Capitolo 9 FOTORICORDO

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9.

FOTORICORDO

Ho lasciato Dorry a distruggere casa, sentivo le sue zampette graffiare la porta di casa in segno di protesta visto che io e i miei abbiamo deciso di lasciarla sola. Sono sicura si vendicherà in qualche modo, anche se la cosa non mi piace visto e considerato che tutte le sue cose sono nella mia cameretta.

Non potevo assolutamente concedergli di farmi compagnia, visto che quello che sto per fare non può vedersi concedere distrazioni.

"SOS

-C"

Questo il testo del messaggio che mi ha mandato Clarissa. Decidere di portare i libri è una sorta di precauzione, sono sicura che il messaggio non è dovuta ad un emergenza di matematica, il mio sesto senso suggerisce altro.

Aspetto tranquillamente alla fermata del bus seduta sulla panchina, non c'è molta gente a dir la verità, se non quei pochi occhi indiscreti che vedono le forme sospette sotto il mio bomberino.

Chissene. Ormai ci sto facendo il callo.

Scorro la home di Facebook dal mio Smartphone, e dopo dieci minuti sono già sull'autobus. È pulito, se non fosse per l'aria viziata dovuta alle troppe persone che vi sono salite. Fortuna ho con me le salviettine imbevute. La sensazione di sporco tra le mani c'è anche se non tocchi realmente nulla. Mi siedo in fondo in modo da poter avere una visuale completa su ciò che succede dentro il bus.

A due fermate più avanti sale una signora anziana, fa fatica a reggersi in piedi. Non trova posto a sedere e quando mi si avvicina mi sento in dovere di farle posto. Mi sorride educatamente, grata di quel semplice gesto che in pochi avrebbero fatto. Il mio ego mi avrebbe suggerito di fregarmene viste le mie condizioni, ma sono incinta, non inabile o malata.

Sono comunque grata a Clarissa per non abitare tanto lontano, visto e considerato che nonostante il traffico e la strada ho impiegato solamente 15 minuti prima di raggiungere il suo portone.

Citofono, attendo due secondi prima che mi apra. Benedetti citofoni con telecamere incorporate.

Salgo rapidamente le scale, Clarissa mi sta aspettando sul pianerottolo del primo piano. Sembra stanca. L'abbraccio, poi la seguo dentro fino in salone. Sua madre l'ho intravista in cucina, l'ho salutata appena, visto che Clare mi ha praticamente trascinata con sé.

<<Ma che fine hai fatto oggi? Non c'eri.>>

<<Lo so che non c'ero.>> mi risponde

Sgrano gli occhi. Qualcosa non va, è evidente.

<<Troppi limoni?>>

Mi guarda male. Io le sorrido per sdrammatizzare e lei sembra rilassarsi visibilmente.

<<Ospiti indesiderati. Hanno deciso che era il caso di farmi compagnia insieme a "miss mal di testa", "mister mal di schiena", "miss mal di pancia" e "i cugini dolori alle gambe". Non sai quanto t'invidio in questo preciso istante.>>

Rido. Lei mi guarda male, ma non posso farci nulla, avevo dimenticato cosa significasse essere una ragazza normale. Non che io non lo sia, solo non proprio... nella norma.

<<Non credo ci sia qualcosa da invidiare.>>

Non aggiunge altro. Si stende a letto con le mani a coprirle il volto, io mi siedo alla scrivania.

Le foto che non ho scattatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora