Capitolo 23

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Lorenzo pov.

Apro lentamente gli occhi e metto a fuoco la stanza d'albergo che è stata invasa dalla calda luce mattutina.

Passo una mano dall'altra parte del materasso, dove aspetto di sentire il calore di Margo, ma l'altro lato del letto è freddo.

Spalanco le palpebre, mentre una strana sensazione inizia a invadermi il corpo.

-Margo?- sussurro.

Scaraventato le coperte il più lontano possibile da me, e, mettendomi in ginocchio, inizio a scrutare ogni piccolo angolo della stanza.

Ma lei non c'è.

Scendo dal letto, apro la valigetta nera e indosso la prima cosa che trovo.

Ancora con i capelli spettinati, e le borse sotto gli occhi, apro la porta della piccola camera dell'hotel e inizio a vagare per i corridoi.

Tutto quello che provo -paura, ansia, preoccupazione- si è concentrato in un unico punto sullo stomaco che non fa altro che darmi un forte senso di nausea.

All'ingresso sembra esserci lo stesso ragazzo di ieri sera, ma i suoi occhi spenti e il suo sorriso finto sembrano essere diversi.

-Buongiorno signor Ostuni, ha dormito bene?- domanda posando la testa sulla sua spalla sinistra.

Guardo l'uomo inorridito per qualche secondo, poi domando -Margo Bianchi è uscita dall'hotel?-

Per un attimo finge di non capire, torna in posizione eretta e cerca su una lista il nome di Margo.

-È uscita ieri notte, è venuta a prenderla un ragazzo moro, sembrava abbastanza contenta-

Spalanco gli occhi, confuso.

È andata con lui? Durante la notte?

Dopo tutto quello che è successo, quello che ho fatto, quello che le ho detto, ha scelto ugualmente lui?

Faccio un passo indietro mentre cerco di trattenere le lacrime, poi, senza dire nulla, corro verso la mia camera.

Chiudo le valige, metto l'orologio al polso e scendo nuovamente giù.

Dopo meno di quindici minuti mi ritrovo nella grigia strada di Milano, probabilmente a pochi chilometri da Favij.

Deglutisco diverse volte mentre piccole lacrime di dolore iniziano a rigarmi il viso.

Non saranno passati neanche cinque minuti da quando sono uscito da quell'hotel, ma le mie gambe stanno già iniziando a tremare e le forze stanno iniziando a farsi meno.

Mi siedo su una panchina e sospiro.

Dopodiché tra una gelida soffiata di vento e dieci respiri irregolari, la tristezza vince ed io scoppio in lacrime.

In questa piccola periferia di Milano nessuno può vedermi, a parte Casadei, se è già sveglio.

È inutile.

Inutile continuare a lottare, continuare a sperare.

È inutile anche continuare a vivere, lei ha scelto lui.

Ha sempre scelto lui.

E tutto quello che è successo ieri?

Ieri era ieri, oggi è oggi.

In solo ventiquattr'ore le cose possono cambiare, questo ne è un esempio.

Se ci fosse qualcun altro in questa situazione gli avrei detto di non mollare, di andare ugualmente da Favij e di combattere contro di lui, con o senza l'appoggio di una ragazza.

Double Sided ||Lorenzo Ostuni/FavijDove le storie prendono vita. Scoprilo ora