5. Stalker a scuola

107 8 0
                                    

"Uno, due e...Tre!"
Scattai verso l'ingresso, tirandomi dietro il borsone da sport. Scesi le scale di corsa, saltando i quattro gradini ultimi, atterrando con un sonoro tonfo. Mi raddrizzai, voltai a destra, scansai il comodino con sopra la lampada della hall e caricai verso la porta aperta, inciampando nel tappeto del portico.
«Meta!» urlai, allungando la mano per afferrare lo stipide e spingermi fuori.
«Beccata.»
La porta si chiuse di botto, o meglio, venne chiusa da una mano bianca.
Andai a sbattere contro la porta blindata, trascinandomi il borsone dietro.
«Ancora mi domando come tu faccia a uscire fuori dai muri.» osservai, massaggiandomi il naso. «Un secondo fa non c'eri.»
«Dove stavi andando?» chiese, ignorandomi alla grande.
«A fare pattinaggio. Sai, è uno sport.»
«Perchè stavi scappando?» chiese,sospettoso.
«Altrimenti mi seguiresti. Non ho bisogno della bambinaia.» sbuffai, riprendendomi la borsa.
«E chi ti ha detto che ti avrei seguita ovunque? Solo perchè sono venuto all'uscita di scuola, non vuol dire che ti starò appiccicato.» disse, roteando gli occhi.
«Quindi posso andare? Senza di te?» chiesi incerta.
«Si.» tirai un sospiro di sollievo.
Uscì senza nemmeno salutarlo e presi il primo autubus per il centro citta.
Io adoravo pattinare sul ghiaccio. Era la mia passione fin da quando ero piccola e non me ne ero mai distaccata. Mi piaceva il modo in cui le pattinatrici danzavano sul ghiaccio, la luce passionale nei loro occhi e l'atmosfera alla quale davano vita.
Era il mio piccolo mondo magico, dove potevo scappare ogni volta che volevo.
Timbrai la tessera una volta arrivata e mi cambiai.
Non appena toccai il ghiaccio con la lama dei pattini mi sentì immediatamente meglio. Iniziai semplicemente con il pattinare sulla pista, senza troppo scomodarmi.
Avevo talmente tante cose per la testa che sembrava stessi per scoppiare.
Prima di tutto veniva l'eredità di mio nonno Morgan e non parlo solo di Armaros, ma anche della biblioteca. L'avevo trascurata abbastanza e forse, in mezzo a tutta quella polvere, c'era qualcosa che poteva aiutarmi a schiarire le idee; avevo sfogliato due libri in tutto, tra cui uno che non ero nemmeno riuscita a decifrare, e poi avevo gettato la spugna.
In secondo luogo c'era il fatto che esistessero cinque demoni maggiori a Londra, ma io ne avevo incontrati solo due. La cosa che mi scioccava non era il fatto che creature che credevo fossero essere cavolate erano reali, ma il fatto che persone che conoscevo da tempo, come Laurence, avessero a loro volta un demone. Non l'avrei mai scoperto se Armaros non fosse venuto a scuola.
E chissà quanto altro ancora era rimasto celato ai miei occhi!
Scossi la testa, evitando di pensarci e presi a voltaggiare sul ghiaccio come solo io sapevo fare.
Mi esibì in un camel, dando mostra della mia bravura.
"Rilassati Faith." Mi dissi, sentendo ancora il corpo teso.
Nell'allenarmi, dopo poco, incrociai lo sguardo di un ragazzo sui sedici anni al massimo. Non stava pattinando, era semplicemente seduto ad osservare la gente in pista, seduto su una panca di legno.
Era vestito pesantemente, sebbene all'interno della palestra facesse caldo, e si nascondeva dietro alla sciarpa di lana grigia.
Lo osservai meglio.
Aveva un cappotto verdastro, con moltissime tasche, i pantaloni neri e un berretto in testa, nero anche quello, da cui facevano capolino i capelli albini.
Quello che notai dopo mi fece andare a sbattere contro la ringhiera che delimitava la pista, costringendomi a distogliere lo sguardo.
I suoi occhi erano rossi!
Mi voltai velocemente, per riprendendere il contatto visivo, ma il ragazzo se ne era già andato.
Scossi la testa, pensando di aver visto male e di essermi sbagliata.
Colta da un improvviso senso di paura, mi sbrigai a raccogliere le mie cose e ad andarmene.

Tornata a casa, superai la soglia e chiusi la porta alle mie spalle.
A chiave.
Mia nonna allora fece capolino dalla cucina, con i capelli arruffati.
«Ah, Faith sei qui!» disse lei, sorridendo. «Perchè non vai di là? Tua cugina Crystal è venuta a farci visita.»
Mi cedettero le gambe. Ci mancava solo un'altra scocciatura, perchè una in versione demoniaca non bastava.
Posai la roba per terra e andai in sala da pranzo, dove mia cugina e Armaros stavano prendendo un thè.
Me li guardai con la faccia di una che ha appena visto un asino volare.
"Da quando i demoni prendono il thè?"
«Ah, guarda chi c'è!» esclamò Armaros, addentando un biscotto. «La rompiscatole!»
Gli feci la linguaccia e salutai mia cugina. Notai una borsa firmata nuova di zecca e mi fu subito chiaro come aveva speso i soldi dell'eredità.
«Ciao Faith!» sorrise lei. «Stavamo prendendo un thè.»
«Già, ma è finito.» sghignazzò Armaros, finendo apposta la teiera.
«Non preoccuparti, me ne preparo uno nuovo.» risposi acida.
«Non mi avevi detto che era um demone tanto gentile. Vorrei che nonno lo avesse lasciato a me.» sospirò Crystal, mamgiandosi con gli quel cretino.
«Infatti non è gentile.» borbottai.
«Vedi Faith? Lei è gentile! Dovresti prendere esempio da tua cugina!» ghignò Armaros. «Dimmi Crystal, sei libera stasera? Magari possiamo andarcene un pò in giro.»
Alzai gli occhi al cielo, disgustata. Lasciai che flirtasse con mia cugina e salì in camera per fare una doccia. Per un momento ero stata tentata di raccontargli ciò che avevo visto, ma dopo la scena di prima mi ero detta "chi se ne importa."

Black FaithDove le storie prendono vita. Scoprilo ora