Part five: irruption.

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Part five: irruption.

Ted chiamò la polizia, e in poco tempo mi ritrovai seduta su uno sgabello arancione chiaro, con una coperta che mi avvolgeva il corpo, dato che il giacchetto pieno di sangue, era diventato una prova.

La stanza era colma di agenti che continuavano a ripetere che da un momento all'altro sarebbe arrivata la Scientifica. Nella stanza regnava il caos e trovai fatica a percepire il telefono che vibrava nella tasca dei pantaloni.

Un altro messaggio:

"Silenzio."

Deglutii lentamente e cominciai a sudare freddo, mentre riposavo il telefono dove era prima.

Una donna molto alta con un caschetto ramato, si posizionò davanti a me, mettendo le mani sui fianchi. Dopo qualche secondo, la poliziotta si abbassò, tenendosi in equilibrio sulle punte dei piedi, e iniziò a guardarmi negli occhi.

"Cosa è accaduto qui?" Mi chiese con talmente sicurezza, che pensai fosse convinta che io ne sapessi qualcosa più di loro.

"Non lo so." Risposi con voce spezzata.

"Nina, abbiamo bisogno del tuo aiuto. Ascolta, quella povera donna deve avere giustizia, quindi se sai qualcosa devi dircelo, anche il più stupido dei dettagli." Quante volte avevo sentito questo discorso nei film polizieschi e quante volte avevo strillato contro al testimone che doveva confessare ciò che sapeva e non avere paura, ma ritrovarsi in quella situazione era completamente diverso che stare su un divano a criticare i personaggi.

Il mio cervello si era bloccato sull'immagine della ragazza torturata e appesa come se fosse un giacchetto, agli armadietti. La bocca spalancata contornata da labbra bluastre, era l'unica cosa che si riusciva a distinguere nella faccia sfigurata.

"Nina?" L'agente mi tolse temporaneamente quell'immagine orripilante dalla mente, mentre continuava a cercare i miei occhi. Così alzai lo sguardo, facendolo scontrare con il suo. "Qualsiasi cosa." Disse quasi implorandomi. Non volevo raccontargli assolutamente nulla, ma mi sentivo in dovere di farlo.

"Io..."

"Agente Martinez, venga qui." Sentii dire da un uomo con una tuta blu unita.

"Non si più aspettare un minuto?" Disse la donna rimettendosi in piedi e girando leggermente il corpo.

L'uomo con la tuta non disse nulla, ma dal suo sguardo era chiaro che la risposta fosse un no. L'agente Martinez sbuffò facendomi segno con la mano di aspettare e mi disse che in poco tempo sarebbe ritornata da me.

Appena si voltò il telefono segnalò l'arrivo di un nuovo messaggio. Trasalii quando lo lessi.

"Tieni gli occhi aperti."

Gli occhi mi si riempirono di lacrime e cominciai a tremare, rendendomi conto che era lo stesso identico messaggio di qualche giorno prima. Uguale. Stesse parole.

Mi guardai intorno cercando qualcuno, non sapevo nemmeno io chi, ma dovevo capirne qualcosa in più di questa situazione.

"Eccomi qui" Disse la poliziotta sorridendomi a labbra serrate. "Stavi dicendo?" Mi incitò a parlare.

"Avevo finito di vestirmi, quindi sono uscita di qui per dirigermi alla mia macchina, ma quando mi sono accorta che avevo dimenticato le chiavi nello spogliatoio, sono rientrata per recuperarle. Mentre riuscivo ho visto... lei" Le raccontai confusamente più o meno quello che era successo, occultando qualche particolare.

Qualche....

La donna mi fece altre domande e parlammo, o meglio lei parlò mentre io morivo di paura, per altri quindici minuti.

Necklace Of Hope. ||HSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora