Capitolo 18-"Per Dimenticare"

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Anastasia Pov:
Sono passate 24 ore, Christian se n'è andato lasciandomi qui da sola con un guaio più grande di me. Aveva promesso che non mi avrebbe mai fatta soffrire, sono così arrabbiata. È come se dal mio corpo se ne fossero andati tutti i sentimenti, non ho voglia né di sentirlo né di vederlo. Ho ignorato tutte le sue cinquanta chiamate. Se mi avesse amata davvero avrebbe trovato una soluzione insieme a me, invece ha preferito lasciarmi da sola a patire.
Non so come reagirò quando tornerò all'università, dovremo parlare sicuramente ma non ho alcuna intenzione di rinunciare a questo essere che sta crescendo dentro di me, è solo una scelta sua se restare con me e vivere questa esperienza come una piccola famiglia oppure andarsene. Il pensiero è così orribile che cerco di reprimerlo il prima possibile; mia madre sta bussando nuovamente alla porta, sto ignorando volontariamente anche lei. Non voglio ancora dirle del bambino, vorrei partire domani per Portland, l'aria qui è diventata soffocante e non sopporto nessuno.
<< Anastasia tesoro apri, è da ieri che non tocchi cibo è successo qualcosa? >>.
<< Va via mamma, no sto bene sono solo un po' stanca >>.
<< Non mi mentire è perché Christian è andato via? Ti manca? >> ma come fa a capire sempre tutto questa donna?.
<< No mamma >>.
<< Ana, tesoro raggiungilo, gli uomini sono così, a volte hanno bisogno di essere rassicurati, sicuramente avete delle lacune da chiarire, non me la sono bevuta quando mi ha detto che doveva partire per delle questioni urgenti, ti ho vista sulle scale a piangere >>. Inizio a singhiozzare senza sosta, riesco solo a far stare in pensiero tutti.
<< Ah basta! Non riesco più a sentirti così, ti ordino il primo last minute online e partirai, devi fare quello che è meglio per te stessa >> dopo queste parole, non posso fare altrimenti che apro la porta e mi fiondo tra le sue braccia. Era da molto che non sentivo il suo affetto così vicino, nonostante tutto le voglio bene. Infondo chi non prova affetto per la sua mamma?.
Inizio a fare le valige e decido di mettere anche il test di gravidanza.
Ho deciso che appena arriverò prenderò appuntamento per un ecografia, per avere la certezza al 100%.
Sono all'aeroporto, tra circa quaranta minuti ho il volo, si ritorna alla realtà e stavolta torniamo in due, mi accarezzo la pancia. In quel momento mi risulta la cosa più naturale del mondo. Penso a Christian e a tutte le chiamate che ho ignorato, non riesco a passare sopra al fatto che mi abbia lasciata sola, ma non posso sfuggire sempre ai problemi anche se adesso non me la sento di vederlo, sono ancora furibonda e delusa.
Sto decollando, e mi perdo ad ammirare le nuvole, sembrano dei ciuffi di panna morbidissimi, "no Ana, non pensare sempre a lui basta" , e detto questo cado in un sonno profondo fino all'arrivo.
Decido di prendere un taxi per arrivare al residence, non mi fido molto dell'autobus, in queste condizioni con tutto quel caos può essere pericoloso.
Arrivo nella stanza, finalmente casa, anche se mi sento terribilmente sola. Mi spoglio e mi tuffo sotto il getto di acqua calda, per un momento riesco a reprimere i brutti pensieri. Esco, mi asciugo e decido di chiamare nel frattempo il consultorio per sentire se potrei passare verso le 18.30 per un ecografia. Loro mi dicono che la dottoressa è disponibile per le 18.00 e decido di muovermi a prepararmi.
Indosso dei jeans, una canotta bianca con sopra un golfino color pesca e le converse fucsia, un filo di trucco e sono pronta per andare.
Recupero le chiavi del mio amato maggiolino, è da molto che non guido e sono molto felice di farlo, aiuta a rilassarmi.
Appena arrivo all'ambulatorio le immagini al muro dei bambini piccoli mi fanno sorridere. Una dottoressa molto carina si avvicina a me, si chiama Samuels di cognome ed è molto gentile.
<< Dunque Anastasia, quanti anni hai? >>.
<< Ho diciotto anni, diciannove tra qualche mese dottoressa >>.
<< Sdraiati sul lettino cara, cerca di stare il più rilassata possibile, adesso introdurrò questa sonda per individuare le condizioni dell'utero così almeno potremo capire la tempistica del feto, poi vedremo se è possibile scattare una foto va bene? >>.
<< S-si certo >>.
Introduce dentro di me questa sonda, sono molto tesa e agitata, vorrei solo che Christian fosse qui con me per condividere questo momento. Invece sono sola.
<< Tesoro complimenti, non sei di molto, da poco è avvenuta la fase di attaccamento, dovresti essere all'incirca di tre settimane, ora sentiamo il battito va bene? >>.
Mi limito ad annuire e lei poggia questo strano strumento sul mio addome, gli occhi mi si riempiono di lacrime "quello è il nostro bambino!".
<< Direi che è tutto nella norma, cerca di fare attenzione agli urti, non devi affaticarti, sei molto giovane e quindi sei molto più a rischio va bene? >>.
<< Certo dottoressa grazie mille >>.
Torno all'appartamento, ha detto che non devo affaticarmi, quindi decido di aspettare l'ascensore. Una sensazione strana si incombe di me, sento una presenza che mi fa rizzare la pelle d'oca in tutto il corpo. Lui è qui.
<< Ana.. >> il suo tono di voce trema, sembra distrutto. Ma ancora non me la sento di vederlo, mi affretto ad entrare nell'ascensore e prima che possa raggiungermi finalmente le porte si chiudono. Mi affretto ad aprire la porta, per fortuna sono stata più veloce di lui, anche se di poco dato che sta già bussando insistentemente.
<< Ana aprimi per favore, ho bisogno di parlarti >>.
Decido di ignorarlo e andare a letto, sono davvero stanca ma dubito che riuscirò a prendere sonno. Diventerò una mamma, come farò a dare questa notizia a tutti non lo so. Avrei tanto bisogno di compagnia in questo momento, ma alla fine me la sono sempre cavata anche da sola. Alla fine tra un pensiero e l'altro cado in un sonno profondo, ardenti occhi grigi disperati e spaventati mi stanno dando la caccia.
Il cinguettio degli uccellini mi avverte che è mattina, la mia voglia di alzarmi dal letto e pari a zero, ma almeno l'università mi aiuterà a non pensare a Christian.
Mi alzo dal letto e mi sforzo di mangiare qualcosa per colazione, vado in bagno mi lavo i denti e decido cosa mettermi, opto Per dei pantaloni neri delle converse rosse e una T-shirt bianca.
Appena esco dalla porta ho la strana sensazione di essere osservata, ma purtroppo non è la prima volta che mi faccio certe paranoie quindi decido di incamminarmi verso l'ascensore.
"Santo cielo! Questo ascensore stamani non vuole proprio arrivare e che cazzo, sono anche troppo di ritardo per una volta a fare le scale non mi farà male" detto questo mi in cammino verso la rampa, sento dei passi sempre più pesanti verso di me come si deve e scarpe col tacco stessero correndo, mi giro di scatto ed ecco che vedo quella donna, Elena, non faccio in tempo a evitarla che ecco che mi dà una una pesante spinta ed io ruzzolo giù per le scale.
Una risata malvagia mi invade le orecchie, ormai vedo tutto sfocato e sento qualcosa di caldo scendere giù per le mie gambe.
" Il mio bambino, no!" E quando vedo la pizza di sangue in cui sono immersa non posso fare a meno che perdere i sensi sbattendo forte la testa sul pavimento.
Christian dove sei?.

Se lo vuoi.. Rimani (Christian&Ana)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora