1- Frammenti d'Estate

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Alice Prewett.

Giugno 1975

Cara Lily,
sono io: il fantastico, irresistibile, affascinante e bellissimo James Potter. Mia amata, sono passati più o meno 13 giorni dalla tua partenza per le vacanze, e fremo dalla voglia di rivederti questo settembre. Lils, so che io ti piaccio e che non vuoi ammetterlo a nessuno, ma é cosí. So già quello che la vita ci aspetta: ci sposeremo, avremo 4 figli e 3 figlie, e tutti/e, ovviamente, avranno i tuoi bellissimi occhi color smeraldo e i miei fantastici capelli. Ah, già, e il mio talentuoso (lol) talento per il Quidditch. Sarai una moglie e una madre fantastica Evans, lo so.

Se leggi questi versi
dimentica la mano che li scrisse:
t'amo a tal punto
che non vorrei restar
nei tuoi dolci pensieri,
se il pensare a me
ti facesse soffrire.

-me

Per sempre tuo,
James Potter.

Fu questa la lettera che Lily Evans ricevette poche settimane dopo aver lasciato Hogwarts. La mattina un gufo planò dritto nella sua stanza, lasciando sulla sua scrivania ingombra di libri, una lettera che diceva chiaramente:

Alla mia amata Lily Evans.

Chi altro poteva scrivere 'alla mia amata Lily Evans.'?

La rossa aveva spaccato la busta e ora che aveva finito di leggere la dichiarazione di Potter, era furiosa.

Prese una pergamena e una piuma e cominciò a scrivere.

-

Carissimo Deficiente,
ne hai beccate 2/3. No, non mi piaci, per Merlino. Secondo, non mi sposerò mai con te e non ho intenzione di avere figli con te, viscido Troll che non sei altro. Terzo: la poesia non é tua, razza di idiota. É di Shakespeare. Mi dispiace solo per il tuo povero gufo che ha dovuto portare la tua inutile lettera. Ah, aspetta. Una l'hai azzeccata. Anzi, la metà di una. Pensare a te non mi fa soffrire, mi fa vomitare.

Non con affetto,
Lily Evans.

James era sul letto e stava ridendo sguaiatamente alla risposta della sua Lily. Bhe, "sua"..

Sarà mia, si diceva lui, ma dopo 394 insulti, schiantesimi e fatture, l'impresa diventata ardua. Voleva scrivere a Sirius, ma era intrappolato a casa con i suoi genitori maniaci, perciò, come minimo, se avesse provato a mandargli un gufo, loro l'avrebbero decapitato.

Si mise sul letto e cominciò a pensare a un milione di cose insieme: ai capelli focosi della Evans, a quanto odiava Mocciosus, a quanto avrebbe voluto far uscire Felpato dalla sua stupida casa, ad Hogwarts, ai Malandrini, al fatto che sua mamma lo stava chiamando a sguarciagola, alle Cioccorane.

Ho voglia di Cioccorane, pensò.
Poi sbarrò gli occhi e contemporaneamente sua madre aprì furiosamente la porta.

«James Charlus Potter, muovi le tue chiappe e scendi, che la cena é pronta!»

Ah, cara Dorea, sarai anche stata diseredata da nonnina, ma la furia dei Black ti é rimasta.

E con questo pensiero e lo stomaco che brontolava, James Potter scese le scale fischiettando.

-

Classe 1971 // Marauders EraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora