Capitolo 23

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Ormai si era fatto tardi, così decidemmo di farci una dormita, anche perché Lorenzo domani avrebbe dovuto andare da Mr.Walter, non so esattamente a far che cosa.

La sveglia di Jar suonò esattamente alle 7.15
"Buongiorno piccola" quel 'piccola' detto da lui mi rallegrava.
"Buongiorno Lorenzo"
Si avvicinò a me e mi abbracciò. Le sue braccia erano per me un'ancora, e senza di lui non farei nulla. Chi c'è oltre a lui nella mia vita?
Francesco? Credo proprio mi odi.
Riccardo? No.
Edoardo? No.
Yuri? Manco mi parla.
Matteo? Mi ha aiutata, ma lo ha fatto solamente per il bene di Lorenzo.
Alaska? Facciamo molta fatica a parlarci...

Vedo che cerca di alzarsi, ma ha ancora male. "Amore,sei sicuro di stare bene?" "Non farci caso a me. Mi sento un peso, e non voglio esserlo per te. Hai già troppe cose a cui pensare." "Penso solo a te tutto il giorno. Per te può sembrare un peso, ma non lo sei. Me ne sarei già andata se tu fossi stato un 'peso'." Con fatica, si ributtò a letto e si avvicinò a me per baciarmi. Quel bacio ragazzi, non lo scorderò mai. Un bacio lungo, niente lingua, ma uno dei baci più belli che Lorenzo mi abbia mai dato. "Amore, ora devo andare." "Che devi fare oggi" "Oggi non uccido nessuno, devo solo parlare con uno" "Ma sei sicuro di star bene Lorenzo? Riesci a malapena ad alzarti" "Infatti ho paura di essere scoperto, perché, in teoria, dopo essere andato da Walter, dovrei andare dal capo... e mi vedrà in queste condizioni..." Disse. Si vedeva lontano kilometri che era agitato, ma riusciva sempre e in qualche modo a nasconderlo. "Potresti inventati una scusa per non andare dal capo" "E quale?" Mi chiese. "Gli dici che hai avuto un contrattempo o cose del genere, insomma... Non so cosa possa dire un mafioso!" "Ah tesoro.... Che farei senza di te!" Disse ironicamente. "Ora vado" e mi baciò. "An Lorenzo... Se ti chiamo...rispondimi" e annuì, come per farmi capire che aveva capito.

Lorenzo

Cercai, senza farmi male, di salire in macchina. Raggiunsi il bar indicatomi il giorno prima per andare da Walter. Non vi era nessuno, apparte lui e sua moglie. Appena mi vide, frugò in una cassetta rossa. "Che cazzo stai facendo?" Chiesi a Walter. "St-sto prendendo i soldi" "MUOVITI" "U-un attimo!" Presi i soldi e andai. Salì nella mia macchina e mandai un messaggio ad Amanda per dirle che sarei andato dal capo. Qualunque cosa fosse successa, l'avrei passata, ma dovevo assolutamente dire al capo che non avrei più fatto parte della mafia. Amanda non risponde. Comincia ad agitarmi e mi fumai una sigaretta. "Appena hai finit con lui, chiamami. Ho preparato le valigie" La chiamai immediatamente.

"Le valigie?!" "Si Lorenzo, andiamo via da questa merda, scappiamo insieme."

'Cazzo. La mia vita ha avuto un senso allora' pensai. Tutte le delusioni e le puttanate che ho compiuto nella mia vita si sarebbero come cancellate, per dare uno spazio ad Amanda e alla vita che avrei trascorso con lei. Accesi la macchina e mi diressi verso il mio caro boschetto.

Scesi dalla macchina e notai che il capo era in piedi, vicino ad una panchina, esattamente quella in cui trovai Amanda per la prima volta.

Notai, inoltre, una macchina nel parcheggio accanto al boschetto... Quella macchina era famigliare. Comiciarono a passarmi per la testa delle immagini, che assomigliavano a flashback. Quella macchina era identica a quella che tentò di uccidermi. Non feci tanto caso a ciò, ma mi diressi dal capo dicendo. "Capo. Non voglio più lavorare. Ho trovato una ragazza e abbiamo intenzione di mettere su famiglia" (inventai una cazzata tanto per non dire che ci saremmo trasferiti)

Lui mi guardò e fece un segno all'aria. "Ah Paggi. Come hai potuto tradire la nostra famiglia"

Sentì uno sparo. Il capo mi guardava l'addome, lo toccai e lo strinsi. Guardai la mano e il sangue era caldo di un colore rosso/nero. Le mie gambe crollarono avanti, come in ginocchio.

Mi misi, con le pochissime forze che mi restarono, a pancia in su e pensai ad Amanda: non mi avrebbe avuto più.

Ringraziai Dio, perché lui mi ha cambiato la vita facendomi conoscere Amanda.

E piansi. Piansi talmente tanto che sentì le lacrime entrarmi nelle orecchie, dato la mia posizione.

Finché non gridai


Amanda

Lorenzo non risponde al telefono. 'Che faccio?' Mi chiesi tra me e me. Corsi verso il boschetto, e lì trovai un corpo disteso per terra. Il fiato mi mancò vedendo chi fosse e mi avvicinai a lui.

Urlai, urlai come non avevo fatto prima. Gli presi la mano e gliela strinsi.

E si, portavo sempre con me la lametta, e cominciai a tagliarmi dovunque, finché non taglia una vena.

"Lorenzo. Sto arrivando, aspettami"


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