mio padre andava sempre in Giappone per lavoro, magari si conoscevano"dico. Siamo arrivati praticamente al cancello della scuola e io devo andare alla fermata del pullman mentre lei, a quanto mi ha detto, va nella direzione opposta. Prima di salutarla però mi faccio coraggio e le chiedo:"Magari un pomeriggio libero potrei far vedere il cristallo a tuo padre".
Lei arrossisce, penso che abbia capito dove voglio andare a parare e, con mio stupore mi risponde:"Certo sarebbe fantastico, così possiamo anche studiare insieme. Ti lascio il mio numero di telefono se vuoi".
Non so di preciso quanto sto arrossendo, ma sento mie guance prendere fuoco e, cercando di non balbettare, caccio il telefono dalla tasca dei pantaloni e le dico:"Va bene, dimmelo che lo segno."
Una volta preso il numero le do il mio e ci salutiamo:"Ciao ciao Jamie, ci vediamo domani."
"A domani Edith."rispondo. Resto per un attimo a fissarla mentre si allontana ma mi costringo ad andarmene perché rischio di perdere il pullman. Mi sto incamminando verso la mia meta quando sento una fragorosa pacca sulla spalla e due grasse risate. Mi giro aspettandomi di trovare Mark e Michael ma invece mi ritrovo davanti l'insopportabile Frank e un suo amico.
"Complimenti per la conquista, amico. Ora potrai inserire nella -lista delle donne a cui hai rivolto la parola- un nome nuovo oltre a quello di tua madre: -cesso matricolato Emy-."
Onestamente non mi va di litigare ancora con quell'idiota e mi allontano da loro dicendo:"È di sicuro più intelligente e simpatica di te, imbecille. E comunque si chiama Edith."
Fortunatamente per lui sta passando il pullman quindi non rischia di essere picchiato per qualche altra cattiveria che potrebbe dire su di lei.
Nonostante tutto però torno con il sorriso a casa pensando ancora ad oggi e a quanta voglia abbia di vederla domani. Non ho mai avuto tanta voglia di andare a scuola in tutta la mia vita.

L'ultimo Raijin: Il Risveglio Dei KamiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora