48 - Shadstar

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Punto chiave di metà storia. Spero vi piaccia. E scusatemi ancora per quello che leggerete 😔

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"COME?!" L'urlo di Marjoire spazza tutto attorno a lei: pezzi di coccio, cibo e volatili. Perfino Kit.

Nei suoi occhi non vedo più la bellissima fonte di luce blu: ora ci sono le tenebre, tenebre aggrappate alla disperazione e all'ira e allo sconcerto. Nonostante la sua voce potrebbe far invidia alle più violente delle tempeste, il suo corpo sembra rilassato. È solo un gioco di espressioni.

"Voglio cento Nephilim e tre eserciti di Tracciati a setacciare tutti i Giardini. Demoni di San Pietro sulle rive del Letè e duecento Ombrlum per Hardblood e Heavsha."

Con appena un cenno Kitthash fa un passo indietro, per poi piombare giù oltre la merlatura: le sue ali infuocate prendono forma un attimo prima che lui tocchi il suolo, e poi vola, vola così veloce che sparisce dietro gli alberi in nemmeno mezzo secondo. Il vento e il calore mi atterriscono ancora di più: rimango immobile, il respiro mozzato in petto e un tremito che mi sta consumando la pelle pallida e sudata.

"Penetrate le menti di ogni essere. Se hanno potuto oltrepassare le mura, hanno potuto oltrepassare anche le coscienze di alcuni." Ordina a un gruppo di Nephilim dai capelli oro. "Proprio come hanno fatto con Erwoodier."

E prima che possa fare qualunque cosa la donna si avvicina a me, decisa e gli occhi di pietra che culla fulmini e onde: mi bacia, e mi bacia tenendomi la testa, un fruscio di labbra al sapore di frutta e sangue.

Glielo lascio fare: avrà le sue ragioni. Forse sta tentando di estrarre informazioni dal mio subconscio. Ma certo, il Bacio. Vuole scoprire chi o cosa si è preso gioco di me.

Dato la gravità della situazione e di tutti i mostruosi aspetti della Poctilla sono grato che mi ricordi almeno cosa voglia significare il concetto di "Bacio."

Quando le sue labbra si staccano dalle mie e la sua mano dalla mia testa vedo le sue iridi spalancarsi come l'obiettivo di una telecamera. Posso percepire la tensione dentro di lei dilagarsi come un uragano di fumo morto, ma allo stesso tempo bello e maestoso, come lo sono le cose insolite.

Indietreggia, e continua a fissarmi, cercando di parlare. Dopo quelli che potrebbero essere minuti un suono esce dalla sua bocca, ma io non capisco. Poi sussurra di nuovo, e ora afferro. È un nome, più che un colpo di spada che una semplice unione di sillabe: Shoheryn.

Lo ripete, fissando con inquietante curiosità il pavimento di legno e radici del balcone, che ora sembra il set di un film di Tarantino: il tavolo rovesciato, il vino che fa brillare tutto, i bicchieri rotti affilati come lame, e i miei quattro amici accoltellati a morte.

Dusnatt giace a terra, la gola una ragnatela di vene nere e viola. Consuelo nel regno dei morti non sembra così bianca e verde: le sue iridi piangono sangue e i suoi capelli sono un misto tra vino e sporco. Mariangel è ormai un agnello, la purezza unta di sangue e il blu marino dei suoi occhi inghiottiti dalle terre di un infinito dolore. E Danielius... la sua espressione ancora in segno di sorpresa, di meraviglia, con la mano appena sopra la carne squarciata dell'addome da cui ora non esce più sangue, un tentativo di stoppare l'emorragia ma che invece lo ha distrutto fino alle ceneri.

E io sono qui, ora in ginocchio, mentre fisso tutti quanti, le mani imbrattate del loro sangue, un aspetto così infernale che se cascassi oltre la merlatura potrebbero dire di aver visto un demone cadere per la seconda volta. Perché ormai l'assassinio è dentro di me, e non c'è niente che possa ammettere il contrario. 

Come vorrei sparire nelle stelle e non fare più ritorno: diventerei una di loro, dopo un po', così da coprire il buio che c'è in me con luce e illuminare quelli che se la meritano. E in questo mondo, in questo universo, quante persone meritano la luce? Forse una manciata di sabbia di una spiaggia grande quanto il male potrebbe darvi un'idea di quante persone sono degne di accogliere la luce. Il resto della sabbia, tutti mostri: io sono uno di quelli in quanto ho assassinato i miei quattro amici in un luogo santo, e anche se non sono stato molto credente ora so che Dio mi sta fissando dall'alto con quel suo algido sguardo, dove giace il dolore dell'intera umanità, e che con gli occhi mi sta condannando a lunghe penitenze nelle fiamme.

Sono sempre stato così: chiuso e sarcastico il giorno e aperto e pronto, a scoprire nuove parti di me le notti. Così vale quando mi sento colpevole. Oppure quando uccido quattro le persone a me care con un pugnale spuntato dal nulla. E non descrivetemi come una persona bipolare, bensì come una persona che sa guidare in entrambe le strade: quella della felicità e quella del dolore.

E Cristo, ora sto andando a duecento chilometri orari su quella del dolore, rischiando di scontrarmi con i veicoli del passato che corrono contromano.

"Erwoodier. Non biasimarti. Non sei stato tu, dopotutto." La mano di Harley scivola sulla mia coscia, per poi salire sull'addome e sulla spalla. "Erwood, l'artefice di tutto questo non sei stato tu. Sappilo. Non eri in te. Sei stato posseduto senza pietà."

"Chi è Shoheryn?" Sussurro, fissando le lunga dita di Harley disegnare piccoli cerchi sulla mia clavicola.

È Nolan, il suo ragazzo, a rispondere. "Shoheryn è la Regina delle Terre Affondate, l'unico luogo insieme al Purgatorio che è invisibile agli occhi dei Due. Nessuno sa dove si trova. Gli uomini che sono stati invitati per una serata non hanno mai fatto ritorno, e le donne che lo vivono non si sono mai mostrate dinnanzi un Figlio in uno dei Regni. È il posto della carne, delle torture e del piacere. Shoheryn è il male in persona, fratello, manipolatrice e seduttrice. Potrebbe ingannare perfino il demonio, se si impegnasse. Ed è lei che..."

Ma le sue parole si uniscono alla nebbiolina dentro la mia testa. Ora sono nell'occhio del ciclone di confusione e di lame e di sofferenza e di paura. Manca poco, e poi mi inghiottirà di nuovo, e volerò.

Harley e Nolan sembrano due puntini sfocati quando cerco di metterli a fuoco. Le uniche figure che rimangono vivide e luminose sono i cadaveri dei miei amici: pezzi di carne bianca con grossi squarci rossi e neri.

Marjoire è seduta su una sedia di legno a circa dieci metri da noi, dando le spalle ai cadaveri, lo sguardo perso in chissà cosa e una postura da bambina, come se stesse vedendo il classico mostro che ci ha sempre spaventati da piccoli.

Io e Colleen abbiamo sempre avuto paura degli uomini alti e neri e secchi. Colleen...

"Dove l'hanno portata?" Sbotto, serrando i pugni e scrollando le spalle così da far allontanare la mano di Harley.

Marjoire alza la testa di scatto, gli occhi serrati e sommersi nei pensieri, e prima di parlare passano ben trenta secondi. "Nelle Terre Affondate, ovviamente. Shoheryn si è presa quello che ha sempre voluto. Dovevo prendere delle precauzioni prima. Sapevamo che era il suo popolo a darle la caccia, e noi ci siamo nascosti qui, senza agire."

"Marge, non puoi essere seria." La interrompe Harley, le braccia conserte. "Il Purgatorio è sempre stato impenetrabile, parlando di fisicità e mentalità. Nessuno è mai riuscito ad entrare qui senza autorizzazione o checchessia..."

"Ma ora non lo è più. Shoheryn ha infranto le mura fisiche e mentali. E c'è solo una spiegazione a tutto questo, una dannatissima spiegazione che vedrà tanto sangue se dovessi scoprire che è vera: qui nel Purgatorio c'è un traditore. Forse più di uno. E ha aspettato attentamente che arrivasse il momento giusto per compiere quello che è successo questa notte."

"Esatto, Marjoire Shadstar. Ci sarà tanto sangue."

Nessuno si era accorto della figura accanto la donna, e nessuno si era accorto che tra i cadaveri manca quello di Mariangel.

Prima che qualcuno possa fare qualcosa, la lama di un pugnale d'argento squarcia la gola di Marjoire.

Schizzi di sangue dipingono la mia vista ancor più di rosso quando Mariangel spalanca con violenza delle ali dorate e spicca il volo verso il cielo, sparendo nella notte e allungando gli angoli delle sue labbra divine.

A Clash of Wings (SOSPESA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora