Capitolo 15

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Grazie ai cavalli di Beorn riuscimmo a risparmiare molto tempo e fatica. A differenza dei Nani, avevo deciso di cavalcare a pelo in modo da avere un contatto diretto con Akira, che rimaneva sempre davanti alla comitiva grazie alla sua velocità, anche se in realtà non la stava sfruttando a pieno.

Stare a contatto con lei era come fare un tuffo nel passato, rivivendo molti momenti spensierati ma anche difficili e dolorosi. Lei mi ricordava Mithlond, la brezza marina, lo scroscio delle onde, la maestosità di quella città, ma soprattutto rappresentava la gentilezza e il coraggio di Gil-Galad: un Re saggio, un modello da seguire e da ammirare. La promessa di tenere suo figlio Calen al sicuro era ancora impressa nella mia memoria. Una promessa che pensavo di aver rispettato quando avevo abbandonato il mio Melamin in una radura, prima di entrare a Mordor per affrontare Sauron; ma in realtà l'avevo infranta, e non mi sarei mai data pace finché Calen non sarebbe stato al sicuro.

Solo in quel modo l'anima di Gil-Galad avrebbe potuto riposare in pace nelle Aule di Mandos, dove gli Elfi strappati dal loro corpo mortale attendono la propria rinascita.

-A cosa stai pensando?- mi chiese Gandalf spronando il suo cavallo per affiancarmi - Di solito non sei così silenziosa.

-Al passato ...

- A volte è meglio pensare al presente più che al passato. Ciò che è stato rimarrà per sempre immutato, ma quello che accadrà in futuro si basa sulle scelte del presente, giuste o sbagliate che siano.

Lo stregone aveva ragione, dovevo concentrarmi sul presente. Un grande pericolo incombeva sulla Terra di Mezzo e questa volta non potevo permettermi di fallire.

Raggiungemmo il confine di Bosco Atro prima che il sole cominciasse a tramontare, mentre delle grosse nuvole grigie avevano cominciato ad oscurare il cielo. Ci fermammo di fronte alla Porta degli Elfi, costituita da alberi di pietra i cui rami formavano un arco acuto; oltre di esso vi era una piccola fontana circolare dalla quale non fuoriusciva più acqua, permettendo così che il muschio crescesse all'interno della vasca. Dopo aver sceso alcuni gradini di pietra, vi era l'inizio del sentiero che attraversava la foresta, affiancato da una statua interamente coperta da alberi rampicanti.

-La Porta degli Elfi! Qui c'è il nostro sentiero attraverso Bosco Atro. - esclamò Gandalf scendendo da cavallo.

-Nessun segno degli Orchi, la fortuna è dalla nostra parte! - affermò Dwalin, ricevendo sia da me che da Gandalf un'occhiata dubbiosa: quella non poteva essere semplice fortuna, doveva esserci qualcosa sotto.

Da lontano, sulla cima di una collina, vidi un enorme orso guardare nella nostra direzione: Beorn. Anche Gandalf lo notò, per cui disse ai Nani di liberare i pony e lasciarli tornare dal loro padrone.

-Questa foresta sembra ... malata, come se una malattia l'avesse colpita. Non c'è modo di aggirarla?- chiese Bilbo osservando la foresta.

Aveva ragione, c'era qualcosa di strano: le foglie erano cupe, quasi grigie, i rami erano fragili e spezzati in più punti; numerosi rovi avvolgevano i tronchi degli alberi, come se li stessero soffocando.

-No, a meno che non andiamo duecento miglia a Nord o il doppio di quella distanza a Sud. - gli rispose lo stregone sospirando.

Superai l'arco per osservare meglio le condizioni della foresta, seguita subito dopo da Gandalf. L'aria cominciò a farsi pesante, mi sentivo soffocare, come se i rovi mi stessero avvolgendo tra le loro spine. Portai una mano alla cicatrice, che aveva iniziato nuovamente a bruciare non appena avevo varcato la Porta.

L'Istari sembrava non sentire nulla e decise di avvicinarsi alla statua. Rappresentava un'Elfa coperta da un lungo mantello, il cui volto perfetto era caratterizzato da uno sguardo che pareva triste e lontano.

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