2 - Sogno e realtà

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Sognai di essere a New York. Stavo seduto in un bistrot all'angolo di una strada pedonale. Sulla sedia accanto a me stava seduta la donna del '600. Ma, in luogo dei suoi bei boccoli biondi, aveva dei meravigliosi, lucenti capelli rossi che ora sembravano infuocati dalla luce del sole che la colpiva alle spalle.

- Un'altra birra?     Le chiesi.

Parlavamo in inglese. Lei era un'hostess che, l'organizzazione del convegno a cui presiedevo, mi aveva messo a disposizione per quei giorni. Io, un artista di fama internazionale, ero lì per discutere in merito alla mia teoria di realizzare abitazioni uniche come opere d'arte. Curate da abili artigiani, realizzate seguendo un progetto che arriva fino al dettaglio di asciugamani e lenzuola. Il mio studio aveva sfornato già un migliaio di progetti. Il team a cui, costantemente, stavo a capo, tra pochi giorni avrebbe raggiunto un invidiabile traguardo. Trecento opere, realizzate e consegnate, nelle località più belle del pianeta. Tutto era stato organizzato per festeggiare alla grande il quinto compleanno dalla fondazione di "Ο ήλιος του μεσονυκτίου". "Il Sole a mezzanotte", la mia azienda itinerante. Sarebbe accaduto in concomitanza con l'inaugurazione, appunto, dell'opera # 300. Si prevedeva un rave party in quella immensa proprietá, di cui era stata resa nota solamente la data di inizio.

Avevo progettato e realizzato un villaggio unico al Mondo. Esclusivo come il suo committente e proprietario. Una main house da milleduecento metri quadrati, centoventi bungalows ed una molteplicità di altre costruzioni accessorie.

I bungalows, delle abitazioni di tutto rispetto da 60/90 mq., erano stati dislocati nel lato piccolo del parco. Si trattava di una appendice di oltre dieci ettari. Il suo totale ne comprendeva altri trentotto, di cui circa quattro coperti da un lago balneabile artificiale.

Il committente era un trafficante di diamanti. Aveva eletto quell'angolo di Mondo per realizzare il suo, di Mondo. Era ancora senza figli, con i suoi 38 anni ed aveva un progetto di vita molto singolare, giá ben definito nella sua mente. Almeno la metà di quei bungalow, sarebbero stati occupati da altrettante donne di estrazioni e provenienze tra le più svariate. Ognuna di esse gli avrebbe dato uno o più figli che, tutti assieme, avrebbero costituito la popolazione futura di quel posto. Le prime tre donne erano già pronte a prendere possesso. Due di loro avrebbero partorito nel giro di pochi mesi.

Friday o Fry, come preferiva farsi chiamare quell'uomo, era nato in Namibia quando questa era ancora era la regione Nord-Ovest del Sudafrica. Aveva poi vissuto un'esistenza travagliata fino ai suoi diciassette anni. Era stato sbattuto dalle coste deserte sull'Oceano Atlantico, dove aveva vissuto nudo per quasi due anni, alle montagne nevose nel Nord del Canada, al confine con l'Alaska.

In quel primo luogo, il padre, un ricco baby pensionato tedesco, amava immergersi per esplorazioni faunistiche. La mamma, bellissima ma dannata gitana di sangue misto ispano-bulgaro, giocava a fare l'artista. Nel suo gioco, era compreso l'abuso di sostanze psicotrope. In quelle condizioni, dimenticava completamente il suo bimbo per ore, giorni, anni.

Le uniche preziose nozioni di vita, Friday, le aveva ricevute dal padre. Quando non era in immersione, Mike, si dedicava completamente al suo caro figliolo. Almeno fino a quando le frequenti crisi di nervi di Pilar, non lo distoglievano. Ma, anche in questi casi, non lo dimenticava mai e non lo perdeva di vista. Anche lui era stressato dalla enorme pressione che gli causava il vivere, da anni tutti i giorni, a stretto contatto con la folle che aveva sposato. Riusciva a distrarsi solo con il diving. Quello era stato il suo unico rifugio, durante  quegli anni. Sicuramente lontano da lei che aveva provato a coinvolgere all'inizio della loro storia. Era stata molto brava, Pilar, a dissimulare le sensazioni di soffocamento e terrore che la avevano pervasa. In tempi normali, quando ormai aveva esternato la sua vera natura, dopo la nascita del loro unico figlio, non avrebbe resistito. Si sarebbe infuriata per giorni, riversando su Mike fiumi di parole di odio e di malefici ai limiti della stregoneria.

La situazione, portò Friday ad una venerazione verso il padre, che rimase per anni il suo unico amico e persona di riferimento. Di riflesso, generò una completa indifferenza verso sua madre. La chiamava abitualmente: "la pazza". 

La mancanza di contaminazione esterna, per la completa solitudine in cui vivevano ovunque si spostassero, gli fece accettare la situazione con normalità. Quella era l'unica possibile, non esisteva confronto. Niente vicini, niente televisione = niente confronto. Il collegamento con il Mondo avveniva solo tramite una radiolina che il padre accendeva la mattina appena sveglio e spegneva prima di accostarsi. Era perennemente sintonizzata su di una stazione che trasmetteva Jazz, Blues e Swing.

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