Il Primo Allenamento

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Edith mi tira con forza dentro casa e mi siedo sul divano nel salotto.
Dando una rapida occhiata la casa sembra molto spaziosa e il salotto è decorato molto bene: vi è una grande televisione, due paia di divani in pelle marrone, tre vasi della dinastia ming, e qualche mobile antico. Si vede proprio che il padre andava spesso in Giappone, i vasi non sono l unico richiamo a quel paese. Ma se devo essere onesto vi è un particolare che cattura completamente la mia attenzione: un teschio di una creatura mostruosa, con non saprei contare quante corna e almeno tre file di denti e quattro buchi per gli occhi. Decido di non fare domande al momento, visto che Edith è furiosa.
"Ma sei per caso impazzito? Loro non devono sapere che abito qui", inizia lei.
"Loro chi?" chiedo prontamente.
"Gli yokai ovviamente".
"Ah, era ovvio scusa. Come è ovvio il fatto che tu possa sparare palle di fuoco e io possa lanciare fulmini."
"Scusami, hai ragione, tu non me sai niente, e meriti delle spiegazione."
"Cosa sono gli yokai?"
Lei sbuffa e dice:"In breve sono dei parassiti, prendono il controllo degli esseri umani e li trasformano in quello che più si avvicina ad una bestia. Chi viene posseduto perde ogni volontà propria ed è lo yokai a prendere ogni decisione" mi cerca di spiegare Edith.
"Quindi anche quello del Mustang era uno yokai... mi sembrano molto diversi dal dinosauro appeso sopra il camino".
"Si ma ne esistono di diversi tipi, ognuno con un abilità diversa. Quello dell'altra sera era una sentinella, si riconoscono perché vi è un solo parassita nel corpo posseduto, più parassiti vi sono e più diventano pericolosi e potenti."
Mi viene in mente il sogno che ho fatto ieri e così inizio a farle qualche domanda su ciò che ho raccolto ieri.
"Chi è Tarkus?", chiedo
"Come fai a conoscere quel nome?", mi fa lei con sguardo spaventato e stupito allo stesso tempo.
Non posso fare a meno di osservarla mentre si porta i capelli marroni dietro l orecchio ogni volta che parla e di come i suoi occhi color oro mi scruntino. Edith mi riporta alla realtà con uno schiocco di dita.
"Ho avuto un sogno in cui vi erano delle persone sedute ad un tavolo che parlavano di una certa maledizione che si sta per sciogliere. Una di queste era Tarkus."
"Tarkus é il capo delle sentinelle, tutte le informazioni che raccolgono arrivano direttamente a lui, è come se vedesse e sentisse tutto ciò che le sentinelle vedono."
"Ma nel sogno non sapevamo che avevamo ucciso la sentinella",faccio io.
"Questo perché ho usato un rituale per evitare che ci scoprissero. Se lo avessi ucciso normalmente ci avrebbero accerchiati in venti minuti."
"Comunque non spaventarti" , continua lei, " è possibile per quelli come noi avere delle visioni, anche se è molto raro".
Mi sento rassicurato, almeno non sto impazzendo, così le chiedo:"Quindi sono come te".
"Si, anche se tu sei speciale, uno come te...", si ferma, gira rapidamente la testa verso la finestra ed esclama,"dannazione è mio padre, adesso non può ancora sapere di te, non siamo e non sei pronto. Prometto che domani a scuola ti darò più spiegazioni".
"Da dove esco?", chiedo annoiato.
"Beh di certo non puoi uscire dalla porta d ingresso e fare pure il saluto al popolo, genio. Esci dal retro".
Obbedisco e torno a casa.

Il resto della giornata è passato molto lentamente, mia madre non è in casa, comprensibile visto che questa storia l ha fatta soffrire più del dovuto. La parte più interessante è stato quando ho letto gli ultimi due giorni del diario di mio padre:

05/09/2008
Dopo quattro mesi di ricerca nella zona di Fukushima siamo vicini alla verità, abbiamo trovato vecchi reperti che suggeriscono che nella zona intorno alla vecchia centrale ci potesse essere un luogo di culto di cinquemila anni fa, forse un tempio oppure un altare. In tal caso forse l incidente nucleare non sarebbe stato causato da una catastrofe naturale, ma artificiale.

07/09/2008
Oggi è stata una giornata dura.
Siamo riusciti a trovare il tempio, avevamo ragione. La resistenza finalmente potrà evitare il peggio. Abbiamo trovato solamente una cosa: la corona di Son Wukong, uno dei kami più potenti dell era della guerra. Traducendo le scritte sulle pareti si intuisce che la corona doni potere. Purtroppo però abbiamo il sospetto di essere seguiti, se ci avessero trovato non avremmo possibilità di scampo, Jordan e io da soli non saremo in grado di resistere ad un orda di yokai. Devo assolutamente tornare in America.

Il resto del diario è tutto strappato, mancano ancora quattro giorni all undici settembre, giorno della sua scomparsa. Devo cercare le risposte altrove.

Il giorno dopo era una calda giornata di settembre, faceva ancora abbastanza caldo per potersi fare qualche bagno. Ripensandoci fino ad una settimana fa mi sarei messo in giardino a prendere il sole, oppure avrei fatto una passeggiata con Mark e Michael, ma io al momento ho solo in testa Edith, non solo perché ormai avevo la sua immagine stampata in mente, ma anche perché ho sete di conoscenza.
Aspetto l'ora di matematica per agire. Non appena la professoressa si mette a spiegare, faccio la mia mossa e scrivo sul banco con la matita:"Oggi pomeriggio possiamo vederci per parlare?".
Lei mi guarda, sorride, il mio cuore salta un battito, e scrive:"Oggi ci vedremo, ma non per quello."
La guardo e lei mi fa un sorriso furbo.

Non so esattamente cosa mi ha convinto a farmi trascinare qua, forse il fatto che continuo a dimenticarmi che è un grado di diventare un fiammifero, ma fatto sta che ora ci troviamo nel Griffith Park.
Dopo una buona mezz'ora di cammino ci fermiamo in uno spazio dove non c'è altro che foglie morte e erba secca.
Notando il mio sguardo perplesso lei mi dice in modo malizioso:"Cerco solo di evitare di dar fuoco alla foresta".
Rispondo con una risata abbastanza finta, e credo che se ne sia pure accorta.
Edith si è portata con sé un borsone, due bastoni di ferro e la solita felpa, che però toglie, e rimane solo con un top da sport e tuta..., quei capelli legati, quegli occhi, quel sorriso e quel fisico...che fisico, e quel... tutto. Tutto mi fa impazzire di lei.
"Che c'é?" chiede, con uno sguardo di chi sapeva bene cosa c'è; all' inizio la credevo timida, adesso so che mi sbagliavo.
"Allora come mai siamo qui?", le dico cercando di superare quel momento imbarazzante.
"Devi allenarti, non sai controllare ancora i tuoi poteri. Hai una grande potenzialità che, se ben sfruttata, ti renderà persino più forte di me." e mi tira una delle due aste che prendo al volo.
Lei raccoglie la sua, chiude gli occhi e inspira. Li riapre e ritornano in fiamme come la sera al Mustang, mentre le due estremità del bastone prendono fuoco.
"All' inizio sarà difficile controllare la tua abilità senza l'utilizzo di un arma, quindi per adesso ci concentreremo su come trasferire il tuo potere ad un oggetto."
"Perché dovrei imparare difendermi?" chiedo io, ma mi accorgo da solo di aver fatto una domanda stupida.
Il suo sguardo si fa serio:"Perché siamo pochi e loro hanno un esercito, e soprattutto perché tu sei il più potente."
"Ok", rispondo, ma sento un gran senso di responsabilità gravarmi sulle spalle.
"Adesso fai ciò che ti dico", dice, "chiudi gli occhi e tieni l'asta in mano"
Lo faccio.
"Concentrati, ripensa alla rabbia e alla paura dell'altra sera, a quella sensazione di potere che provavi quando hai liberato la tua abilità."
Ripenso così ai pianti di mia madre, a Mike e Michael, alla scomparsa di mio padre, alla voglia di proteggere tutti, e così sento ritornare quella sensazione dentro di me. Prima come una brezza di vento primaverile, ma poi come impetuoso uragano che mi travolge.
Sento in mezzo alla tempesta:"Adesso pensa all'asta come se fosse un estensione del tuo braccio, come se avesse sempre fatto parte di te, e riversa tutto il potere che senti su di lei."
Bene, non devo fare altro che prendere quell' uragano e trasferirlo sull'asta, tutto molto semplice. Mi concentro ancora più a fondo, ma niente, sento lentamente quella tempesta dissiparsi, lasciando posto al silenzio.
Apro gli occhi e vedo Edith con uno sguardo stranamente spaventato. Mi guardo meglio intorno e noto che tutte le foglie secche intorno a noi sono bruciate, anche alcuni alberi nelle vicinanze hanno pezzi di corteccia carbonizzati.
Edith sospira :"A me non era mai capitato di combinare un tale casino la prima volta", mi guarda e sorride" sei come un terremoto Jamie ".
Lo prendo come un complimento e ricambo il sorriso.

L'ultimo Raijin: Il Risveglio Dei KamiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora