capitolo 9

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Elise si svegliò a causa di rumori provenienti da fuori. Voci di ragazzi che si urlavano a vicenda. Pensò che fossero sicuramente i due fratelli. Guardò l'orologio del comodino. Erano le otto meno venti.

-Torch muoviti o quella di storia mi mette l'ennesima nota di ritardo. Che ti è preso oggi? Ti sei svegliato tardissimo- sbraitava Gazelle da dietro la porta. Evidentemente aspettava il rosso davanti alle scale perché nonostante la porta chiusa si sentiva tutto. -non sono affari tuoi. Se urli ancora ti lascio a piedi! E poi non è colpa mia se ogni giorno entri in ritardo di cinque minuti con quell'idiota di Jordan. - gli rispondeva il rosso. Era più in fondo, forse ancora nella sua stanza. Ormai l'avevano svegliata quindi tanto valeva farli calmare un po'. Aprì la porta strofinandosi un occhio.

-la smettete di sbraitare come dei malati? Che succede? - disse ancora assonnata.

-oh, scusa Elise! È colpa di Torch. Dobbiamo andare a scuola e lui si è svegliato tardissimo. - rispose il celeste e lei non si chiese il perché di quel ritardo: lo sapeva.

-ma sono ancora le otto meno venti, di che ti preoccupi? - chiese lei.

-devo fare una cosa e lui lo sapeva, ma gli piace farmelo apposta. Digli qualcosa, sorellina. - disse scherzando il celeste. Elise non capiva se certe azioni e frasi di Gazelle fossero fatte e dette in modo da farla sentire meglio in quel posto o soltanto perché lui era troppo gentile. Sospirò. "Sorellina", in quel momento le era sembrato di risentire suo fratello Axel. Decise di prendere a scherzare anche questa e urlò: -allora fratellone ti vuoi muovere? Sei in ritardo! Non cambi mai! Sbrigati o Gazelle farà tardi! - disse scherzando. Il rosso uscì dalla camera seccato e disse: -guarda un po' che nemmeno sei arrivata e già dai ordini. -

-una sorella che ti sveglia così ci voleva proprio. Andiamo! - disse ridendo il celeste imboccando le scale. Il rosso annuì seguendo il fratello, poi si fermò, fece cenno a Gazelle guardando Elise. Si capirono al volo.

-buona giornata sorellina! - dissero all'unisono.

-anche a voi! - rise lei. I ragazzi scesero e Elise pensò che quei minuti le erano piaciuti. Era bello avere dei fratelli e pensò a quando anche lei ne aveva uno. Era bello, eccome se era bello! Si sentiva sempre protetta.

La perdita dei suoi genitori la aveva distrutta nel profondo. Era piccola e le era rimasto un trauma bruttissimo. Ma quello che la aveva tormentata in tutti questi anni era il fatto che il corpo di suo fratello non c'era. Dove sarebbe potuto andare ferito? Non avrebbe senso. Una delle cose che aggravava la depressione della piccola bionda era la voce del suo fratellone che le risuonava nella testa dicendo: " quando comincerai la prima elementare entrerai nella mia squadra e saremo una coppia perfetta". Ormai non piangeva più per quella frase, le veniva solo un senso di malinconia e di mancanza. Mancanza di qualcosa troppo importante per passarci su e prenderla a scherzare.

Decise di scendere a fare colazione. Trovò i signori Beacons che stavano andando via così li salutò nel modo più allegro possibile e rimase sola. Mangiò una cioccolata calda con biscotti e poi salì in camera. Prese il cellulare e contattò Enea chiedendogli di fare qualcosa dato che la noia la stava assalendo. Lui le rispose quasi subito: certo. Voglio provare il motorino nuovo!! Lei si stupì; sai portare il motorino? Scrisse dubbiosa. No! tra 10 minuti sotto. Non rispose e cominciò a prepararsi. Mise un jeans nero con strappi sulle ginocchia e una felpa con scritto "new york university". Appena pronta scese ed ecco Enea lì fuori su un motorino simile a quello di Torch, grigio, mentre quello di Torch era, ovviamente, rosso.

-stiamo per tornare all'inferno? Quello vero intendo- chiese sarcastica.

-simpatica come sempre. Più o meno lo so portare. - disse lui osservando il mezzo.

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