CAPITOLO XVI
LEGAME AFFETTIVO, PARTE I
La serata precedente si era svolta in un modo così strano che la mattina dopo pensai che fosse solo un sogno, ma quando riaprii gli occhi e mi ritrovai vestita esattamente come nel "sogno", dedussi che tanto sogno non era e che quel povero sfigato di Louis era stato lasciato per un altro.
Con molta grazia (già...come no) mi liberai delle coperte di pile attaccate alle mie gambe ancora fasciate dai jeans. Odiavo svegliarmi con ancora i vestiti addosso, ma ero veramente troppo stanca, la sera prima, per cambiarmi.
La luce fuori era quasi inesistente, così controllai l'ora, erano già le quattro del pomeriggio. Mio Dio! Tutte quelle ore avevo dormito?!
Mi alzai con uno scatto innato e corsi al piano di sotto, girai a sinistra ed entrai in cucina.
«LEA!!» la mamma mi venne incontro abbracciandomi, o meglio, stritolandomi.
Mi mancava il suo profumo e i suoi comportamenti da pazza, la scostai per vederla meglio: era abbronzata, dimagrita e con un taglio di capelli nuovo, se li era fatti a caschetto, cosa alquanto strana dato che diceva che non le stavano bene, ma a parer mio era una gran figa!
Mi accarezzò un guancia, con quella dolcezza che ti fa sciogliere a terra.
«Tesoro, ti vedo stanca, è successo qualcosa?» domandò mio padre alle spalle di mamma, stava seduto sulla sedia e leggeva un quotidiano.
Mi staccai da mamma e saltai fra le braccia di papà che sorrise felicissimo di quel mio gesto. Sembravo una bambina, io tra le braccia del mio vecchio papà, seduta sulle sue gambe a stritolarlo come se non ci fosse un domani.
Con le mani mi accarezzava dolcemente la schiena, ma diversamente da come faceva Harry, ovviamente. Papà era papà e Harry era Harry e se avevano comportamenti simili, il risultato finale era diverso.
«Come mai hai dormito così tanto?» domandò questa volta la mamma che stava preparando del tè con il latte.
«Sono andata a letto alle quattro della mattina» sciolsi un po' l'abbraccio da mio padre, però rimanendo sulle sue gambe e con un braccio avvinghiato al collo.
«E come mai?»
Bene, la mamma era tornata la pazza psicopatica di sempre, ne ero veramente, veramente...No, non ero felice.
«Sono uscita con Harry...» provai a fare la vaga.
«Lo sai, Lea, che in questa casa non devi fare sesso, vero?» domandò lei.
Ma che cazzo di domanda era mai quella?!
Era impazzita?! Lei, mia madre, tutta casa e chiesa che dice "sesso"?! Cosa le aveva fatto la California!?
Oh! No! Era mio padre il guaio! L'aveva portata in un paesino per trasformarla in un terrificante robot che accetta qualsiasi cosa! Come nella "Donna perfetta"!! NO! Rivoglio la mia mamma!
«...A me non interessa se vi amate! Qui in casa non si fa sesso!» forse durante il mio monologo interiore aveva continuato a parlare, ma alla fine mi voleva solo dire che non dovevo fare sesso con Harry.
Ma io infatti non facevo sesso con Harry, io ci facevo l'amore.
No, era meglio se me la tenevo per me quella...
«Tranquilla, mamma. Siamo usciti insieme, ma poi ognuno a casa sua. Le so le regole: niente ragazzi in camera per farci sesso, ma solo per parlarci con la porta aperta» ripetei a memoria la regola così da far nascere sul volto di mamma un sorriso di compiacimento.
Portò a tavola tre tazze piene di liquido caldo e profumato alla vaniglia. Io mi spostai dalle gambe del mio vecchio papà e mi andai a sistemare sulla sedia in mezzo a tutti e due: mamma e papà a capo tavola e io in mezzo a loro.
«Come è andato il viaggio?» domandai dopo aver ingoiato il primo sorso di tè.
«Ah! Tremendo! Abbiamo passato un'ora intera con la paura di morire!» sbottò la mamma.
«Perché?» mi allarmai.
«Niente di che....Turbolenze...» papà aveva ripreso a leggere il giornale.
«UH! Tesoro! Non ci crederai mai, ma sulla "Walk of fame" abbiamo incontrato Brad Pitt!» esclamò così tanto forte che probabilmente anche Brad l'aveva sentita.
«MA DAI!» provai a farla esaltare ancora di più, mi faceva ridere vederla in quel modo...ragazzina «Gliel'hai fatta la foto?!»
«Sì!! Aspetta che vado a prendere la macchinetta» si alzò dalla sedia e corse al piano di sopra.
Risi sommessamente, piegando la testa in avanti.
«Va tutto bene con Harry?» domandò papà che cambiò pagina.
«Ieri abbiamo avuto una piccola discussione, ma ci siamo chiariti quasi subito..» feci spallucce.
«Come sta Des?» domandò distogliendo l'attenzione dal suo amato giornale, per fissarmi.
«Sta bene, credo...E' quasi sempre a lavoro»
«Lea, tu me lo diresti, vero?» domandò di punto in bianco.
«Cosa?» presi un sorso di tè.
«Se fossi incinta» quasi sputai tutto, ma mi trattenni ingoiando a fatica «Me lo diresti vero?» continuò.
Sembrava serio! Ma serio, serio!
La cosa era chiara: in California mi avevano cambiato i genitori!
«Ma come ti salta in mente una cosa del genere?!?!» domandai quasi urlando, sconvolta per la sua poca fiducia in me.
«Dato che frequenti Harry da quattro mesi, deduco che in questi quattro mesi non abbiate solo studiato...» sbatté le palpebre un paio di volte, senza smettere di fissarmi.
«E invece ti sbagli! Abbiamo sempre e solo studiato! E poi no che non te lo direi! Se fossi incinta lo direi solo ad Harry!»
«Ah, e perciò ritieni che Harry lo debba venir a sapere per primo?» domandò stizzito.
Ma che fine aveva fatto la mamma?!
«Ovvio! Sarebbe il padre del bambino! E' ovvio che lo direi prima a lui! E poi perché dovrei rimanere incinta?!»
A quel punto la mamma entrò in cucina con la macchinetta e con un sorriso stampato in faccia.
«Ne riparliamo più tardi» disse lui lentamente, mentre tornava ad affondare il viso fra le pagine del Times.
«...Guarda! E poi è così alto! Mio Dio! È anche molto gentile! Si era fermato con noi a parlare...» la mamma blaterava, ma senza riuscire a distogliermi dai miei pensieri.
Ahh! Papà e le sue domande terrificanti!
Dopo due ore passate a parlare di Brad, la mamma mi lasciò andare, così ne approfittai per correre da Harry. Afferrai il cappotto e uscii di casa, correndo. Dovevo paragli di quello che mi aveva detto papà e poi volevo vedere se stava bene...
Bussai varie volte alla porta, finchè Anne comparve e mi aprì sorridendo.
«Ciao, Anne!» esclamai somigliando molto a mia madre.
«Ciao, Lea...Cerchi Harry vero?» a quell'ultima frase il viso le si trasformò in un'espressione quasi di scuse.
Annuii.
«Ha la febbre...Non sta molto bene...Ti consiglierei di chiamarlo, non vorrei farti ammalare...»
«Oh...Può dirgli che sono passata e che ho urgente bisogno di parlargli? Anche al telefono, va bene lo stesso...»
«Ma certo...Ma è successo qualcosa?» domandò preoccupata.
«Oh, no, no! Per fortuna non è successo nulla...Però dovrei parlargli urgentemente...» mi mordicchiai il labbro inferiore, iniziando a muovere avanti e indietro il ginocchio.
«Ma certo....Cerca di stare al caldo» si raccomandò stringendosi nel suo maglione.
«La farò...Ciao, Anne» la salutai con la mano e tornai a casa mia.
No! Si era ammalato! E ora?! Avevo bisogno di lui!
Merda!
Corsi in camera, ricordandomi di aver lasciato il telefono sul letto disfatto, che mia madre, in un momento di ulteriore pazzia, aveva rifatto perfettamente, cambiandomi anche le lenzuola, già pulite...
Aspettai mezz'ora la sua chiamata, ma alla fine mi arresi, forse stava risposando...Sbuffai annoiata, erano quasi le otto ed io ero vestita allo stesso modo da più o meno ventiquattro ore. Mi alzai, iniziando a spogliarmi per poi andare in bagno, mezza nuda e farmi una doccia ricostituente.
Anche io mi sentivo strana, come se in gola avessi avuto una ruspa, ma era quasi normale, ero stata un po' troppo al freddo.
Finito di docciarmi corsi in camera per mettermi un pigiama pesante, quasi da Polo Nord e andai subito sotto le coperte, non avevo mangiato nulla, e non avevo fame, prima volevo parlare con Harry.
Si erano ormai fatte le nove e di Harry nessuna chiamata, ma mentre lo pensavo il cellulare vibrò.
«HARRY!» urlai.
«...Non urlare, te ne prego...» ma che voce aveva?! Sembrava una papera!
«Scusa...Come stai?» chiesi quasi a bassa voce.
«Sto con la febbre e il raffreddore...Nulla di che» e poi starnutì «Mamma mi ha detto che dovevi dirmi una cosa molto importante» si soffiò il naso.
«Sì...Ehm...Papà se ne è uscito fuori chiedendomi, indirettamente se fossi incinta. Insomma, ovvio che non lo sono! E poi mi ha detto che se mai lo fossi stata doveva essere il primo a saperlo! Così io gli ho detto che lo avrei detto prima a te, e lui si è arrabbiato! Ma dico! Cosa cazzo si sono mangiati!?» mi stesi sul letto esausta.
Lo sentii ridere, il che fece sorridere anche me.
«Tuo padre è un mito...» si soffiò di nuovo il naso «E' normale che si preoccupi...Lo fa per il tuo bene... » disse con molta calma.
«Domani posso venire a trovarti?» cambiai discorso.
«Domani sei praticamente costretta a venirmi a trovare...Lavorano tutti...»
«Ma Gemma non era in ferie?» domandai confusa.
«Le ha revocate quest'oggi...Vuole a tutti i costi andare in Germania, e fare gli straordinari le fa accumulare crediti extra» tossì forte «Non è che puoi darmi qualche cosa per questa tosse?»
Sbottai ridendo, realmente divertita per la sua richiesta alquanto impossibile.
«Harry non studio farmacologia, e poi se anche fosse sono al primo anno» sorrisi.
«Ah...Pardon...» starnutì di nuovo per poi soffiarsi il naso, facendo un rumore assurdo «Te come stai?» domandò leggermente frastornato.
«Meglio di te sicuro...Anche se ho un po' di mal di gola...Lo hai più sentito Louis?»
«Sì...Mi ha chiamato prima...» disse tristamente.
«E che ti ha detto?» domandai con timore.
«Ha detto che ormai con El è finita...Ha aggiunto dicendo che andrà avanti con la sua vita e che si troverà una ragazza migliore...»
«Te? Come l'hai presa?» chiesi, dato che era amico di entrambi.
«Sono incazzato con El! Dio! Come le salta in mente di mollarlo!? Stavano insieme da quattro anni!» la sua voce si sforzava per alzare il timbro e tutto quello sforzo la faceva risultare più roca.
«...Calmati, Harry, o ti farai salire la febbre...» una voce femminile provenne dall'altra parte della cornetta.
«E' Gemma?» chiesi tutta felice.
«Sì...» rispose seccato lui.
«Salutamela!»
«...Ti saluta Lea» disse alla sorella.
«CIAO LEA!!» urlò lei.
«Ma che vi urlate voi due?!» domandò scocciato Harry.
«Ma Louis sta bene?» tornai al nostro discorso.
«Si riprenderà...Anche se non credo subito...A parte l'incidente delle casa, Louis per El c'è sempre stato...»
«L'amava, vero?» domandai.
«Sì...»
«Mh....Bene, ora ti lascio riposare...» sospirai.
«Va bene...Domani vieni alle otto!» m'informò.
«ALLE OTTO?!» mi prese quasi un colpo.
«Sì...Buona notte, amore» disse molto dolcemente.
«..Notte...» risposi leggermente sconvolta.
Alle otto?! Ma dico, come gli salta in mente di farmi alzare alle otto quando ho solo altri tre giorni per svegliarmi alle dieci?!?!
Riattaccai la chiamata e chiusi gli occhi cercando di prendere sonno.
Passai l'intera giornata con Harry, preparandogli le medicine, la borsa dell'acqua calda, ricoprendolo di coperte e soprattutto di attenzioni. Praticamente dormì tutto il giorno mentre io rimettevo in ordine un po' la sua stanza e leggevo i suoi diari delle scuole medie, ridendo ad ogni cretina che scriveva. La febbre iniziava a scendere un po', il che voleva dire che poteva benissimo tornare a studiare, cosa che disse appena si svegliò, peccato che avendo poca forza e io essendogli seduta sopra, gli bloccavo i movimenti così non poté alzarsi e fare il suo "dovere". Ogni tanto delirava, durante il sonno, ad un certo punto credetti seriamente di chiamare Jenny, non smetteva di urlare e parlare, realmente impaurito da qualcosa. Non riuscii nemmeno a svegliarlo dato che si dimenava e ogni tanto mi dava qualche calcio, dato che ero seduta ai piedi del letto con la schiena poggiata al muro. In poche parole sulla coscia sinistra avevo vari lividi abbastanza visibili e doloranti.
Quando si svegliò di soprassalto mi guardo con due occhi sbarrati e la fronte sudata, aveva il battito troppo veloce e in quel caso entrai in panico. Lui continuava a dire che gli scoppiava la testa, mentre io andavo avanti e indietro per la cameretta.
E poi, ecco l'idea che salvò me da un attacco isterico e lui da un delirio assicurato. Lo feci alzare lentamente dal letto, per poi incarrettarmelo fino al suo bagno. Lo feci sedere sul water, e mentre lui era lì che sbiasciava le parole con gli occhi semichiusi e la fronte bagnata, io aprivo i rubinetti della vasca e del lavandino, puntati sull'acqua bollente, mi assicurai che la porta del bagno fosse chiusa, come la finestra e da lì iniziammo a farci la sauna.
Per non farlo addormentare di nuovo iniziai a fargli una serie infinita di domande sul codice civile, non sapevo come fare, mi piaceva curare le persone, ma con Harry era diverso, avevo paura che gli succedesse qualcosa e non volevo.
«Stai meglio?» domandai preoccupata.
Io ero seduta a terra con le gambe incrociate, i capelli legati e crespi e soprattutto ero in reggiseno per il caldo atroce che stavo provando.
«Adesso che sei in reggiseno sì...» sorrise lentamente.
Sudava, ma non aveva più i brividi di freddo e la febbre sembrava essere scesa ancora.
«Se me lo dicevi prima mi sarei risparmiata il mini infarto che mi hai fatto prendere!»
«Sbaglio o il lavoro che vuoi fare è il dottore?» alzò un sopracciglio lentamente e faticosamente.
«Sì, ma quando ti ho visto in quello stato non sapevo cosa fare e poi continui a dimenticarti che sono al primo anno e che al primo anno per lo più si studia anatomia»
«Possiamo uscire di qui? Sto crepando dal caldo...»
«No, devi espellere per bene tutte le tossine e poi dopo una bella doccia potrai uscire...»
«Te la fai con me la doccia?» ammiccò con gli occhi chiusi.
Scossi la testa sorridendo. Anche se era mezzo collassato non smetteva di essere il solito Harry, anche se un po' più pervertito.
Mancavano ancora quattro ore all'arrivo di Anne e io ero stanca morta, dato che quando smise di soffiarsi il naso in continuazione, decisi che era l'ora della doccia. Già, peccato che non riusciva a tenersi in piedi per le poche forze che aveva e io ero l'unica in casa a poterlo aiutare.
In poche parole lo spogliai io, mentre lui sorrideva sempre con molta fatica, e una volta nudo lo immersi nell'acqua calda della vasca iniziando a buttarci dentro i sali minerali della madre, che avevo trovato in bagno.
Sorrideva come un angioletto dentro quella vasca e mentre lui se ne stava là dentro, io mi risistemavo i capelli e mi davo una sciacquata nel lavandino.
Quando mi ricomposi andai da Harry e lo feci uscire, lo avvolsi nell'accappatoio e lo portai in camera. Sotto la sua direttiva gli presi boxer, maglietta, pantaloni della tuta, e due felpe.
Lo vestii io facendo attenzione a non fargli male con le unghie un po' lunghe e quando fu di nuovo in se, lo feci camminare un po' per casa.
Scendemmo le scale molto lentamente per poi arrivare in cucina.
«...Ho fame...» disse una volta seduto sullo sgabello.
«No, adesso bevi solo...Poi, forse, domani mangerai...» dissi mentre armeggiavo con un bricco per riscaldare dell'acqua.
«Lea...?»mi sentii chiamare da lui, così mi girai «Vieni qui» allargò le braccia e io sorridendo gli andai incontro, rifugiandomi tra quelle forti, ma temporaneamente, fragili braccia.
Mi lasciò un dolce bacio fra i capelli.
«Diventerai la dottoressa migliore del mondo» mormorò con ancora la voce da papera.
«Sì, che entra in panico appena le si presenta una situazione da panico» mi scostai da lui sentendo l'acqua bollire.
Presi due tazze, mettendo in ognuna mezzo limone spremuto e un cucchiaino di miele, gli porsi la sua tazza e mentre mi andavo a mettere vicino a lui, mi vibrò il telefono.
«Che vuoi Kevin?» risposi un po' scocciata.
«La zia mi ha detto che Harry sta male» esordì.
«E quindi...?»
«Niente, volevo sapere se ti serviva una mano...»
«Cioè...Io sono qui da stamattina alle otto e ora sono le nove di sera, e tu ti fai sentire solo ora? Kevin! Mio caro Kevin, la puntualità non è tua amica» sorrisi leggermente.
«Scusa...Avevo da fare...Però ti serve una mano?» domandò ancora.
«No, tra due ore dovrebbero tornare Anne con Gemma» sospirai.
Des quella sera non sarebbe rincasato dato che era a Boston per lavoro e sarebbe tornato solo il dieci.
«Va bene, se serve aiuto chiamami, eh»
«Sì...Ciao, Kevin» e riattaccai.
Ripresi a sorseggiare il mio "infuso".
A fine serata, quando tornarono Anne e Gemma, che mi ringraziarono di cuore, Harry sembrava stare molto meglio. Lo lasciai che stava guardando cartoni animati vecchi di vent'anni stravaccato sul divano.
Quando tornai a casa erano tutti a dormire, la mamma mi aveva lasciato del cibo da parte ma non avevo molta fame così corsi in camera a risposarmi.
Alla fine, a parte il grande spavento, mi ero quasi divertita ad accudirlo. Avevo imparato molte altre cose su di lui, ad esempio non gli piaceva essere compatito, ma cosa più importante era che quando stava male diventata molto malato di sesso. Insomma, quando era a fare il bagno gli si era alzata l'asta solo perché mi stavo piegando a raccogliere le mie cose a terra, ma non gli dissi nulla, sembrava stare così bene che alla fine non gli diedi peso, anche perché era il mio ragazzo e sgridarlo solo perché mi trovava eccitante, mi sembrava brutto.
Il fatto di averlo lasciato in uno stato più "umano", mi fece andare a dormire con un peso in meno sul petto.
-Spazio a me-
Ditemi che non sono l'unica che appena vede la gif di Harry (o l'intera intervista) le viene la voglia di starnutire e le diventano rossi gli occhi, vi prego .-.
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Seasons Of Love
Fanfiction"Come facciamo, noi umani, a capire se siamo innamorati seriamente?"