capitolo 13

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Restarono nella camera di Gazzelle per un altro paio d'ore senza accorgersi dello scorrere del tempo tanto che Gazzelle tornò da scuola e li vide giocare: -che state facendo? - chiese stupito. Loro si fermarono di colpo. Elise indugiò un po', balbettando:- scusa Gazz se abbiamo occupato camera tua.-
-tranquilla ... - disse e si buttò sul letto.
-novità a scuola?- chiese Torch incuriosito da quella faccia. Gazzelle, infatti, esitò a rispondere.
- Gazz, che c'è?-
-ehm, ecco ... King e Torres ... Neppten ...- il celeste non sapeva da dove iniziare ma Torch stava capendo.
-dimmi che ho capito male.- disse Elise con un misto di emozioni in viso. Gazzelle si limitò ad annuire ed Elise spalancò gli occhi, poi si girò verso Torch: aveva la testa bassa, stringeva i pugni e i denti erano serrati. -come sta Neppten?-
-è in ospedale.- disse Gazzelle cauto come se temesse un esplosione di Torch. Quelli che quest'ultimo sperava fossero dubbi diventarono certezze e preso dalla rabbia corse in camera. Con le mani che tremavano chiamò Mark che rispose quasi subito, come se stesse aspettando: -Beacons! Me l'aspettavo una tua chiamata. - disse infatti. Torch era sicuro di averlo sentito ghignare. Si calmò e rispose freddo, non era tipo da fare sfuriate per telefono, preferiva sfogarsi a pugni e calci. Quello sì che lo faceva calmare davvero.
-certo che sei un codardo! Non solo hai picchiato un ragazzo più debole ma lo hai fatto fare pure a due tuoi amici che sono dei colossi, complimenti ti daranno il premio Nobel per la vigliaccheria.- ironizzò il rosso.
-quante parole, Beacons! Sai benissimo che, come te, sono stato sospeso e poi io devo occuparmi di te. Al solito posto a mezzanotte, chiaro?- rispose il biondo andando subito al sodo.
-stasera?-
-ovvio! Che c'è, Beacons? Mamma e papà ti hanno messo in punizione? Oppure devi stare con la mia Elise?- chiese sbeffeggiandolo.
-ci sarò. E mettiamo una cosa in chiaro una volta per tutte: lei adesso è mia! Non so se hai capito perché sennò te lo ripeto.- disse il rosso allungando la parola mia.
-sei patetico! Non ti avevo mai visto così, ma d'altronde Elise fa questo effetto. Bene, a stasera e cerca di venire solo. - disse svelto Mark, poi attaccò. Elise entrò qualche secondo dopo e si chiuse la porta alle spalle: -come stai? - chiese.

-male! È colpa mia!- sbottò il ragazzo arrabbiato, come se Elise c'entrasse qualcosa.
-ei! Vedrai che si rimette- cercò di calmarlo lei accarezzandogli una spalla. -è comunque colpa mia- rispose lui un po' meno arrabbiato di prima. -che ti ha detto Mark? - chiese lei rendendolo incredulo: come faceva a sapere che aveva parlato con Mark. Torch non rispose e Elise smise di fingere che non aveva ascoltato: -non ci andrai!-
-Elise non ho scelta-disse lui mentre la rabbia tornava.
-invece sì- sbottò lei, stufa del fatto che lui rispondesse ad ogni tipo di provocazione da parte del malefico biondo.
-non sono vigliacco come lui- disse facendo pensare ad Elise qualcosa che non avrebbe mai detto: era sicura che Mark non fosse affatto vigliacco, anzi al contrario.
-non è vigliaccheria- disse e la sua coscienza aggiunse una cosa al suo posto: "la sua". Per fortuna Torch non poteva sentire. Elise non voleva pensare che Torch fosse vigliacco, ma non poteva pensare che Mark lo fosse, conoscendolo.
-sì invece. E comunque non puoi obbligarmi.- disse lui con le braccia conserte, dimostrando presuntuosità.
-allora vengo con te.- disse Elise mostrando presuntuosità maggiore rispetto a lui.
-non se ne parla. È successo una volta e non si ripeterà. - disse lui intransigente. Ma per Elise un tono del genere era un tono di sfida.
-nemmeno tu puoi obbligarmi.- rispose lei.
-Elise, non costringermi a chiuderti in camera- intimò lui.
-ma ...- cominciò lei provando a replicare.
-niente ma. Fai come ti dico io, lo faccio per te. - disse lui. Elise sbuffò e incrocio le braccia. Gli raccomandò di stare attento e lui le sorrise, poi aprì le braccia e lei ci si buttò dentro. Era bello stare in quel rifugio che aveva un non si sa che di paradisiaco.
-devo ancora dirlo a Gazzelle.- disse Torch rovinando, a parere di Elise, il momento.
-vai adesso?-
-vorrei ma non so cosa dire- disse lui allargando le braccia.
-la verità- disse lei senza altre idee. Lui annuì, le diede un ultimo bacio e uscì. Andò verso la camera di suo fratello. Lo avrebbe odiato, sapeva solo questo. Forse però era vero, Gazzelle non aveva una bella vita: andava solo bene a scuola, era solo una piccola soddisfazione. Torch si era spesso accorto che suo fratello faceva delle ricerche in internet, forse cercava i suoi veri genitori. Entrò senza bussare, non lo faceva mai.
-ti è passata la rabbia? Pensavo volessi bene a Neppten ma evidentemente sei troppo accecato da Elise.- disse Gazzelle arrabbiato.
-io devo dirti una cosa- disse lui lasciando perdere ciò che il fratello aveva detto.
-so già tutto. Icer è venuta da me con tanto di sorrisino fiero e mi ha detto tutto. Io ho sempre detto che sei un figlio di puttana, ti è sempre piaciuto vedermi stare male.- disse tutto d'un fiato Gazzelle.
-non è vero, Gazz, anche se non lo dimostro ti voglio bene. Sei mio fratello!- sbottò il rosso.
-non è vero! Non sono tuo fratello. Non posso essere tuo fratello se fino a un paio di anni fa ignoravo del tutto la tua esistenza-
-smettila! Non è colpa mia se ... - ma Gazzelle non lo lasciò finire: - non è colpa tua se Elise è una puttana come tutte quelle che cadono ai tuoi piedi! - urlò. Torch lo spinse e poi, con un dito puntato al petto dell'altro, disse: -prova soltanto a ripetere che Elise è una puttana e ti faccio rispedire in orfanotrofio. -

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