CAPITOLO X
INFATUAZIONE, PARTE II
Non capivo perché dovevamo partire per le vacanze natalizie se tutti i parenti rimanevano a Londra! Ero furiosa! Un po' perché non me la sentivo di affrontare nove ore di viaggio in aereo, e un po' perché non volevo allontanarmi da Harry.
Da quel giorno dell'incontro inaspettato era passato un mese e mezzo e lui continuava a non farmi pressioni, anche se le strusciatine spesso andavano oltre facendomi desiderare altro, che una semplice carezza nelle parti basse.
Ci frequentavamo sempre di più, uscendo sempre di più, baciandoci sempre di più e toccandoci sempre di più. In tutto quello i miei cari cugini non mi avevano abbandonata, ahimè, Jenny continuava a dirmi che dovevo dargliela, Troy e Susan insistevano sul fatto che dovevo aspettare, mentre Matty e Kevin non dicevano nulla, invece Trevor parlava spesso con Harry, ma diventato, stranamente, amico di quest'ultimo non diceva cosa si confidavano e noi eravamo del tutto all'oscuro dei pensieri di Harry.
Tornando alla vacanza. I miei avevano deciso di voler andare in California a festeggiare il Natale, ma io non volevo affatto andare lì!
Avrei preferito festeggiare da sola a casa con una scatoletta di tonno al naturale, piuttosto che fuggire da una realtà che iniziava a piacermi! E poi dovevo studiare per l'università e avrei dovuto portarmi quintali di libri!
Ma, grazie al cielo, dopo due settimane di litigi, i miei se ne andarono via lasciandomi sola in casa. Ma io non ero sola. Non ero mai sola.
Avevo Jenny, Trevor, Kevin, Troy, Matty e Susan, e poi c'era qualcuno di più vicino: Harry. Come potevo passare le giornate da sola?
Ero a casa, sola da almeno due ore ed ero così felice! Nessun urlo, nessuno che mi rompeva mentre studiavo, ero solo io, il mio libro e un silenzio unico.
Ma quel silenzio cessò non appena suonarono il campanello. Sbuffando scesi al piano inferiore e aprii, abbastanza scocciata, la porta.
E ti pareva! Era Harry, tutto pimpante e felice. Ma soprattutto era vestito bene, io non ero truccata e tantomeno ero vestita coneleganti lustrini! Avevo la tuta e neanche una delle più belle!
«Harry! Che ci fai qui?» lo feci entrare, per poi dargli un bacio.
«Non volevo lasciarti sola...» fece spallucce.
Sorrisi abbassando il capo, per poi dirigermi al piano di sopra con lui che mi seguiva poggiando le mani sui i fianchi, i mieifianchi.
«Che stavi studiando?» domandò mezzo steso sul mio letto.
«L'apparato respiratorio» sbuffai stirandomi.
«E com'è? Interessante?» si girò verso di me.
«Definisci interessante» lo provocai.
Rise di gusto stropicciandosi il viso. Mi aveva parlato del fatto che avesse un esame appena rientrava dalle vacanze natalizie, ed era molto impegnativo, erano giorni che passava le nottate in bianco per studiare i cinquanta capitoli in tempo.
Mi alzai dalla sedia andando a mettermi sopra di lui. Non avevo mai provato a mettermi a cavalcioni su di lui, e sinceramente in quel momento sembrava la cosa più giusta da fare.
Appena sentì il mio peso su di lui, spostò le mani dal viso e mi guardò sorpreso per poi riprendersi e posizionare la mani sui miei glutei, provocandomi vari brividi.
Mi sorrise mentre mi fissava steso sul letto e io seduta su di lui. Sentirlo così vicino al mio corpo, mi fece comprendere quanto ero in confidenza con lui in quell'ultimo periodo passato assieme.
«Vuoi farlo?» domandai senza distogliere lo sguardo dal suo.
«Cosa?» non capiva, avevo un'opportunità per tirarmi indietro, invece aprii bocca e gli diedi fiato, come sempre del resto!
«Sesso»
Una parola. Cinque lettere. Un solo significato.
Sembra una pubblicità per una macchina sportiva, ma era quello. Sesso.
Rimase qualche istante a guardarmi, allentando la presa dal mio sedere comodamente seduto sulle sue gambe.
«Lea, io non voglio forzarti...» cominciò con le solite scuse.
«Non mi stai forzando...Forse è questo il problema non credi?» alzai un sopracciglio.
«Tu pensi che non ti desideri?» si poggiò sui gomiti per guardarmi meglio.
«Beh, sì...» iniziai a farfugliare.
«No, Lea! Io ti desidero, e molto anche! Però voglio che tu ti senta veramente pronta per questa cosa» si mise seduto sul letto, posizionandomi meglio su di lui.
Poi mi afferrò il viso fra le mani e mi baciò, un bacio dolce e piccante allo stesso tempo.
«Perciò ora torna a studiare mentre io ti guardo» mormorò.
Mi diede un piccolo bacio sulla fronte prima che scendessi da lui, e quando non fui più sulle sue gambe andai a sedermi sulla sedia della scrivania riaprendo il libro e riprendendo a studiare.
Sentivo Harry ronfare piano, dietro le mie spalle. Ne fui felice, almeno da me poteva riposarsi senza pensare allo studio.
Posai la matita sulla scrivania e scesi dalla sedia andando in bagno per farmi una doccia rigenerante, ne avevo bisogno dopo cinque ore intense di studio!
Forse Harry aveva ragione riguardo al sesso.. forse dovevo aspettare. Ma aspettare cosa? Che la vocazione mi piovesse dal cielo?
Io volevo farlo! E con lui! Sentivo nel profondo che non era solo sesso, ma qualcosa di più e che lui mi avrebbe accontenta in tutti i modi possibili. Magari aveva paura che un giorno gli rinfacciassi tutto. Ma come avrei potuto? Io stavo così bene con lui, lo avevo desiderato al mio fianco per lungo tempo e quando era arrivato il momento non ci potevo credere.
E poi la vagina era la mia! Le facevo fare ciò che volevo IO!
Avrei seguito il consiglio di Jenny! Lo avrei provocato, sperando di arrivare alla meta che desideravo.
M'immersi sotto il getto d'acqua calda, alleggerendo così la testa e le gambe, stanche di essere piegate e non stiracchiate per far circolare meglio il sangue.
Quando uscii mi avvolsi nell'accappatoio e andai davanti allo specchio, levando con l'avambraccio il vapore depositato sopra di esso, rivelando il mio riflesso.
Feci un balzo all'indietro, realmente spaventata. Chi era quella? E che cosa ne aveva fatto di me?! Avevo due occhiaie che somigliavano di più a due rape viola, brufoletti sparsi ovunque e una faccia da cazzo terrificante.
Ecco perché Harry mi aveva rifiutata! Ero un cesso con le gambe!
Presa dal panico, accesi il phon e mi asciugai velocemente i capelli, che sarei andata a piastrare subito dopo. Finita la messa in piega mi dedicai alla faccia devastata.
Primer, fondotinta, correttore (molto correttore), eyeliner e cipria.
Non stavo da dio, ma almeno somigliavo di più ad un umano e non ad un avatar morto da dieci giorni.
Ancora in accappatoio, tornai in camera per vestirmi e dedicarmi un pochino a Harry, che ancora era morto sul mio letto. Davvero! Non dava segni di vita, dovetti mettergli un dito sotto al naso per sentire se respirava ancora.
Fuori era buio e l'unica cosa che volevo fare era: mangiare e guardare la televisione.
Presi degli slip puliti con un reggiseno, abbinato, e una tuta più decente di quella che avevo prima.
Cosa avrei dovuto fare? Chiamarlo? O lasciarlo dormire? Insomma, erano già le sette di sera e lui era ancora a dormire beato occupando l'intero letto.
Optai per la seconda, lasciandolo lì sopra, mezzo morto, a dormire e riposarsi, cosa che avrei dovuto fare anche io.
Ero in sala con una ciotola d'insalata, finita, sopra il tavolinetto, la TV accesa con un programma decisamente ridicolo.
«Ehi...Potevi svegliarmi...» venne verso di me con una mano dietro la nuca, mentre sbadigliava.
Aveva tolto le scarpe ed era scalzo su quel pavimento che poteva anche procurare ustioni dovute al freddo, rabbrividii per lui.
Si mise vicino a me. Sbadigliava in continuazione e gli occhi erano ancora arrossati, il viso stanco ma riposato rispetto a come stava precedentemente quando si era presentato sulla soglia di casa.
«Dormivi così bene che mi sembrava brutto svegliarti per mangiare un'insalata» sorrisi divertita nel guardarlo in quel modo...insonnolito.
Si girò verso di me sorridendo, poi mi scrutò il viso.
«Come mai ti sei truccata?» non gli sfuggiva nulla al ragazzo!
«No, dico, ma mi hai vista prima? Somigliavo alla brutta copia di Kate Middleton mentre ha le sue nausee mattutine!» m'indicai il viso.
«Ma non dire scemenze! Eri solo stanca per non aver riposato il cervello alcuni istanti!» disse seriamente e sembrava essere anche un po' arrabbiato, sottolineandolo mettendo le braccia conserte e sbuffando.
«Oh, andiamo, Harry! Ti sei arrabbiato solo perché mi sono truccata?» gli domandai un po' divertita.
«Sì! Perché non ha senso che ti trucchi quando sei in casa! Anche se ci sono io!!» si alterò girandosi verso di me.
«Va bene, però calmati!» sgranai gli occhi.
Lui sbuffò in tutta risposta, tornando a guardare la televisione. Io, invece, rimasi a fissarlo. Aveva il broncio come i bambini piccoli e sembrava così alterato che non mi azzardai a toccarlo o a dirgli altro. Compresi che non era ottima come idea quella di truccarmi quando ero a casa. Ma lo avrei fatto comunque, non mi piaceva più apparire sciatta. Ci tenevo a me stessa grazie a lui. Con il suo arrivo nella mia noiosa vita, avevo iniziato a prendermi cura di me stessa, lo facevo anche prima, ma più superficialmente, dato che non dovevo impressionare nessuno, non m'interessava avere la pelle del viso apposto o altre questioni "corpo" che in quel momento tenevo come l'oro.
Mi venne da sorridere quando sbuffò di nuovo, facendomi capire che non voleva essere osservato ancora, così mi girai verso la televisione.
Quando, dopo la pubblicità, che ci diede il tempo di morire e risorgere, incominciò il film di quella sera, mi poggiai con la testa sulla sua spalla, alla fine non poteva essere poi così tanto arrabbiato, anche perché non mi cacciò via con un "Non rompere le palle, donna!", ma si accomodò meglio, affinché io stessi comoda.
«La prossima volta non mi depilo nemmeno» sussurrai scherzando.
«La prossima volta sarai seguita da me, passo dopo passo» mi prese la mano fra le sue e se la portò alle labbra baciandone il dorso.
«Anche quando dovrò fare pipì?» alzai lo sguardo verso di lui, che mi sorrise.
«Anche» ci baciammo delicatamente assaporando il leggero distacco che ci fu poco dopo.
Per un'ora restammo impalati sul divano e vedere il film, stranamente interessante. "Stranamente", per il semplice fatto che negli ultimi dieci anni nessuno aveva sfornato un film decente!
Per un'ora restammo nella stessa posizione, senza nemmeno avvertire dolori lungo il corpo.
Per un'ora tenne le mie mani nelle sue, accarezzandole ogni tanto per farmi capire che c'era e che era sveglio.
Per un'ora c'amammo senza dire o fare nulla.
«...Mi fai il solletico....» mormorai ridendo appena.
Dopo il film e l'ora "romantica", eravamo passati alla televisione spenta e l'ora un po' più "eccitante". In poche parole dopo i titoli di coda iniziammo a limonare sul divano, per poi ritrovarci stesi: lui sopra di me e io stesa su quel divano a tre posti.
Mi stava accarezzando le braccia provocandomi una sensazione di solletico quasi irritante, ma anche piacevole.
Avendo le gambe appena divaricate, percepivo il suo sesso tra le mie gambe. Inizialmente non me ne accorsi, ma dopo vari minuti di baci e toccatine, sentii la SUA presenza, quasi volesse rompere, anzi, far scoppiare i boxer e i jeans troppo attillati per tenerla.
Mi faceva piacere, ma al contempo mi dispiaceva, forse lui credeva che lo dicessi solo perché credevo di essere infatuata di lui, ma quello che non sapeva, o che forse faceva finta di non sapere, era che io lo volevo perché a mio parere lui per me era molto di più che un semplice ragazzetto da un anno di fidanzamento e poi "addio".
Mi fermai nel baciarlo fissandolo ancora per capire cosa gli frullasse nella mente. Solitamente era abbastanza difficile capirlo, ma in quel momento le pupille erano allargate e l'eccitazione era a mille.
«Ti senti male?» domandò preoccupato.
«Harry, non sono scema, perché insisti a dirmi che dobbiamo aspettare?» gli chiesi abbastanza stufa di sentirlo blaterare sul fatto che io non volessi veramente averlo dentro di me.
Sbuffò e si alzò, andando a sedersi sul lato più distante del divano. In mezzo a noi c'era un posto libero e mentre anche io mi alzavo per mettermi seduta quello spazio era aumentato.
Si toccava la barba appena accennata, era pensieroso. Una gamba la teneva piegata sotto l'altra posata sul divano, l'altra che passava sopra, era poggiata con il piede a terra. Il braccio destro era posato sullo schienale del divano in tessuto e l'altro braccio lo teneva piegato, con il pugno della mano chiuso e tenuto sopra la coscia sinistra.
Io l'avevo fatta più semplice di lui, come sempre, ero seduta in modo tale da guardarlo fisso negli occhi, anche se era difficile a causa della luce fioca che penetrava dalle finestre illuminando appena il salone.
Ancora stava pensando, non parlava, quasi non respirava, forse stava pensando a qualcosa di brutto per farsi passare l'erezione...
«Rispondimi, Harry» nella mia mente doveva essere come una supplica, ma mi uscì fuori come un comando, e nemmeno fatto bene. Sembravo un secondino alle prese con detenuti poco raccomandabili... Come se i detenuti fossero raccomandabili!
Lui spostò lo sguardo dal divano a me, senza mai togliersi la mano dal mento, che continuava a grattarsi. Ma non rispose, nessun segno di vita.
Sbuffai abbastanza scocciata.
«Io vado a letto...» dissi infine, fregandomene del fatto che lui potesse rimanere a dormire da me.
Gli passai affianco, ma lui non si mosse, sembrava sotto shock, ma per cosa? Per avergli chiesto di fare l'amore? Cosa c'era di sbagliato?
Dovevo chiedere a Trevor, lui sapeva cosa non andava, ma dovevo minacciarlo e metterlo sotto torchio, sicuramente Jenny mi avrebbe aiutata.
Era fatta, avrei chiamato lei per organizzare una specie di missione segreta! No, dovevo aspettare che fosse lui a dirmi tutto, non potevo andare in giro a chiedere!
Mi diressi in bagno per struccarmi, sentendo la pelle tirare un sospiro di sollievo dopo essere stata liberata dagli strati di trucco, nemmeno tanto pesante!
Non sentii la porta di casa sbattere, non sentii nemmeno rumori dal soggiorno. Ma non mi precipitai al piano di sotto per controllare che fosse ancora in casa. Sentivo la sua presenza, e se non era un fantasma che si aggirava per casa, Harry era ancora lì con me.
Mentre mi grattavo la nuca camminando svogliatamente in camera, mi ritrovai Harry steso sul letto, come se la conversazione precedente non ci fosse mai stata.
Lo guardai tra il divertito e lo scocciato. Faceva ridere vederlo in quel modo disinvolto, ma dava anche fastidio vederlo in quel modo rilassato dopo che io gli avevo fatto una specie di cazziatone molto più leggero degli altri.
Andai verso di lui, che occupava una piccola parte di letto, lasciando la mia libera, per prendere il mio pigiama, posto e piegato sotto il cuscino, e cominciai a cambiarmi davanti a lui, sperando che l'occhio gli cadesse un po' sul mio corpo, anche se non perfetto e con qualche imperfezione, come un accenno di maniglie dell'amore, o come le chiamava Susan" le maniglie anti-panico". Ma davanti a lui cominciavo a non provare vergogna. Anche perché se volevo veramente fare l'amore con lui, la vergogna nel farmi vedere nuda o quasi doveva sparire e stavo andando nella strada giusta, ma Harry no!
Qualche volta lo avevo intravisto con solo i boxer, ma mai a lungo da poter vedere bene i suoi piccoli difetti, che già amavo a priori. Sembrava che lui si vergognasse più di me.
Infilai la felpa e fui pronta per mettermi a letto, raggomitolarmi sotto le coperte e dormire, rilassandomi per poi svegliarmi la mattina dopo e ricominciare a studiare come un'ossessa.
Chiusi gli occhi espirando l'aria nei polmoni.
«Non torni a casa tua?» domandai dopo un po' che non lo sentivo muoversi da là sopra. Gli davo le spalle, doveva sapere che ero arrabbiata, io avevo rispettato le sue scelte, ma lui non lo aveva fatto con le mie!
«Già te l'ho spiegato, Lea! Non voglio poi farti pentire di essere stata con me!» dopo minuti passati senza sentirlo parlare, la sua voce in quel momento mi sembrò molto più roca e graffiante.
«Perché dovrei pentirmene?!» mi girai verso di lui ancora più scocciata di prima.
«Perché potresti non trovarti bene con me!» sbottò.
«Ma che dici?» domandai dolcemente; mi tirai su andandogli davanti per farmi vedere meglio da lui che teneva lo sguardo altrove «Io con te mi trovo benissimo, Harry» gli accarezzai il viso.
«Lo dici perché non hai avuto altri ragazzi» scosse la testa, levando la mia mano dal suo viso.
«E non dovrebbe essere un bene questo?» alzai un sopracciglio.
«No! Devi fare le tue esperienze e se ti fossilizzi su di me, un giorno potrai pentirtene, dicendo che non ti eri divertita abbastanza!» mi guardò realmente amareggiato.
«Ma dai, ti prego! Non fare il piagnucoloso! Non ti rinfaccerò nulla! E tanto meno farò altre esperienze! E se non sai come lasciarmi non inventarti scuse così patetiche!» ripresi il mio tono sarcastico e scocciato.
«Non ti voglio lasciare!» si affrettò a rispondere.
«E allora perché mi stai dicendo di fare altre esperienze? Io con te le sto facendo le "altre" esperienze! E mi sento bene! Sto bene con te! Voglio stare con te! Lo voglio fare con te!» insistetti.
«Ma se...?» continuò, ma lo fermai.
«Harry! Smettila! Non essere insicuro! Goditi questi momenti con me, sempre se ti fa piacere....» mormorai.
«Certo che mi fa piacere stare con te!» urlò quasi, avvicinandosi a me «Anche io voglio farlo con te» con il naso solleticò il mio facendo segni circolari con esso.
«E allora perché stiamo ancora parlando?» domandai senza fiato.
«Perché voglio che ne sia veramente sicura» insistette.
«Bello mio, qui, quello che deve essere sicuro sei tu, non io! Io sono sicura dal primo momento che ti ho visto» cercai le sue labbra che continuava a spostare facendo quasi un gioco di acchiapparella con esse.
«Io sono sicuro, lo ero appena ti ho vista nella mia sala seduta fra tua madre e tuo padre» finalmente fece congiungere le nostre labbra, che scoppiarono insieme in un bacio sensuale e passionale, diversi da quelli di prima, nuovi per me, normali per lui.
Mi prese la vita facendomi attaccare al suo corpo ancora seduto sul letto. Accennai i primi movimenti per far combaciare le nostre parti più delicate, facendolo grugnire e gemere insieme, quasi come un antico e primitivo segno di eccitazione, che continuava a crescere sotto i jeans, di nuovo troppo stretti sul cavallo.
Insinuò le proprie mani sotto la mia felpa del pigiama provocandomi brividi su tutta la schiena. Lo sentivo scivolare ovunque. Ogni centimetro della mia pelle era toccata dalle sue mani dolci e calde, ma anche delicate come la seta.
Le posò entrambe sui seni stringendoli leggermente facendomi provare nuovissime sensazioni, piacevoli e ad alto tasso sessuale e intimo.
Abbassai le mani sui suoi jeans slacciandogli la cintura, il bottone e poi la zip. Glieli calai lasciandogli solo i boxer e la maglia che aveva. I boxer avevano un gran rigonfiamento al centro, un brivido di terrore mi percorse la schiena. Come poteva entrare quel...coso, nel mio buchetto?! Insomma! Era matematicamente impossibile!
«Cos'hai?» domandò spaventato.
«Farà male?» domandai con gli occhi pieni di sincerità.
«Farò pianissimo...Ma se vuoi possiamo asp....» lo bloccai subito.
«Non provare a ripetere quella parola» lui sorrise divertito, per poi riprendere a spogliarmi.
Ero ormai senza reggiseno e lui non aspettava altro che baciarmi il seno e quasi adorarlo, come se fosse la cosa più sacra che avesse fra le mani.
Mentre baciava ogni parte del mio petto gli presi fra le mani i capelli tenendolo vicinissimo a me come un bambino che aveva bisogno di essere consolato. Con le labbra risalì sino alle mie passando per il collo.
Una mano la passò dietro la schiena, invece con l'altra mi tenne il viso, in pochi secondi ero sotto di lui, entrambi stesi sul letto con le teste al posto dei piedi.
Con molta velocità si liberò dei calzoni del mio pigiama lasciandomi con gli slip, che subito dopo furono tolti.
Sotto i suoi occhi mi sentivo bella, apprezzata e tutta un fuoco, voglioso di essere spento da Harry e dal suo modo piacevole di accarezzarmi il corpo, che fremeva ogni qual volta si avvicinasse alle parti più delicate che avevo.
Continuò a baciarmi spostando le mani ovunque, soffermandosi spesso sulla mia intimità allargando le grandi labbra per farmi, forse, abituare a presenze "estranee" in quelle parti.
Alla ventesima volta che allargava, toccata e risaliva, si addentrò dentro di me con due dita sperando di allargare il buchino troppo piccolo per lui. Strinsi i denti reprimendo un urlo di dolore puro, sperando di non farlo scappare via da me per avergli messo strizza e avergli fatto cambiare idea. Si fermò scrutandomi il viso, sperando che quella brutta espressione abbandonasse il mio volto, per trasformarsi in una smorfia di piacere. Ma non fu così. Il dolore era lancinante e proprio non ce la facevo, ma non volevo mollare e dargliela vinta, facendogli vedere che effettivamente non ero pronta.
Era vero, non ero pronta, ma fisicamente parlando, perché emotivamente e sentimentalmente ero molto più che pronta, e furono proprio quei due fattori a farmi stringere i denti e dargli l'okay per fargli infilare fino in fondo le dita del medio e dell'indice destro.
Forse in altre situazioni, dove magari il ragazzo aveva il suo membro più adatto alla sua ragazza riusciva ad avere un rapporto già da subito, non si doveva ricorrere a preliminare dolorosi, ma io non essendo pronta per lui, dovetti sopportare tutta la parte più dolorosa del mondo, facendolo entrare in me con le dita, togliendomi la verginità con esse.
A me non importava se erano le sue dita o il suo membro a deflorarmi, io volevo solo lui, e non m'interessava quale parte del suo corpo fosse, purché me ne facesse assaggiare un pezzo di ognuna.
Si fermò qualche istante prima di muovere appena le dita, facendomele percepire all'interno del corpo.
Forse in quel momento sentii un leggero esempio di piacere, ma svanì appena inserì il terzo dito. Con le mani strinsi forte le coperte che erano sotto di noi attirando ancora di più la sua attenzione. Feci uno sforzo assurdo per aprire gli occhi e cercare di ricacciare le lacrime indietro, per rassicurarlo con lo sguardo, facendogli capire che DOVEVA andare avanti, perché ne ero sicura, mi sarei abituata prima o poi a quella nuova situazione.
Provai a fare movimenti con il bacino andando incontro ai movimenti delle sue dita e quando, dopo minuti passati in quel modo, sentii sempre di più crescere il piacere e la bellezza di quella presenza dentro di me, aumentando i movimenti e sostituendo l'espressione di dolore con un espressione di piacere imminente.
Quando mi vide in quelle condizioni e ci guardammo negli occhi sorridendo, si avvicinò a me scoccandomi un piccolo, ma intimo, bacio sulla tempia destra, come per dirmi che ero stata brava e che tutto sarebbe andato secondo i miei piani.
Delicatamente levò le tre dita e si tolse i boxer, segno che la parte più dolorosa e piacevole della mia vita stava per arrivare.
«Cazzo!» sbottò all'improvviso, portandosi la mano sulla fronte.
«Che c'è?» mi alzai sui gomiti guardandolo in faccia.
«Non ho il preservativo» mormorò, ormai seduto al bordo sinistro del letto.
Lo guardai per un istante e poi sprofondai sul letto sbuffando, lasciando scivolare via tutta l'eccitazione accumulata.
«Mi dispiace...» disse tristemente, mentre mi fissava.
«Tranquillo» gli accarezzai il braccio teso sul letto.
Era troppo bello per essere vero, avrei voluto aggiungere, ma non lo feci. Il mio stomaco mi ripeteva di non farlo.
Rimanemmo entrambi fermi in quelle posizioni abbastanza in imbarazzo da non volerci guardare negli occhi per almeno venti minuti.
Quando percepii i primi brividi di freddo, mi alzai e recuperai le mie cose. Che bello! Non ero più vergine e non avevo nemmeno fatto del sesso vero! Ma almeno eravamo usciti dalla "seconda base" e arrivati almeno alla terza!
«Che fai? Rimani qui o torni a casa?» domandai dopo essermi infilata, nuovamente, la felpa.
«Che ore sono?» domandò mentre si infilava, dopo amen, i boxer.
Mi sporsi verso la sveglia sulla scrivania e controllai l'ora.
«Sono le due del mattino»
«Mi conviene tornare a casa....Se hai qualche problema o semplicemente paura, chiamami, probabilmente non sarò a dormire...» accennò un sorriso, per poi cancellarlo per mettersi i jeans e allacciarseli.
«Credo che anche io avrò problemi a dormire...» mi grattai il dietro della nuca in imbarazzo.
Sì! Eravamo ancora eccitati, ma dovevamo farcela passare, e se avessimo dormito insieme sicuramente sarebbe andata a finire che lo avremmo fatto senza protezione, causando tanto stress il giorno dopo...che poi era già il "giorno dopo"!
S'infilò la maglia e mentre lo fece, si avvicinò a me, lentamente, fermandosi a metà strada per infilarsi le scarpe.
Quando mi raggiunse mi prese il viso fra le mani e ci baciammo. Già i baci cominciavano ad essere più profondi, il che non mi dava dispiacere, anzi!
«Non era il nostro giorno» fece spallucce, riferendosi al fatto di non avere il preservativo e così di non poter far nulla.
«Forse...Ma non pensare d'averla fatta franca» lo minaccia con sguardo "seducente", per quanto potesse esserlo, che forse somigliava di più allo sguardo di un ippopotamo in calore.
«Tranquilla. Sarai tu a chiedermi di fermarmi» sogghignò.
«No, ora non starò per niente tranquilla» sorrisi andando a baciargli il labbro inferiore.
«E invece sì» mi ribadì andando a baciarmi meglio le labbra, dolcemente come a tranquillizzarmi, come per dirmi che non era una macchina del sesso distruttrice di corpi!
Annuii dopo, quando si staccò e mi lasciò libera.
«Buona notte» dissi a bassa voce quando s'infilò il cappotto.
«Buona notte, amore mio» tornò verso di me e da lì ci demmo una serie di baci infiniti che forse durarono un'ora.
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Seasons Of Love
Fanfiction"Come facciamo, noi umani, a capire se siamo innamorati seriamente?"