15. Il passato continua a perseguitarmi

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«Ragazzina, che stai combinando?» ripetè Armaros, staccandosi dallo stipide della porta e avvicinandosi a me.
Io mi scostai, rifugiandomi tra gli scaffali della biblioteca. Nella mia testa vorticavano furiose le immagini appena viste, con i rispettivi dialoghi.
«Vattene...» gemetti, prendendomi la testa tra le mani e appiattendomi ancora di più contro lo scaffale.
Armaros parve capire cosa fosse successo quando i suoi occhi dorati si posarono sulla piccola scatolina abbandonata a terra.
Un'ombra di furore gli attraversò il volto; con un movimento veloce la raccolse da terra e la ridusse in mille pezzi. «Dannato...»
Quando si fu calmato, mi venne accanto e mi circondò con le braccia fredde. «Andiamo Faith, era solo un'illusione...»
Continuai imperterrita a stringermi la testa, lasciando che le sue parole mi entrassero da un orecchio e mi uscissero dall'altro.
«Faith guardami!» mi ordinò.
Le sue mani presero il posto delle mie sulla mia testa e mi costrinse ad immergere i miei occhi nei suoi.
«Era un'illusione! Qui dentro ci sono milioni di oggetti maledetti e trappole.» mi spiegò, accarezzandomi sotto i capelli corvini e boccolati.
«Ma... Ma c'era scritto: "al 100° contraente". » protestai, lasciando che mi calmasse.
Mi piaceva quel lato non-stronzo di Armaros... Lo faceva assomigliare ad un essere umano.
Lui parve alzare gli occhi al cielo. «Io non ho visto quello che hai visto tu, ma so per certo che era una trappola.»
Credetti alle sue parole, usando i ricordi di S. Valentino come prova: l'Armaros feroce, inumano era un fantoccio, non esisteva.
Annuì.
Sul volto di Armaros di dipinse un'espressione soddisfatta, quasi rilassata. Mi arruffò i capelli. «Brava ragazzina.»
Mi rialzai in piedi. «Devo andare da Nick.»
«Come mai?» domandò curioso lui, squadrandomi da capo a piedi.
" È solo la persona che mi ha consigliato di dare un'occhiata al passato." pensai con sarcasmo.
«Ha lasciato qui una cosa durante il pigiama party e credo sia giusto restituirgliela.» mentì.
"Perchè continuo a mentirgli nonostante io gli creda?"
Armaros parve sorpreso. «Davvero? Non ho sentito nessun odore estraneo in camera tua.»
«Sei entrato in camera mia senza permesso?» domandai, puntigliosa.
Lui distolse lo sguardo e sparì oltre la parete.
Tipico!
Senza perdere tempo, afferrai il mio cappotto e la sciarpa, intenzionata a raggiungere casa Frost.

«Salve!»
Avevo appena varcato il confine tra il mio territorio e quello di Nick, che Hauros si materializzò davanti a me.
Aveva in mano una cartellina di ghiaccio, sul naso portava occhiali di cristallo e aveva i capelli lisciati all'indietro.
«Hauros, sei tu?» domandai incerta.
Lui mi squadrò da capo a piedi e poi dette un'occhiata alla sua cartellina ghiacciata.
«Lei non ha nessun appuntamento signorina Blacke.» disse, con tono da segretario.
Io rimasi lì, a fissarlo imbambolata.
Hauros fece scomparire la cartellina e gli occhiali, scoppiando a ridere. «Dai, Faith, rilassati! Che ci fai nel mio territorio?» mi domandò, scompigliandomi i capelli.
"Perchè ce l'hanno tutti con i miei capelli?"
«Devo vedere Nick.» risposi fredda.
Lui si accorse del mio umore, ma non perse comunque il sorriso.
«Allora andiamo!» disse allegro, prendendomi in braccio ed evocando una stalagmite di ghiaccio che ci sollevò in aria.
Mi scappò un gridolino quando saltò su un'altra e su un'altra ancora ad una velocità strabiliante.
Ad ogni suo movimento una stalagmite sorgeva dal terreno per mantenerci in aria, mentre la precedente si scioglieva immediamente.
«Potevamo prendere i mezzi pubblici.» gridai per farmi sentire.
Hauros sorrise, balzando elegantemente sul ghiccio. «Non sarebbe stato divertente.»
Improvvisamente si fermò, in equilibrio sulla punta di stalagmite. «Non credi?»
Alzai il capo per guardarlo negli occhi, ma commisi un errore perchè ne venni catturata. Quei magnifici occhi scarlatti sulla sua pelle candida fecero scomparire tutto il resto; le ciocche argentee che gli conferivano l'aria di mistero erano a qualche centimetro da me, tanto i nostri visi erano vicini. Poi, improvvisamente, chinò il capo, accorciando questa ridicola distanza.
Le labbra si schiusero piano piano, rivelando i denti aguzzi e bianchissimi.
Quando mi baciò non me ne accorsi nemmeno, tanto era stato dolce.
Ero sotto l'effetto di un incantesimo perchè non capivo più nulla: il mio cervello era completamente annebbiato.
«I demoni rubano l'anima alle persone, baciandole.»
Le parole di Electra mi scossero dall'interno, seguite dal ricordo di Hauros che privava la cameriera della vita.
Mi staccai, scioccata e spaventata; percepivo un nodo alla gola e i miei arti si erano addormentati.
Hauros parve sorpreso, ma l'unica coaa che disse fu. «Andiamo.»

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