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Part eighteen: truth
Continuavo a guardarlo nei sui occhi e lui continuava a guardare nei miei. Le sue parole mi avevano completamente sconvolta, come quando si legge un libro e il tuo personaggio preferito muore improvvisamente, ingiustamente.Restammo a fissarci per non so quanti secondi infiniti, quando lui iniziò a parlare."Scusa." Sussurrò a fatica. "Non dovevo." Finì abbassando lo sguardo.
"Fa niente." Constatai per poi tossire imbarazzata. Perché doveva fare così? Mi mandava il cervello completamente in panne e ne era consapevole.
Presi le sue mani per vedere se aveva qualche ferita, ma era tutto apposto, a parte per qualche graffio che avevo già disinfettato.
"Perché mi aiuti ancora? Dopo tutto quello che è successo." Disse improvvisamente.
Sentivo il suo sguardo bruciare sul mio volto. Spostai gli occhi al cielo, completamente a disagio dalla situazione.
"Se vuoi te ne puoi andare a morire dissanguato da qualche altra parte." Lo sentii ridere, al che fissai i miei occhi nei suoi. Sospirai e mi grattai il collo nervosamente. "Rimettiti la maglietta idiota." Dissi volendo dimostrargli che la sua presenza non mi intimidiva, ma la mia voce era talmente acuta e agitata che non ero riuscita nemmeno a convincere me stessa. Rise di nuovo.
Afferrò l'indumento e se lo mise troppo lentamente per i miei gusti, ma d'altronde aveva lividi e ferite ovunque quindi era giustificabile. Si alzò dalla seggiola e fece per andare verso l'uscita. Raccattò il suo giacchetto e se lo mise stando attento a non urtare da qualche parte.
"Io tolgo il disturbo." Disse infine. A quelle parole mi fiondai letteralmente alla porta e divaricai braccia e gambe una volta davanti ad essa.
"Oh no caro, tu non vai da nessuna parte." Gli comunicai cercando di essere il più convincente possibile. Harry mi dedicò uno sguardo confuso e io gli abbozzai una specie di sorriso furbo.
"Ora tu ti siedi e mi dici cosa diamine sta succedendo, okay?" Lui mi osservò allungo.
"Sai che ti posso spostare anche con un braccio fuori uso, senza problemi?" Dichiarò sorridendomi.
"Non lo faresti mai."
"Ne sei sicura?" Mi sfidò lui.
"No per niente, ma ti devi sedere. Ora." Lo sentii ridere, come se tutta quella faccenda fosse divertente.
"Allora, cosa vuoi sapere?" Domandó mentre si sedeva sul divano facendo qualche smorfia di dolore.
"Tutto." Risposi concisa.
Harry sembrava tutt'altra persona quel giorno. Anche se pieno di ematomi e graffi, era sollevato, come se si fosse tolto un enorme peso dalle spalle. Lo squadrai un attimo, prima che lui iniziasse a parlare.
"Mio padre se ne è andato quando avevo 7 anni, non tanto presto per non ricordarlo ma abbastanza tardi per avere dei ricordi di lui che mi strillava. Lo odiavo con tutto me stesso e per questo da adolescente, mi cacciavo sempre nei guai, litigavo con mia madre quasi sempre e a diciassette anni mi ha mandato dallo psicologo." Si interruppe un attimo, prese aria e ricominciò. "Sapevo come comportarmi con uno di quegli strizza cervelli, bastava raccontargli quello che volevano sentirsi dire e il gioco era fatto. Ad un certo punto mi aveva consigliato anche di scrivere un diario personale, ma andiamo, mi ci vedi a scrivere in un diario i miei "pensieri aggressivi." Sarebbe stato umiliante, ma l'ho accontentato e quell'idiota ha detto che avevo solo qualche problema a gestire la rabbia."
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Necklace Of Hope. ||HS
FanfictionIl Nacklace pub è un famoso nightclub di Londra. I clienti sanno che se entreranno in quel locale ne usciranno soddisfatti. E sono proprio le "ballerine" a regalare ad essi un grande piacere. Perché Nacklece? Beh è abbastanza semplice: queste "balla...