8 - E venne lei

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Erwood e Danielius ci mettono un paio di secondi a capire cosa è appena accaduto, e le loro sopracciglia alla Will Poulter li fanno sembrare due che hanno appena ricevuto una pallonata in testa. Tengono le armi levate, la testa china e le gambe piegate, come dei soldati in guerra. Il mio cuore si stringe fino a diventare piccolo come una noce, e un dolore lancinante alle costole mi fa portare di scatto la mano sulla bocca per non gemere.

«Chi ca... chi sei?!» Sento sbraitare il mio migliore amico.

Dei passi appena fuori i cancelli riecheggiano per tutta la stazione, pesanti, proprio come quelli dei demoni, ma stavolta riconosco la suola di una scarpa. E sento anche lo schioccare delle dita. E vado in panico quando vedo Erwood stringere ancora di più il kalashnikov, puntato a chissà chi. Io sono ad un lato dei cancelli, quindi riesco a vedere il nuovo arrivato solamente in penombra. Scorgo con la punta dell'occhio Dusnatt alla mia sinistra alzarsi lentamente con la pistola in mano, alquanto atterrito. Si preme l'indice sul naso, dicendoci solo con le labbra di rimanere in silenzio.

Lo schioccare delle dita dell'essere dietro ai cancelli mi mette in corpo una paura che nemmeno Paranormal Activity è riuscito a trasmettermi. Sono bloccata al pavimento, impietrita, gli occhi dilatati dal terrore e dall'attesa.

«Ho detto: chi cazzo sei?!» Ripete Erwood scuotendo l'arma. Danielius fa un passo avanti, e dai passi continui e decisi fuori la stazione capisco che chiunque-sia si sta avvicinando con intenzioni molto cattive. Ad occhio e croce è un po' più alto di me, e i riflessi bui che dominano sul posto lo vestono di ombre scurissime.

L'attesa mi sta consumando i polmoni. Perché non sparano e basta? Se fossi in Erwood farei il pazzo. Quasi quasi mi alzo e sparo con la mia pistola. Ma la curiosità dentro di me non smette di avvampare come fuoco.

«Non riesco a vederlo in faccia!» Ci urla in un sussurro Erwood. Poi si rivolta di nuovo verso l'essere, e continua: «Se vuoi fare il personaggio western della situazione, tizio, fai prima a fischiare.»

«Sono soltanto io.» La voce fredda ma divertita di un ragazzo - e mi sa anche di familiare - scioglie tutti i nervi del mio corpo: non è un mostro. È solo un essere umano. Sento Erwood sbuffare e lanciare le braccia in aria.

«Corbin?» Ora Dusnatt smette di camminare lentamente e trascina velocemente i piedi oltre i cancelli arrugginiti. «Corbin! Grande figlio di puttana! Dove eri finito? Ti credevo morto, come tutti gli altri!»

Non lo riesco ancora a vedere bene, ma si è appena fermato sulla soglia dei cancelli. Quel Corbin. Il tipo che ha tentato di baciarmi alla festa. Mister io-sono-abbronzato-e-tu-no.

«Tu credi troppo e non speri mai, amico.» Parla lui per la seconda volta con un tono calmo e rilassato. Sembra abbia appena finito venti ore di sauna. «Non sono l'unico. Ce ne sono altri, in giro per il quartiere, ma alcuni si sono uniti a loro.»

«A loro? Intendi quei cosi... quei mostri cazzuti? Chi si è unito a loro?» Conviene Danielius, la fronte aggrottata. «Alcuni dei sopravvissuti si sono uniti ai demoni?»

«Calma, amico» Lo rilassa Corbin. «Sembra che sei stato appena inseguito da uomini alati.»

«Ah ah ah» La ragazza sconosciuta alla mia sinistra si alza e si avvicina ai cancelli, applaudendo. «Ora cosa vuoi, dopo questa battuta del cavolo, un premio Nobel?»

«Cosa dicevi?» La interrompe Erwood schioccando le dita. «Chi si è unito ai demoni?»

Corbin risponde quasi immediatamente.

«Il fumo nero che tutti noi abbiamo visto trasforma gli umani in quei uomini alati. Quei cosi non vengono dall'inferno, cari miei. Quei mostri sono tutte le persone della festa uccise e trasformate! Io l'ho visto, diamine. Ho visto come la pelle di Josh si è ritirata e bruciata in pochi istanti. Ha iniziato a divincolarsi tutto, poi ha perso una quantità abnorme di sangue e... sì, gli sono spuntate quelle cazzo di alette con le vene rosse!»

A Clash of Wings (SOSPESA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora