Problemi A Scuola

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Non è che sono riuscito a farmi così tante ore di sonno, riesco a pensare solo alla pista che abbiamo ottenuto, anche se domani ho scuola e non posso proprio permettermi di perdere altri giorni, altrimenti non lo supereró mai quest ultimo anno.

Stamattina stranamente Mark e Michael sono venuti a prendermi, c'è la loro macchina fuori il vialetto. Mi vesto, preparo la borsa facendo attenzione a non scordare il cristallo, faccio colazione al volo e mi avvio verso la porta. Quando mi volto per salutare mia madre la vedo intenta a leggere il giornale mentre beve il caffè e mi vengono in mente le sue ultime parole di ieri, così le chiedo, tirando fuori il bastoncino:"Mamma, come sai che questo è un arma?".
"Era di Jordan, il miglior amico di tuo padre",dice mentre sorride con la tipica espressione di chi sta pensando a ricordi felici," ma non so che poteri aveva di preciso, però posso dirti che ogni volta che si allenava con Luke, quello finiva sempre al tappeto per colpa di questo."
Perdo qualche secondo a fissare il bastoncino, ma il suono del clacson dell auto di Mark(o di Michael, quei due litigano sempre su chi debba guidarla) mi riporta nel mio salotto. "Adesso vai, per oggi pensa a studiare come tutti i ragazzi della tua età."

"Hey Jamie, come va? ", inizia Michael schioccando le dita come di suo solito.
Non ho ancora raccontato ai due dei miei poteri, ho solo detto che ogni tanto mi alleno con Edith per un torneo di scherma, e invece mi hanno frainteso, come sempre. Sono fermamente convinti che io ed Edith stiamo insieme, il che è vero, ma vorrei tenerlo nascosto per un altro po'. Ho paura che quei mostri possano arrivare anche a loro due e anche per questo sto cercando di vederli molto di meno.
Ritorno alla realtà :"Bene ragazzi, sono andato a trovare mia zia in Messico per due giorni."
Mark non parla, e Michael mi dice :"Non preoccuparti, lo sappiamo che stavi con Edith, non devi vergognarti." e girandosi dal sedile anteriore mi da una pacca sulla spalla.
"Basta con questa storia, tra me ed Edi non c'é niente." ribatto io.
"Guarda quanto è carino Mark, adesso si chiamano con i diminutivi; mi prenoto il posto come testimone per il matrimonio.", ma Mark sorride senza dire niente e il fratello si accorge del suo strano comportamento.
Fortunatamente il momento imbarazzante è finito perché siamo arrivati; io e Mark parcheggiamo l auto, mentre Michael si avvia in classe. Continua ad esserci il silenzio in macchina e la situazione inizia a pesarmi, quando il mio amico decide di aprire bocca:"J, dobbiamo parlare".
In generale questa frase mi spaventerebbe se fosse Edith a dirmelo, ma non credevo che detta da Mark, il mio migliore amico, mi avrebbe agitato così tanto.
"Di cosa?", dico cercando di sorridere,"Di nuovo me ed Edith?".
Lui tira il freno a mano e spegne la macchina :"No J, è un mese che sei strano, e stai iniziando ad evitarci."
"Ma dai non è vero, stiamo quasi sempre insieme", provo a convincerlo.
"Sei diventato uno stregone?", chiede freddo lui.
"Che? Ma non dire stupidaggini io..."
"È iniziato tutto due settimane fa", mi interrompe lui, "ho notato che quando stavo con te il telefono non funziona mai, quando passavo sotto casa tua con la macchina sentivo sempre la chitarra elettrica dalla tua stanza."
In effetti ho problemi ad usare il telefono, forse causo qualche interferenza nel campo e mi devo sempre concentrare per fare delle chiamate. Per la chitarra elettrica invece l ho sempre voluta, quindi è normale che si sia insospettito per non avergli detto che ora la suono.
"Così un pomeriggio ho seguito te ed Edith fino all Angles Park. È assurdo che tu ci vada semplicente correndo, ho avuto difficoltà a starti dietro. Con la macchina. Mi è bastato vederti con la quell asta di fulmini per farmi scappare a gambe levate. J sei il mio migliore amico, e voglio sapere cosa ti sta succedendo."
Lo guardo, ha gli occhi lucidi, capisco che si senta tradito dal suo migliore amico e merita di sapere la verità.
Ma tra poco inizia la prima ora e ci vorrebbe troppo tempo per spiegargli tutto, così gli dico :"Oggi pomeriggio vieni a casa mia e ti dirò tutto, Mark".
Finalmente il suo sguardo teso si inizia ad alleviare e ad essere più sollevato.

Mentre sto varcando l ingresso mi sento tirare la manica della giacca: é Edith. Oggi indossa la solita felpa di due taglie più grande e la sua immancabile collana: prima o poi devo chiederle chi gliel ha regalata. Lei mi guarda e fa un sorriso stupendo, mentre Mark se ne va sgignazzando.
"Buongiorno", le dico.
"Buongiorno Jamie, come stai oggi?",mi fa lei mentre intreccia la sua mano nella mia.
"Bene grazie, sei sicura di voler far sapere a tutti che stiamo insieme?", le chiedo mentre mi guardo in giro.
"Perché? Mica stiamo insieme?", chiede lei facendo una faccia pensierosa.
"Ah no scusa... devo aver capito male." e non posso fare a meno di arrossire per l'imbarazzo.
Lei scoppia in una fragorosa risata e senza farsi vedere nessuno mi da un bacio e dice:"Certo che stiamo insieme, stupido."
Così mi tira dentro la scuola.
"Posso farti una domanda?", le chiedo io mentre passeggiamo per il corridoio intanto che inizia la prima ora.
"Tanto me la farai lo stesso".
"Ma tu e tuo padre sapevate che avevo dei poteri prima di trasferirvi?".
"Non mi va tanto di parlarne a scuola, comunque non sapevamo che fossi tu il Rajin, ma sapevamo che c'era un nuovo Kami qui, credo perché mio padre conosceva il tuo, forse."
"Capisco, grazie Edi."

Sto seguendo la lezione di chimica, ma sono molto annoiato e cerco di distrarmi un po' con Edith, ma lei mi ignora perché è intenta a seguire la spiegazione. In questi casi la scelta migliore è sempre guardare fuori la finestra. La nostra scuola è dotata di un enorme giardino, con un campo da basket e da calcio dove ci allenamo durante l ora di educazione fisica. Mi vengono in mente tutte le partite che facevamo io ed i miei amici, e ripenso a quando io e Mark abbiamo stretto amicizia. Io stavo sotto il canestro e cercavo in qualche modo di far finire la palla in quel dannato cesto ed ero rimasto lì fino al tardo pomeriggio. Ad un certo punto vengo raggiunto da Mark, che si presenta e mi spiega che dovevo sempre cercare di colpire il rettangolo rosso: da quel momento siamo diventati inseparabili. Mi perdo nei miei pensieri quando tra le figure di me e Mark che giocano a basket fa capolino un uomo, vestito con maglia e pantaloni scuri e un capello da baseball bianco. Ritorno alla realtà facendo sparire i ricordi e guardando meglio vedo che l uomo non è da solo, ma si aggiungono a lui altri individui vestiti allo stesso modo, forse una cinquantina. Li vedo che si sparpagliano e iniziano a disporsi in maniera strana intorno alla scuola, credo in maniera circolare ma non riesco a capire bene da qui. Mi allarmo, cerco di avvisare Edith, ma lei continua a non pensarmi, non so cosa fare.
Mi giro di nuovo e vedo che l uomo con il cappello bianco si accovaccia a terra e da dei piccoli pugni al terreno. Come se fossero marionette gli altri intorno a lui fanno la stessa cosa.
"Ci stanno attaccando, diamine" penso e scrivo sul banco l'unica parola che possa allarmare anche Edith : Yokai.
Lei mi guarda spaventata e ci voltiamo entrambi verso la finestra. Adesso un bagliore giallo avvolge il braccio dell uomo e scalglia un pugno sul terreno contemporaneamente ai suoi compagni. Io ed Edith ci guardiamo senza capire, quando il suono della campanella d'allarme spezza il brusio della lezione. E ora la terra, le pareti, la scuola, tutto, stanno tremando, come se ci fosse un terremoto.

L'ultimo Raijin: Il Risveglio Dei KamiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora