Capitolo 22

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Il giorno dopo, Elise si svegliò verso le 9.30. Si alzò e aprì le tende. Fuori c'era un sole magnifico che fino a quel giorno non c'era mai stato, ma d'altronde erano a Londra, in Inghilterra, dove era più frequente che il cielo fosse grigio, invece che azzurro quasi sempre come in Italia. Ah, l'Italia! Forse Londra non sarebbe mai diventata casa sua veramente, non sapeva nemmeno quanto sarebbe rimasta, visto il suo matrimonio obbligatorio. Sicuramente non si sarebbe sposata e, per come stavano le cose in quel momento, non avrebbe potuto contare su Torch nemmeno se lui si fosse offerto, dato che il suo orgoglio aveva sempre avuto la meglio su tutto. Quindi l'unica cosa che le rimaneva era andarsene con Enea. E la cosa era anche parecchio invitante: non solo avrebbero girato il mondo, ma lo avrebbero fatto al fine di cercare suo fratello.
Eliminò quei pensieri e prese il cellulare.
4 messaggi da Enea:
1. Ei Elise, ci sei?
2. Hai parlato con Torch?
3. Che ti ha detto?
4. Avete fatto pace o avete litigato?
Decise di chiamarlo. Rispose quasi subito.
-buongiorno Elise- le rispose allegro come sempre.
-buongiorno a te- stranamente anche lei si sentiva allegra. Forse perché la prima voce sentita quella mattina non era stata quella del fiammifero insopportabile, bensì quella del suo migliore amico, che si rivelava pieno di allegria già di prima mattina.
-allora? Hai parlato con Torch?- Elise mugugnò qualcosa in risposta perdendo un po' dell'allegria che aveva.
-racconta, sono curioso di sapere cosa ti ha raccontato-
-mi ha detto che ha risposto in quel modo ai genitori di Icer perché non poteva fare altrimenti- cominciò mentre si guardava allo specchio. Non era in uno stato pietoso, quindi sistemò un po' la maglia e scese in cucina, certa che non avrebbe trovato il rosso dormiglione -perché se avesse risposto di no sarebbe venuto fuori che è sta con me e chissà cosa sarebbe successo- continuò, ma interruppe il discorso quando arrivò in cucina e ci trovò proprio il ragazzo antipatico che beveva una tazza di caffè latte. Alzò gli occhi su di lei e poi li abbassò nuovamente, come se si sentisse in colpa per la sera prima. Idiota, pensò lei.
-Elise, tutto bene?- chiese Enea che non la sentiva più.
-sì, dammi solo un attimo per cambiare stanza. La cucina è piena di gente di merda- affermò lei guardando il rosso dritto negli occhi. La risata fragorosa di Enea all'altro capo del telefono era così forte che riecheggiò nella cucina e la sentì pure Torch, che accennò appena un sorriso.
-mettimi in vivavoce un attimo- chiese l'amico ridendo ancora. Elise eseguì ed Enea parlò a Torch. -amico questa ti ha distrutto, ammettilo.-
-lo ammetto, lo ammetto.- rispose il rosso ampliando di poco il sorriso.
-oh...- sussurrò Enea stupito dalla sincerità del ragazzo all'altro capo –Elise, io devo proprio andare-
-ah sì? E cosa devi fare?-chiese lei dimenticando di togliere il vivavoce.
-ti avevo detto che dovevamo andare a fare compere e poi vi voglio solo lasciare soli. Comunque se nella cucina c'è solo lui direi che puoi anche restare, è un bravo ragazzo in fondo- rispose lui facendo pentire Elise della sua dimenticanza.
-grazie per le ultime due parole, Enea!- disse Torch ridendo.
-oh pardon, non pensavo fossi ancora in vivavoce. Vabbè, ciao ragazzi!!- attaccò e i due si guardarono. Elise fece per salire sopra ma lui si alzò in velocità facendo schiantare la tazza al suolo per fermarla. Lei lo guardò male e lui sbuffò.
-andiamo, Elise! Ti ho chiesto scusa!- disse lui seccato.
-no, non l'hai fatto!- disse lei che aveva memorizzato tutta la conversazione: non le risultava che lui avesse pronunciato la parola "scusa".
-ti devo dire la verità: speravo che non ti ricordassi questo particolare- disse lui sorridendo.
-invece me ne sono ricordata.- disse lei che aveva scartato la frase "ricordo tutte le parole, come faccio a dimenticarmi?"
-dannata la tua memoria di ferro!- disse con una mezza risata -Ti ho spiegato più di una volta le mie motivazioni, che devo fare di più?- disse lui volendo apparire seccato dal suo comportamento. Da un lato lo era, non era il tipo da correre dietro a una persona per farsi perdonare, dall'altro capiva che gli veniva difficile non farlo.
-una cosa sola: non rompere!- disse lei spegnendo ogni speranza del ragazzo. Era sicura che se non si fossero parlati quando lui le aveva riportato il telefono e lui non le avesse detto in quel modo avrebbe avuto qualche possibilità in più di essere perdonato.
-perché?- chiese lui quasi urlando.
-perché non stiamo insieme: tu stai con Icer e io ... - si interruppe pensando al fatto che lei non stava con nessuno. Anche l'arrivo di un messaggio la interruppe: numero sconosciuto.
Buongiorno principessa, ti va se ci vediamo appena esco da scuola? Per pranzo ti riaccompagno.
-chi è?- disse Torch leggendo il messaggio. Elise rispose al numero con la stessa domanda che le aveva fatto Torch.
Edgar, rispose.
-come fa ad avere il tuo numero?- chiese ancora Torch.
-io non gliel'ho dato- si giustificò lei perplessa. Torch la guardò come se aspettasse che lei dicesse qualcosa e la bionda gli chiese aspramente perché facesse in quel modo.
-che hai intenzione di fare?- chiese il rosso come se pretendesse una risposta.
-sicuramente non ti deve interessare.-
-va' al diavolo.- disse Torch andando a pulire i residui della tazza e del caffè e latte.
-anche tu- rispose lei cominciando a risalire le scale.
-andiamo insieme?- scherzò lui mentre raccoglieva i cocci.
-no, non sei una bella compagnia.- lei salì in camera e, calmatasi un po', pensò a Edgar. A chi poteva chiedere? Enea? Enea. Chiamò di nuovo e questa volta lui aspettò un po' a rispondere, quasi quanto dare la sua opinione:-Elise, scusa ma perché ti poni questi dubbi se Edgar non ti piace?-
-ecco, non lo so, non sapevo cosa rispondere.- disse lei incerta.
-sai quand'è successa questa cosa? La prima volta che Mark ti ha parlato in chat- disse l'amico, poi si mise a riflettere. -non ho mai capito perché ti abbia scritto in chat se eravamo nello stesso posto.-
-la cosa è diversa: Mark mi piaceva, Edgar non mi piace. Forse perché la cosa mi è stata imposta, forse sarebbe anche potuto risultarmi simpatico, ma in questo caso se penso che è simpatico mi ricordo che lo dovrei sposare e la cosa non mi va affatto- disse lei velocemente come un robot.
-Elise, ti dico la verità, non ti sarebbe piaciuto comunque, non è quel tipo di ragazzo. E comunque ti ho già detto che se non lo vuoi sposare andiamo via.- le rammentò lui.
-con quali soldi, Enea?- Elise si era posta questa domanda un paio di volte dopo il discorso che il suo migliore amico le aveva fatto. Enea non rispose, non che a questo non avesse pensato ma non erano i soldi la cosa importante per lui, ma il fatto che Elise non doveva assolutamente sposarsi. Non erano nel medioevo, perciò la bionda non doveva essere sotto il controllo di nessuno.
-non è questo il punto- si decise a dire -sei come una sorella per me, non permetterò che ti obblighino a fare cose che non vuoi fare e che ti rovinerebbero la vita.- lei lo ringraziò. -sta' zitta, quante volte ti ho detto che quel grazie non ha alcun senso? - sbottò lui -Comunque se non vuoi sposarlo, non ci uscire. È inutile far credere a lui e ai suoi genitori che ti vada bene sposarlo. Se c'è la minima possibilità di impedire questa assurda unione, non ci resta che provare.-
-giusto, hai ragione.- disse lei, convinta questa volta.
-come sempre, aggiungerei.- disse lui modesto come sempre.
-sempre il solito.- rise lei. Poi si salutarono e lei non perse tempo per rispondere ad Edgar: no, non mi va, mi spiace. Lui visualizzò, ma non rispose. Il suo stomaco le ricordò che a causa della presenza di Torch non aveva fatto colazione. Quindi scese al piano di sotto e, fortunatamente, il rosso non c'era.

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