13. Un pigiama party ci chiarisce le idee

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Io e Nick ci sedemmo al tavolo in vetro, di quelli trasparenti dove puoi vederti le gambe.
Armaros e Hauros rimasero in piedi accanto ai rispettivi contraenti, guardandosi con mezzi sorrisi che tranquillizzavano ben poco.
Nick afferrò la sua tazza di tè e cominciò a sorseggiarlo senza aggiungerci nemmeno un pò di zucchero.
Io, a differenza sua, intinsi ben tre zollette di zucchero prima di portarmi la tazzina alle labbra.
«Come avevo già detto, devo scambiare due chiacchiere con te.» iniziò Nick, affondando i denti in un biscotto al burro. «So che hai trovato anche gli altri contraenti: me lo ha detto Hauros.»
Il demone sorrise, fiero di sè.
Io continuai a bere imperterrita il mio tè, non staccando lo sguardo dal ragazzo.
«Hauros è venuto a casa malconcio il diciassette Febbraio, quando vi siete incontrati la prima volta. Erano le 10:36 pm e non lo avevo mai visto rincasare tanto tardi.» mi illuminò, continuando a gustare il biscotto.
Posai violentemente la tazzina sul piattino, tanto bruscamente che lo stesso Hauros ne fu sorpreso.
«Lo hai rifatto! Anche prima! Come fai a ricordare eventi così dettagliatamente.» lo interrogai, curiosa di sapere quale abilità celasse.
«Nick è malato di ipertimesia fin da piccolo.» mi spiegò Hauros, riempiendo nuovamente la tazza del ragazzo.
«Come scusa?»
«Ipertimesia.» ripetè Armaros serio. «Un essere umano che ha una memoria autobiografica fuori dal comune: ricorda tutti gli eventi susseguitesi e tutte le persone incontrate da un certo periodo di tempo in poi.»
Guardai Armaros scioccata, per poi riporre la mia attenzione su Nick.
«È una cosa grave?» domandai confusa.
«È una patologia come tutte le altre, ma non siamo qui per parlare di me.» mi rispose lui.
Rimasi zitta e mi tappai la bocca con un biscotto.
«Dal momento che ti sei ricongiunta agli altri tre contraenti, possiamo dire di aver terminato una ricerca.» spiegò Nick, poggiando i gomiti sul tavolo e intrecciando le dita. «Sarebbe bene incontrarci, ognuno con i rispettivi demoni.»
Hauros sparì un secondo in un'altra stanza per poi tornare con due tomi neri identici a quello che avevo trovato nella biblioteca di mio nonno.
«Come ti ha già spiegato il tuo demone, Londra è divisa in cinque territori per permettere il controllo dei demoni selvatici che ci vivono.» continuò Nick, facendo scivolare uno dei tomi nella mia direzione.
Lo afferrai e lo aprì, sfogliandone le pagine. Rimasi sorpresa dal momento che gli appunti presenti erano ordinati in modo impeccabile e dettagliati in tutto e per tutto.
Nelle prime pagine c'erano le cinque chiavi degli eredi dei casati inglesi e il ritratto a carboncino dei demoni maggiori.
«Incredibile...»mormorai, continuando a sfogliare il tomo.
A Nick sfuggì un sorriso soddisfatto, mantre incrociava le gambe sotto al tavolo. «Apparteneva a mio fratello, il precedente contraente di Hauros.»
Alzai lo sguardo stupita. «Come precedente?»
Lo sguardo di Nick si rabbuiò. «Mio fratello era malato di leucemia, ti lascio immaginare che fine abbia fatto.»
Stavo per dire "mi dispiace", ma lui non me ne lasciò il tempo.
«È la maledizione della famiglia Frost: Hauros accetta solo contraenti con patologie speciali.»
Hauros annuì con la testa e mi domandai se ciò non fosse dovuto al fatto che lui era albino.
Mi accorsi solo alla fine che Armaros stava emettendo l'aura demoniaca oscura che avevo avvertito nello studio del nonno e potevo giocarmici il tè che anche Hauros l'aveva percepita.
«Ogni famiglia ha la propria maledizione segreta, anche tu Faith.» mi avvertì Nick, indicandomi. «Scommetto che l'odore delizioso che emani ne è la conseguenza.»
Vidi Armaros deglutire e Hauros leccarsi impercettibilmente le labbra.
«Credo che l'ora del tè sia finita...» annunciai, alzandomi da tavola.
Nick mi indirizzò un altro tomo, ma stavolta fu fermato da Armaros.
«Credo che Faith abbia già avuto una lunga giornata: non c'è motivo per riempirle la testa di cose futili.» sentenziò il mio demone, rilanciando il tomo al mittente.
Hauros lo afferrò e lo ripose con cura sul tavolo insieme all'altro.
«Bene. Sapete già dov'è la porta.» rispose Nick, alzando le spalle con finta noncuranza.
Stavamo per imboccare la soglia, quando Nick ci comparse dietro, giusto a qualche metro di distanza.
«Faith, prenditi cura della tua anima: è preziosa!»
Mi fece l'occhiolino giusto in tempo prima che la porta si chiudesse.

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