Capitolo 2 UN NUOVO INIZIO

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2.

UN NUOVO INIZIO

Firenze mi piace da matti. Tutti i pomeriggi, sul tardi, porto Dorry a fare qualche passeggiata evitando gli orari di punta che non sono di certo il meglio per chi aspetta un bambino. Già, sembra strano, eppure è la verità.

Ad ogni modo sono entrata nel terzo mese. Avrei ancora tempo per decidere di non tenerlo, ma è più forte di me. Non riesco neppure a sfiorare l'idea. Al consultorio mi hanno fatto vedere di tutto, quanto basta per cambiare idea nel caso in cui la mente sfiori solo il pensiero di non tenerlo. Non sarei in grado di ucciderlo. Proprio no, è mio, e non riuscirei per nulla a fermargli il cuore. E' stata un'emozione stupenda, in verità, la prima ecografia, sentire il battito di quel cuore quasi fosse un treno. Mamma poi, quando mi aveva accompagnata era quasi scoppiata in lacrime alla mia seconda visita. Mi è stata vicina più di quanto mi aspettassi.

Adesso, però, sono qui.

Firenze.

Nei libri sembrava diversa, stranamente più piccola, quasi mancasse quel qualcosa che la rendesse stupenda. Forse la penso così perchè amo l'arte.

E la fotografia. Si, amo fare foto, amo avere tra le mani quell'oggetto. Per molti è una semplice macchina fotografica, ma non è così. È molto di più. Abbiamo l'opportunità di immortale le cose, i sorrisi, gli abbracci, il vento tra le foglie, il sole che tramonta, cose che non saranno mai uguali una seconda volta; si, anche il tramonto sa essere unico; per un attimo, abbiamo il potere di fermare le cose e ricordarle così come appaiono in quell'istante per i giorni che verranno, e non importa quanto le cose possano poi essere diverse. Quel momento c'è stato, anche se ritrae momenti di una vita che non è più la nostra, sono ricordi immortali ed è giusto che abbiamo il valore che meritano.

Per adesso mi diverto a fotografare due ragazzi che si tengono per mano nel parco. Ma che credete? Non è una semplice macchina fotografica. E' una di quelle adatte per iniziare ad essere una fotografa professionista, tanto che nella casa nuova mamma e papà si sono convinti ad allestirmi una stanza dove poterle sviluppare e lavorarci. E' bellissimo stare lì con quelle luci rosse e vedere le foto appese ai fili in attesa che prendano forma e colore. La fotografia mi fa sentire viva, mi da quegli attimi per me stessa che non riesco a trovare per la maggior parte del tempo.

Così, eccomi qua, ad immortalare un momento, a renderlo più unico di quanto probabilmente non lo sia già per quei due tipi.

Guardo entro l'obiettivo, sistemo meglio lo zoom, la messa a fuoco e...

Ma cosa diavolo succede?! Mi sento travolgere e scaraventare a terra come se da lì fosse passato l'uragano Katrina. Non ho modo di vedere il mio gioiellino rotolare per terra pochi metri più avanti, ma ho solo modo di realizzare che quel peso che sento addosso sulla schiena non è un uragano, né tanto meno un cane sbucato dal nulla... Peggio: un ragazzo!

Ho il cuore che mi sta uscendo fuori dal petto per lo spavento.

Il primo pensiero è quello di preoccuparmi del bambino, ma la mia caduta piuttosto stupida su quel bellissimo manto verde allevia la mia preoccupazione, quindi sposto la mia furia improvvisa su quel gradasso che mi è salito addosso.

<<Ma posso sapere dove caspita tieni gli occhi?!>>

Mi volto quindi a guardarlo in faccia e per poco non mi viene voglia di prenderlo a schiaffi, si sa cosa si dice delle donne incinte... ormoni a tremila. Soltanto adesso ne capisco il senso.

Lui mi sta guardando con un'espressione dispiaciuta, si alza subito da terra e mi viene incontro ad aiutarmi per alzarmi, ma io faccio da sola, posando le mani sul prato e tirandomi su. Recupero quindi la mia macchina fotografica e mi accerto che sia ancora intera. Dio, se solo si fosse anche lontanamente graffiata...

Le foto che non ho scattatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora