6. Finisco quasi carbonizzata

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Guardai Armaros, Laurence ed Elettra. Non sembravano particolarmente agitati, nemmeno Laurence.
"Sarà perchè ha un demone che ci tiene a lui..." pensai ironica.
D'un tratto il corridoio si riempì di fumo nero, il che rese ancora più irrespirabile l'atmosfera.
Armaros mi mise una mano davanti alla bocca. «È velenoso. Cerca di respirare il meno possibile.» sussurrò, mentre io sbarravo gli occhi incredula.
Poi delle scariche elettriche invasero il corridoio, illuminandolo debolmente.
«Fatti vedere, su!» esortò Elettra. «Non mi è mai piaciuto giocare a nascondino.»
Potrei giurare di aver visto un ombra passarmi accanto e in men che non si dica, una lama mi sfiorò la spalla, appiccicando al muro ciò che mi stava minacciando.
«Preso.» sorrise trionfante Armaros, facendo scomparire la nebbia.
Mi girai, con le spalle tremanti, a guardare la cosa che le lame di Armaros aveva appena appiccicato al muro.
Ero certa che quella creatura fosse un demone, lo capivo dal corpo snello e vagamente simile a quello di un animale con la sola differenza che era privo di peli; dalla bocca, irta di denti affilati e da da cui colava bava violacea, probabilmente velenosa. La cosa che però mi faceva maggiormente accapponare la pelle erano gli occhi: due minuscoli occhietti neri illuminati da una luce malefica.
Aguzzando le orecchie, riuscì a distinguere delle parole tra tutti quegli strilli: si stava rivolgendo a me!
«Erede dei Blacke, dammi la chiave! La chiave per il potere!»
Ero rimasta lì impalata a guardarlo, tanto da non accorgermi che una delle lame di Armaros era svanita, lasciandogli libero una della zampe artigliate; se non ci fosse stato quel cretino del mio demone probabilmente quell'abominio mi avrebbe trapassata da parte a parte. Armaros mi prese per la vita, allontanandomi prontamente e mettendomi dietro di lui, in modo tale da non poter essere ferita.
«Ragazzina, fa più attenzione e...» lo sentì dire, prima di perdere completente i sensi e svenire.

"I libri, Faith... Chiedi consiglio ai libri..."
Mi alzai di scatto, schiacciando le ginocchia al petto. Poggiai una mano sul petto e mi accorsi che batteva all'impazzata.
«Ti sei fatta proprio un bel pisolino.»
In un angolo,seduto sulla scrivania, c'era Armaros con in mano una delle mie palle di neve.
«Che diamine ci fai con quella?»
«La osservavo, anche se non capisco cosa tu ci trovi in questa cianfrusaglia.» disse, gli occhi d'oro fissi sulla neve finta che vorticava all'interno della palla.
«Non sono cianfrusaglie...» borbottai.
«Piuttosto.» disse, sedendosi e posando una mano sulla mia fronte. La sua pelle fredda mi fece rabbrividire. «Dovrai cominciare ad abituarti.»
«A cosa?»
«All'aura demoniaca. È per questo che sei svenuta.» spiegò, per poi avvicinarsi al mio orecchio e sussurrare. «Passeremo un pò di tempo insieme.»
Lo spinsi via e tirai fuori la lingua. «Bleah! Che schifo!»
Armaros, per tutta risposta, si mise a ridere. «Fai tanto la sbruffona, ma le tue guance dicono il contrario: vuoi che prenda un estintore?»
Mi sfregai le gote, notando che effettivamente erano bollenti. Mi tirai in piedi e lo spinsi via da camera mia, minacciandolo con la chiave d'argento.
Una volta che se ne fu andato mi vestì in fretta, mettendomi un paio di jeans logori e un maglione che mia nonna mi aveva fatto durante l'estate e scesi giù.
«Faith, ero preoccupata!» mi abbracciò mia nonna non appena arrivai al piano di sotto. «Armaros ti ha portata qui che eri svenuta e ti ha messa a letto.»
"Mi ha messo a letto?"
«Seriamente?» chiesi, incredula: allora non era un bastardo come appariva!
«O meglio, ti ha lanciata sul letto dalla soglia della porta, lamentandosi del fatto che ti aveva trasportata fin qui e che pesavi.» si corresse mia nonna.
"Ok, no! È stronzo e basta."
Le dissi che avevo intenzione di studiare i libri del nonno, così la lasciai alle sue pentole da pulire. Io mi diressi alla libreria, intenzionata ad apprendere più cose possibili, e cercai qualcosa sulle "auree demoniache". Inoltre c'era anche qualcos'altro che mi turbava: le parole del demone. Aveva parlato di una chiave, ma avevo dei dubbi sul fatto che si riferisse a quella che portavo al collo: avrebbe potuto benissimo prendere la chiave di Laurence.
" E poi cosa centra la mia famiglia?"
Sospirai, decidendo di chiudere un occhio sulla questione e di non dire nulla ad Armaros; era un demone minore, sarà stata una coincidenza.
Afferrai un libro dalla copertina rossa e un pò logoro, aprendolo al capitolo desiderato.
«Ma guarda...»

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