Capitolo 16 - 17 dicembre 1865

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"Ahhh!" - continuava a urlare dal dolore ogni volta che si girava nel letto. Aveva tentato di medicare la ferita con le poche cose che aveva a disposizione ma si vede che si stava infettando. Erano le tre del mattino e si continuavano a sentire grida e spari, non era una notte facile per lui. Si svegliò al mattino più stanco di quando era andato a letto, era come se avesse combattuto una guerra. Guardò la benda e la vide un po' insanguinata, l'avevano colpito di striscio ma faceva lo stesso molta fatica a cicatrizzare. In più non poteva andare dal medico perché uscire dall'albergo era molto pericoloso, poteva solo chiedere qualche panno pulito e dell'acqua per pulire la ferita e limitare la fuoriuscita di sangue.
Bussarono alla porta - "Chi è?"

"Sono io don Raimundo, Eloisa, volevo controllare la vostra ferita. Ho trovato un ago e del filo"

"Entrate pure."

Bene o male riuscirono a suturare la ferita e con qualche sforzo l'aiutò a mettersi la camicia - "Se avete ancora bisogno chiedete pure"

"Sì, grazie mille" - la cameriera se ne andò e lui si stese di nuovo sul letto.

La guardia civile non riusciva a controllare i rivoltosi che erano in piazza, questi continuavano a fare danni e, per avere un'opportunità in più per essere ascoltati, decisero di prendere degli ostaggi - "Mario, tu passa da dietro e raggiungi l'altra uscita dell'albergo, noi andremo da davanti"

"Sì" - una volta entrati, si diressero nelle abitazioni, tra queste quella di Raimundo.

"Mani in alto!" - urlò il primo signore puntandogli un fucile, Raimundo obbedì spaventato - "Non ti muovere o ti sparo" - Raimundo tacque, in quella situazione pensava a Francisca, a quanto doloroso sarebbe stato lasciarla senza averla potuta guardare negli occhi e chiederle scusa, ripeterle che l'amava. In altre circostanze avrebbe avuto il coraggio di affrontare i due tizi che lo stavano legando e imbavagliando ma la sua priorità era sopravvivere, e con un braccio ferito era già abbastanza difficile. Uno di loro aprì la finestra e urlò - "Abbiamo qui un ostaggio, se non volete che muoia vi conviene ascoltarci"

"Parlate!" - rispose un generale

"Vogliamo che in questo paese torni la giustizia, che non si paghi cinque pesetas un pezzo di pane!"

"E come pensate di ottenerlo? Uccidendo tutti?"

"Sì se fosse necessario, ma partiremo prima dai più potenti come il signorotto che ho qui con me"

"Aspettate! Parliamone in modo civile, vi raggiungo" - arrivò in camera insieme ad altri tre soldati - "Lasciatelo andare, prendete noi come ostaggi" - proposero i tre, ma il secondo uomo rispose - "No. Lui è un ricco e deve pagare per questo" - si voltò verso Raimundo e gli sferrò un colpo nello stomaco che lo lasciò piegato per alcuni minuti.

"Devo lottare per lei, devo lottare per lei, devo lottare per lei, devo lottare per lei..." - era questo il mantra che si ripeteva nella sua mente, non poteva morire! L'ufficiale cercò ancora di comunicare con i malviventi ma si rese conto che era tutto inutile, poi all'improvviso, sentirono le urla di un altro uomo e si precipitarono verso la fonte di quel rumore.

Aldo, il più pazzo tra i tre, rimase a sorvegliare Raimundo e ne approfittò per assestargli un altro pugno in viso e fargli sanguinare il naso.

Dear Santa: I want himDove le storie prendono vita. Scoprilo ora