Capitolo 11

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Il vento mi sferzava la pelle del viso e a malapena riuscivo a tenere gli occhi aperti.

Ogni mia singola parte del corpo era attratta dalla terra sottostante, come se fossi una parte di essa da rimettere al proprio posto, con i piedi attaccati al suolo.

Le cime delle rigogliose cime degli alberi si facevano sempre più vicine, ormai riuscivo a sentire distintamente l'odore delle foglie bagnate dalla rugiada.

Quelli erano gli istanti che avrebbero separato chiunque da morte certa, ma io avevo la possibilità di scegliere.

Spalancai le ali, che fino a quel momento erano rimaste immobili dietro la schiena. Immediatamente mi sentii spingere verso l'alto, come se anche il cielo mi stesse richiamando a sé.

Sfiorai una foglia con le dita, per poi spiccare il volo vero e proprio. Il volo in cui ero io a decidere dove andare, quale corrente seguire e con quale velocità percorrerla.

Ero libera.

Con pochi battiti d'ali raggiunsi la cima del nido delle Aquile, dove vidi i Nani raggruppati nel punto in cui ero caduta. Volai appena sopra le loro teste, ma alcuni di loro di abbassarono comunque, forse pensando che non sarei riuscita a schivarli.

Invece battei le ali e volai più in alto, abbastanza da poter toccare le piccole nuvole bianche presenti quella mattina nel cielo. Lassù vi era un silenzio quasi surreale, una pace assoluta.

Guardai verso le Montagne Nebbiose, imponenti e apparentemente sicure per chi cercasse di attraversarle. In realtà sapevo bene quali insidie vi si nascondevano, ma soprattutto sapevo che Azog il Profanatore le stava battendo palmo a palmo, sulle tracce della compagnia di Thorin.

Era ancora distante, ma presto l'avrebbe raggiunta.

Ritornai velocemente al nido, dal quale i Nani si stavano calando con delle corde, così come Gandalf e Bilbo. Decisi di attenderli ai piedi della discesa, dove vi era una fitta foresta utile per far guadagnare tempo alla compagnia, confondendo le loro tracce e creando false piste.

Atterrai in un piccolo spiazzo erboso, dove li attesi appoggiandomi ad un albero. I primi ad arrivare furono i giovani nipoti di Thorin, Fili e Kili. Loro due mi ricordavano in un certo senso me e Sauron o, almeno, quello che un tempo eravamo stati l'una per l'altro.

Fratelli, uniti non solo da un legame di sangue ma anche da un profondo rapporto di amicizia e affetto.

Pian piano arrivarono anche gli altri membri della compagnia, alcuni lamentandosi per aver preso i piedi di qualcun altro in faccia. L'ultimo ad arrivare fu Thorin, accompagnato da Gandalf e dallo hobbit. Quest'ultimo aveva una strana espressione sul volto ed era assorto nei suoi pensieri.

Più lo osservavo e più un brutto presentimento si faceva largo nella mia mente. Senza accorgemene avevo portato una mano sul petto, esattamente dove nascondevo la cicatrice a forma di mezzaluna. La pelle intorno ad essa cominciò a bruciare, come se stesse per riaprirsi da un momento all'altro. Ma i lembi di pelle rimanevano attaccati, causandomi però una fastidiosa sensazione. Non era mai capitato prima d'allora che mi sentissi in quel modo, nemmeno quando la ferita si era rimarginata da sola sotto il mio sguardo smarrito.

Qualcosa era cambiato in Bilbo.

-Va tutto bene Belthil?- mi chiese Gandalf.

-S-si ... non è niente ... devo solo riabituarmi un momento alla terraferma ..- mentii.

Era difficile continuare a nascondere la verità, soprattutto a chi mi voleva bene, ma sapevo che era necessario.

-Dobbiamo andare se vogliamo sfruttare la luce del giorno, i Mannari non sono lontani.- dissi per distogliere da me l'attenzione dello stregone.

-La Custode ha ragione, muoviamoci. Non manca ancora molto alla Montagna Solitaria, ma con un branco di Warg alle calcagna non abbiamo tempo da perdere.- mi diede ragione Balin.

Mi distaccai dall'albero a cui ero appoggiata e mi preparai a partire, ma i Nani non si mossero. C'era qualcosa che attirava la loro attenzione, qualcosa attaccato alla mia schiena.

Le ali, non le avevo ancora ripiegate. In realtà non sapevo neanche come fare, dato che erano diverse rispetto a prima: non erano più fatte di fiamme, ma erano diventate ali vere e proprie, con morbide piume color oceano dalle sfumature violacee e azzurre.

Chiusi gli occhi e feci un respiro profondo, per poi evocare nella mente la Fiamma.

"Tollen i lû. Namaarie, tenna' ento lye omenta"

E appena finii di pronunciare mentalmente queste parole, sentii svanire il peso delle ali: si dissolsero nell'aria, tramutate in sottile cenere bluastra e trasportate via dal vento.

-Adesso possiamo andare- affermai incamminandomi nella fitta boscaglia.

Non mi voltai nemmeno una volta, continuavo ad andare avanti. Sapevo che la compagnia mi stava seguendo, infatti percepivo i pesanti respiri dei Nani, i passi leggeri di Bilbo e l'odore del fumo proveniente dalla lunga pipa di Gandalf.

Seguivo i sentieri più stretti e meno percorribili, dove i Warg avrebbero trovato maggiore difficoltà a seguire le nostre tracce, anche se i Nani continuavano a lamentarsi e a proporre sentieri differenti, molto più larghi e con pochi ostacoli.

Quando il sole cominciò a calare, cominciai a cercare un luogo dove avremmo potuto accamparci: i Nani erano visibilmente affaticati, così come Bilbo, il quale non era affatto abituato a questo tipo di viaggio.

-Possiamo accamparci lì per questa notte- dissi indicando un piccolo spazio erboso, riparato dalle fronde degli alberi che vi ricadevano dalla sommità dell'entrata di una grotta poco profonda.

-Possiamo parlare un momento?- mi domandò Gandalf - in privato ...- aggiunse riferendosi agli altri membri della compagnia, in particolare a Thorin.

E mentre i Nani e Bilbo cominciarono a disporre l'accampamento, mi allontanai seguita dallo stregone grigio, il quale aveva un espressione preoccupata sul volto.

ANGOLO DELL'AUTRICE

Salve:) anche se leggermente in ritardo, ce l'ho fatta a pubblicare.

Chissà cosa deve dire Gandalf alla nostra Bel ...

Bacioni

Giulia:3


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