Prologo

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Chiedo solo una cosa: di non giudicare o cestinare la storia solamente dopo aver letto il prologo. Se volete, potete anche saltarlo. Buona lettura! ❤️

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«Corri, cazzo, corri!»

La pioggia di questa città ormai divorata dalla più avanzata forma di dispositivo tecnologico cade fitta e pesante sulle strade appena scaldate dalla passata di fresco asfalto, il che non da affatto l'impressione di calore. Anzi, il liquido di questo giorno estivo che casca dal cielo nero come la pece e trapunto di stelle non sembra acqua. Il ragazzo che mi corre alle spalle aveva borbottato un'ipotesi: sostanze sconosciute all'uomo. Ma forse era un po' troppo azzardato. Io glielo dico sempre. Spara cavolate ogni giorno.

«Sto correndo! Non parlare a vanvera!»

Rischiamo varie volte di inciampare, e le nostre Converse ultimo modello rubate non fanno altro che peggiorare la situazione. A volte odio me stessa per tutte le cose che faccio: andare nei luoghi soltanto perché la mia curiosità me lo ordina, non riuscire a portare qualcosa di caldo a Chelsea o ubriacarmi alle feste.

Odio anche il fatto che abbiamo alle calcagna un mostro di tre metri. Sì, semplicemente un mostro. Non l'ho visto bene in volto, ma sono pronta a giurare di avergli visto serpenti viscidi come budini appena tolti dal frigorifero al posto della pelle. Odiosi. E raccapriccianti. Io odio il budino. E i serpenti. Qualunque tipo di serpente. Anche i lombrichi. E non è finita. Dietro di lui si erge un muro larghissimo di fumo nero che si estende in linea retta a perdita d'occhio, ricoprendo qualunque cosa, distese di prato e case, come se una ventina di tornado oscuri si fossero messi d'accordo per un'uscita del sabato sera. E quel fumo sembra vivo, perché segue ogni movimento faccia la creatura.

Non oso voltarmi, e mai lo farò - in realtà l'ho visto quando abbiamo iniziato a correre - finché non potrò essere sicura di non avere più quell'orrendo marciume di rettili dietro il culo. E non è nemmeno silenzioso. Produce versi, o meglio, suoni simili a quelli dell'acqua che viene scossa ferocemente misto al rumore di migliaia pezzetti di carne sbattuti contro altri migliaia pezzetti di carne. E poi puzza. Puzza così tanto che, oltre ad ammorbare un raggio di distanza abbastanza ampio d'aria, sembra che abbia mangiato cinque bevitori mentre facevano i loro bisogni. Oh, forse la mia mente sta viaggiando un po' troppo, perché non mi accorgo che io ed Erwood arriviamo di fronte gli enormi cancelli di uno dei parchi più famosi della città.

«Non ci posso credere!» Urla Erwood sbattendo le mani contro il freddo e bagnato ferro dei cancelli del Greenwich Park. «Sono chiusi!»

Non c'è tempo per queste sciocchezze, e mai ce ne sarà, se quel mostro color vomito scuro ci acchiappa e il fumo nero ci inghiotte. L'ultima cosa che voglio vedere prima di morire è il panorama della città in cui sono nata, e non degli occhi circondati da rettili che bisbigliano. Non lo accetterò mai. Ma tanto sarò morta, no? E poi, chi l'ha detto che morirò? Quel mostro potrebbe anche rapirmi e portarmi in qualche luogo angusto e farmi soffocare o torturarmi e... sì, farmi morire. Tutto punta su quest'ultima, alla fine.

Okay, ci dovrà essere un modo. Dobbiamo oltrepassare i cancelli, percorrere lo stradone principale che divide il parco e scendere la piccola vallata che ci porterà al villaggio di Greenwich. È l'unica via di fuga. A destra e a sinistra ci sono solamente mura di cemento e strade, che potremmo percorrere e finire ai lati del parco, ma il mostro ci prenderebbe in men che non si dica e lo tsunami di fumo lo anticiperebbe perfino. La paura indefinita che ho provato finora si condensa tutta in una paura istantanea per il groviglio di serpenti che corre verso di noi, questo non-so-come-chiamarlo che potrebbe uccidermi tra qualche secondo. E non so di cosa sia fatta l'onda di fumo. Forse di gas tossici. Non lo so. Potrebbe squagliarci in un secondo. Una scarica di adrenalina mi attraversa mentre il mostro si avvicina sempre di più. È a circa cinquanta metri da me ed Erwood, che sta cercando di arrampicarsi, ma invano. Il ferro è troppo scivoloso e le sbarre sono troppo vicine tra loro. Non ci passerebbe nemmeno quello stecchino del mio amico di Dusnatt.

A Clash of Wings (SOSPESA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora