Capitolo 15 - 16 dicembre 1865

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"Allora è deciso, il colpo lo faremo domani"

"Sì, ci troveremo qui domattina alle sei e trenta e faremo esplodere l'edificio del comune"

"Shhh parla piano, non ci deve sentire nessuno"

"Sì, sì tranquilli. Ora dobbiamo decidere chi di noi tre sarà quello che accenderà la miccia"

"Io non posso, ho un bambino piccolo a casa"

"Anche noi abbiamo dei bambini e allora?! Questa volta sarai tu a farlo la scorsa volta ce ne siamo occupati noi"

"Non ci penso nemmeno! Non lo farò!"

"Bene non farlo" - lo prese per la giacca e lo spinse contro alla facciata della casa lì vicino - "Sappi che questo avrà delle conseguenze". Era questo che si stava dicendo il gruppo di uomini che qualche ora prima Raimundo aveva evitato. Durante la notte ci furono movimenti strani per tutta la piazza, qualche uomo con il volto sanguinante a causa dei pugni di un "ubriaco", ma il vero problema arrivò poco dopo le 6.30 di quel 16 dicembre 1865.

Erano sì e no le sette del mattino quando una forte esplosione svegliò Raimundo.

"Che cosa succede?" - disse ad alta voce alzandosi dal letto con un salto. Avvicinandosi alla finestra vide delle fiamme alzarsi dal municipio, pochi minuti dopo arrivarono dei cittadini armati che iniziarono ad agitare la folla urlando. Raimundo capì che la situazione era grave e ne ebbe ulteriore conferma vedendo arrivare dei soldati che puntarono i fucili puntati contro i fomentatori.

In quel periodo a Toledo era scoppiata una guerra civile, era principalmente contro i proprietari terrieri ma anche contro le eccessive tasse che dovevano pagare al comune. Erano giorni che la città fremeva e c'erano movimenti strani ma Raimundo, fino al giorno prima, non se ne era reso conto.

Quello che doveva essere un tranquillo e felice ritorno a casa si fece più pericoloso del previsto.
Avrebbe fatto meglio a rimanere in albergo, certo, ma avendo già comprato i biglietti per tornare a casa quello stesso giorno, decise di raggiungere la stazione passando inosservato.

Fece tutti i suoi bagagli, si vestì con il più brutto dei suoi completi e uscì dalla stanza. Vestirsi in modo elegante, adeguato alla sua posizione sociale, l'avrebbe messo in pericolo e lui voleva tutto il contrario.
Sul pianerottolo, davanti alla sua porta, si chiese a lungo se era meglio evitare un'ingiustizia e andare ad aiutare o andarsene; dopo vari ragionamenti giunse alla conclusione che lui non poteva fare nulla di più di ciò che già stava facendo l'esercito e che, invece, poteva proteggere Francisca se fosse tornato. Era riuscito a superare la piazza ed era quasi arrivato fuori dalla zona più calda ma, mentre camminava, si accorse del pianto di una bambina. Lasciò la valigia per terra e corse in suo soccorso - "Cosa succede?"

"Vi prego aiutate mia figlia!" - chiese la madre disperata - "L'hanno ferita e ha perso molto sangue" - continuò a dire piangendo - "Se non la vede un medico al più presto morirà, io non posso correre perché ho una gamba fratturata. Vi prego aiutatela"

"Correrò il più veloce possibile signora, non si preoccupi"

"Grazie ragazzo! Le devo la vita! Io vi raggiungerò il prima possibile in ambulatorio" - prese la bambina in braccio e proseguì il suo percorso lasciando la valigia nascosta tra i cespugli.

Dopo dieci minuti di cammino riuscì a raggiungere il medico e far curare la bambina, due ore più tardi arrivò la madre che preoccupata le chiese delle condizioni di salute della figlia - "Ancora non so niente signora, il medico la sta operando da ore, ma non si preoccupi, andrà tutto bene." - Detto ciò uscì il medico che rassicurò la donna dicendole che sua figlia era fuori pericolo.

"Grazie infinite figliolo! Siete un eroe!" - Raimundo cercò di protestare per quel complimento ma lei continuò - "Avete salvato la vita alla mia Clara, cosa posso fare per sdebitarmi?"

"Assolutamente nulla signora, l'importante è che Clara stia bene. Ora mi scusi ma devo andare" - entrò nella stanza, salutò la bambina e se ne andò. Dovette tornare indietro, aveva lasciato la valigia a metà del cammino e senza il suo diario non sarebbe andato da nessuna parte... IL DIARIO!
Era rimasto sotto al suo cuscino nella stanza d'albergo. - "Sei uno stupido Raimundo! Come hai fatto a dimenticarlo?!" - si domandò furioso. Corse più veloce che poté per prendere la valigia e recuperare il suo diario ma, appena varcò la piazza, sentì un dolore pungente al braccio, istintivamente toccò la zona dolorante e vide del sangue. Gli mancavano pochi metri per raggiungere l'albergo, accelerò il passo e si chiuse in camera.

Dear Santa: I want himDove le storie prendono vita. Scoprilo ora