Capitolo 13 ASPETTARE

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13.

ASPETTARE

Mattia

Tornare a scuola non è mai stato più difficile di questo periodo.

È passata quasi una settimana e le cose di certo non migliorano: Aurelìe non si è ancora svegliata, non ha ancora potuto abbracciare sua figlia, la stessa a cui Claudio non fa altro che dedicare il suo tempo. Mi sta quasi simpatico per questo, ma vorrei che ci fosse stato sin da subito per loro. Poi realizzo un pensiero egoista, che se lui non l'avesse respinta lei non sarebbe mai salita a Firenze.

Ma non avrebbe avuto neppure l'incidente.

Quanti se. Quanti ma.

I suoi genitori la vanno a trovare ogni giorno, i medici la tengono costantemente sotto controllo, ma non ci è permesso visitarla. A scuola invece tutti sembrano improvvisamente amarla, chiedono di lei e vorrei mandarli tutti al diavolo. Stupidi fino al midollo.

Vorrei vedere del buono nelle loro frasi, ma l'unica cosa che riesco ad intravedere è la curiosità. La cosa che più di tutte odio nelle persone.

A fatica seguo le lezioni, Clarissa si è seduta al mio fianco a riempire il vuoto di Aurelìe. L'ho abbracciata all'infinito stamattina quando è arrivata che quasi non mi sarei più staccato. Non lo so, ma quest'esperienza sta facendo riflettere un po' tutti, me compreso.

Mi sono reso conto che la vita è breve, fugace ed imprevedibile, e che a fermare il flusso della felicità e l'andare avanti delle cose è la paura.

Invisibile, silenziosa, ma tangibile. Paura di fare delle scelte, di dire o fare le cose sbagliate.

Così stamattina mentre la guardavo negli occhi gliel'ho detto. L'ho guardata e le parole mi sono uscite di bocca da sole.

<<Credo di essere perdutamente ed irrimediabilmente innamorato di te.>> l'ho guardata sorridendo con imbarazzo mentre per la prima volta dopo giorni le ho visto illuminarsi il viso. Mi è saltata addosso riempiendomi di baci e non ho potuto fare a meno che sussurrarle all'orecchio le uniche parole che contano davvero. <<Sì, io credo..>> ho incrociato il suo sguardo <<..io ti amo, Clarissa>>.

<<Ti amo anch'io.>> ci siamo abbracciati, coccolati per quanto possibile in mezzo a tanta gente, ma l'unica cosa che contava davvero eravamo noi due.

Ho paura del domani, paura di cosa succederà, di come si metteranno le cose per Aurelìe, se la bambina riuscirà ad uscire dall'incubatrice senza ulteriori traumi... ho mille paure ed una certezza che le spazza via tutte quante: vivere il presente cercando di essere felice e non rimandare a domani ciò che posso fare oggi, come Aurelìe ha fatto per mesi.

Le foto che non ho scattatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora