-twenty-three-

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Remus.
Osservo il tavolo dei Tassorosso alla ricerca di una testolina rosa, ma con scarso successo.
L'ho sognata stanotte. Più che altro ho rivissuto un episodio dove lei era presente.
È successo tanti anni fa, ci scommetto il non-ritrovamento della Mappa del Malandrino che lei non se lo ricorda.
Andromeda aveva accompagnato Sirius al binario, era il nostro settimo anno, e aveva in braccio una piccola bambina di a malapena quattro anni che si disperava, non era molto daccordo sul rimanere in braccio alla madre, ancor meno al cugino, gli ha dato un morso su una mano quando ha provato a prenderla in braccio. Si era calmata soltando quando Sirius, preso dalla disperazione, mi aveva mollato tra le braccia quel piccolo fagotto. Solo a quel punto si era tranquillizzata, mi aveva stretto un dito con la sua piccola manina ed era scoppiata a ridere.
Mi risveglio dai miei pensieri soltanto quando la McGranitt annuncia la nostra partenza fra poco meno di due mesi.
Non avevo notato il suo arrivo al tavolo fino ad adesso, quando vedo Valery lanciarle un occhiata di sfida.
Due rossi si alzano in piedi e mettono una borsa sulla testa del fratello maggiore, facendolo dimenare, per poi sorridere soddisfatti. Io sento uno sguardo insistente sulla nuca e voltandomi trovo l'occhio sano, se vogliamo definirlo così, di Moody puntato su di me.
"La ragazzina è un portento." Mormora.
"Quale raga-" mi interrompe prima che io possa finire la mia domanda.
"Tonks, la Metamorfomagus. L'ho vista schiantare, l'altro giorno, durante uno di questi combattimenti inutili, e non vorrei mai essere nei panni di qualcuno che le va contro. Anche se mi sa che con una maledizione ben fatta la si sistema."
"Ha quindici anni, Alastor, è ovvio che con una maledizione la sistemi."

La cena si conclude ed io sono tra i primi ad alzarmi. Mi dirigo verso il tavolo giallo e nero e le vado incontro.
"vieni con me." Le sussurro passandole vicino. Aumento un po' il passo e, nel corridoio, sento i suoi passi risuonare dietro ai miei. Mi fermo e la aspetto, prendendola poi per mano. La porto fuori nel cortile e la abbraccio, lasciando che sia lei a contemplare la bellezza delle stelle. Io ho un' altra bellezza da contemplare, la sua.

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