45 - Portali da me

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Asmodeus' POV

"Cazzo, Amsodeus, l'hai fatto di nuovo! Ma cosa ti prende?!" Urla Ornias.

Vi ho già accennato di Ornias il molestatore, la creatura demoniaca nelle sembianze di un ragazzino di sei anni, colui che si è fatto quasi tutti i Quattro Regni.

"Scusami, Ornias. Non temere, sai che ogni volta cresce. A tutti voi ricresce, se morso via."

Il ragazzino lascia la presa e si allontana a passo svelto, diretto verso Deumos.

Pulisco via il sangue dalla bocca e mi alzo, sorridendo verso il cielo scuro sopra di me. La City di Londra si estende in mille colori e in mille suoni ai miei piedi. Il The Gherking, con la sua forma ovale, è immerso nel blu e nel giallo e nel rosso. Le sue vetrate sono leggermente oscurate, ma riesco perfettamente a vedere gli angeli e i demoni al suo interno, indaffarati a ogni piano. Sposto lo sguardo verso il The Leadnhall Building, un grattacielo triangolare che si innalza in cielo come una spada in mano a un guerriero.

Ornias e Deumos sono appena sull'orlo del tetto, con gli sguardi persi in questa magnifica, oscura Londra. Strano come a volte la bellezza di queste città terrestri si metti in mostra dinnanzi i Quattro Regni dell'Inferno. Non che ci sia da dubitare, ovviamente: i colossali castelli del Sud delle Terre del Dolore sono imparagonabili perfino alle pleonastiche città del Paradiso.

"Al mio segnale, portali da me." Queste sono state le uniche parole di Lucifero, trascurando il fatto del 'segnale'.

Tutto l'Inferno ha gli occhi puntati su di me, in questo momento. Tutto il Popolo del Dolore mi sta guardando, in qualche modo. Ne sono sicura.

Apprezzo molto gli occhi umani: basta chiuderli, per vedere il nulla e rilassarsi in esso. E così faccio: chiudo gli occhi marini, mentre una folata di vento accarezza dolcemente il mio corpo nudo.

Quando li riapro, mi godo per un momento la sensazione di essere in alto. Tutti i grattacieli sembrano piccoli giocattoli in confronto al bestione su cui sto poggiando i piedi: l'Empireus. Da dove deriva questo nome? Be', l'angelo che ha innalzato questo grattacielo, il più alto della città, ha deciso di chiamarlo come il più alto dei cieli, luogo della presenza fisica dell'Altro, dove risiedono gli angeli più potenti dell'Universo. E ora, io, in cima all'Empireus, mi sento proprio come uno dei Figli più potenti, se non come l'Altro. Noi demoni possiamo tranquillamente paragonarci a qualsiasi essere, e non temiamo l'ira dei più potenti. Perché noi siamo fatti così, e non ci importa delle conseguenze.

"Sei sicura di volerlo fare? Potresti perdere la coscienza per giorni

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"Sei sicura di volerlo fare? Potresti perdere la coscienza per giorni." Mi aveva avvertito il vetusto Dantalion, un Principe dell'Inferno.

"Sono pronta. Voglio vedere quelle ali angeliche danzare nel dolore, Dantalion. Lo voglio con tutta me stessa."

Ed è vero. Con tutti gli angeli dalla nostra potremo affrontare le Aperture delle Porte con molta più falicità.

Mentre scorgo con gli occhi un paio di ali fatte di foglie, sussurro il nome di Deumos. Un sussurro, nel vento, equivale ad un urlo.

"Sì, Asmodeus?" Replica lei, quasi subito.

"Portami della roba forte. Non voglio fare questa cosa da sobria."

La risata di Deumos mi riempie le orecchie di una sfumatura di piacere. "Stavo proprio per tirarla fuori per me e Ornias."

"Ottimo. Mettila sulla mia mano e vattene, voglio gustarmi questa città un'ultima volta mentre indossa vesti di pace."

Sento la donna poggiare le sue labbra sulla mia spalla, e poi la sua mano sulla mia, e non riesco a trattenermi dal mordermi le labbra. Quando la polvere nerastra si deposita sul solco della mia mano, la faccio allontanare, e rimango sola, sul ciglio dell'Empireus, sulla cima di questo monte di buio e stelle che ho sempre amato, perché segretamente sono un'appassionata della notte: so poco di lei, ma lei sembra sapere di me, e in più mi cura come se mi amasse, mi copre la coscienza con le sue stelle, le cicatrici dell'universo.

Quando sniffo la sostanza un'esplosione di luci fa impazzire i miei occhi, che cominciano a roteare freneticamente. Le ali si spiegano all'istante, e quando la droga raggiunge il mio cervello lo vedo: vedo che il cielo si sfuma di rosso, di un rosso più simile al colore del cuore che al colore del sangue, e io so che è questo il segnale.

Completamente assorbita dalla sostanza, casco giù, nel vuoto, raggiungendo perfino i grattacieli, per poi risalire su, su, sempre più su, verso le nuvole grigie e nere e rosse. I colori sono più vivaci che mai e le mie ali sono del tutto rigide come lastre di ferro.

Guardo giù, faccio un cenno a Ornias e a Deumos, e poi rivolgo i palmi delle mani mani alla città.

Un urlo causato dalla felicità e dalla droga esce dalla mia bocca quando sento l'epidemia scorrermi nelle spalle e nei bicipiti, per poi finire negli avambracci e nelle mani.

E poi diventa tutto nero.

A Clash of Wings (SOSPESA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora