CAPITOLO XIV - INFATUAZIONE - PARTE VI

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CAPITOLO XIV

INFATUAZIONE, PARTE VI


Che dire?

Quando arrivammo a casa dei miei zii, con un ritardo di dieci minuti che non passò inosservato, a Harry era passata l'erezione, e io mi ero "calmata". Ovviamente dovetti presentarlo a tutti quanti, e non fu un'impresa semplice, dato che metà donne erano in cucina a finire di preparare la cena e metà uomini erano in sala e i cugini in camera di Kevin a parlottare, ma per fortuna Harry già li conosceva soprattutto Trevor, che appena si videro si strinsero in un abbraccio mascolino. Ne mancava solo uno: Matty, che a detta della zia aveva la febbre e non poteva venire, ma conoscendolo aveva sbraitato per l'intera giornata per non venire e alla fine lo hanno lasciato a casa in città pur di farlo smettere. A volte era così infantile quel ragazzo! Non come noi che a vent'anni e passa giocavamo al gioco della bottiglia come quattordicenni in piena crisi ormonale!
«Spero non ti dia problemi la maniaca sessuale della famiglia» esordì Trevor rivolgendosi a me mentre parlava con Harry.
Eravamo a terra, seduti in cerchio, pronti per giocare al gioco della bottiglia, ovviamente con delle ristrettezze, ad esempio: se era una cosa tra cugini bisognava girare, ovvio, se era troppo spinta, e se capitavano coppie che non erano fidanzati si dovevano fare delle domande. Era quasi come obbligo o verità, solo più spietato e a causa della presenza di Josh e Jenny le domande non furono facili e andarono di più sull'intimo, ma a me non mi sfiorarono minimamente.
Comunque...Appena Trevor disse quella cazzo di frase, tutti si zittirono. Che bisogno c'era di dire che ero la malata di sesso della famiglia!? E poi non era nemmeno vero! Era Jenny che continuava a dirmi che ero una ninfomane repressa, forse era anche vero ma preferivo scoprirlo insieme a Harry!
Susan gli diede una gomitata sulle costole mentre io lo fulminai con lo sguardo, invece Harry fissava tutti noi con sguardo preoccupato.
«Harry!» sbottò Lucy, che ancora non aveva parlato «Che studi alla University of London?» domandò spostando l'attenzione su altro.
«Giurisprudenza» rispose garbatamente lui.
«Interessante, però non interrompiamo il gioco, anche perché tra un po' si mangia» disse Troy mentre la sua futura moglie se ne stava a parlottare con Jenny che le era affianco.
Toccò a Kevin girare e puntò esattamente su di me. Ci guardammo, io spaventata e lui divertito.
«Quante volte hai fatto sesso con Harry?»
Avete presente quando un tizio disse: "Luce! E luce fu!"?
In quel momento sembrava che Kevin avesse detto: "Silenzio! E silenzio fu!"
Jenny, che conosceva la situazione come Troy e Susan e probabilmente come Trevor, perché informato da Harry, se ne stavano zitti ad osservare prima me e poi l'uomo che mi era affianco. Non c'era nulla d'imbarazzante, solo che non mi andava di rispondere perché erano cose private e non mi piaceva sbandierare le cose ai quattro venti.
E poi ci fu la voce della zia che ci chiamava a tavola per mangiare, che somigliava molto alla voce di un angelo caduto dal cielo per salvarmi. Mentre tutti si affrettavano ad uscire io e Kevin rimanemmo a fissarci, e solo quando uscirono tutti e la mitica Jenny chiuse la porta della camera, iniziammo a parlare.
«Cos'hai Kevin? Mi sembri molto irritato...» dissi altamente stizzita dal suo comportamento.
«Sono settimane che non passiamo una giornata insieme e stai sempre con lui!» indicò la porta.
«Ma smettila di fare il gelosone! Ero con Harry a studiare!» chiarii altamente irritata.
«Non faccio il gelosone!» mi guardò torvo.
«Oh, sì che lo fai» gli andai incontro gattonando, poi quando gli arrivai difronte mi misi seduta a gambe incrociate «Ti ricordi che da piccoli c'eravamo promessi che niente e nessuno ci avrebbe separati?» gli chiesi dopo un attimo di esitazione.
«Certo che me lo ricordo! IO ricordo le promesse che faccio!» s'indicò.
«Non ti ho abbandonato! Non so se ti ricordi, ma un anno intero mi hai dato buca perché dovevi uscire con Lucy, io con Harry ci studio, non ci faccio altro» ammisi.
Avevo risposto alla domanda che mi aveva fatto durante il gioco, e a quella mia risposta Kevin assunse un altro comportamento, il comportamento del Kevin a cui volevo un mondo di bene.
«Le cose non vanno come speravi?» iniziò a stuzzicare i lacci delle mie converse, rovinandole ulteriormente.
«Diciamo che mi aspettavo altro» feci spallucce.
«Cosa?» lasciò stare i mie lacci e alzò lo sguardo fissandomi per sentire la mia risposta.
«Non lo so...Non fraintendermi, con Harry sto da dio, però ogni volta che stiamo per farlo succede qualcosa...Ed è così stressante! Per non parlare di lui che sta sempre a studiare!» nella mia voce traspariva un disperazione che quasi fece sobbalzare Kevin.
«RAGAZZI!!» urlò Jenny per poi aprire la porta e fermarsi sul ciglio per osservarci «Che state facendo?» domandò leggermente preoccupata.
«Stavamo parlando...Potresti chiudere la porta, per cortesia?» Kevin provò a cacciarla via, ma la furbetta, pur di farsi i fatti miei, entrò e solo dopo chiuse la porta, per poi camminare fino ad arrivare da noi e sedersi come noi a terra.
Io e lui sbuffammo divertiti per poi riprendere a parlare.
«Magari Harry vuole solo darti tempo...Insomma, sa che per te lui è il primo e che sei ancora vergine...Perché lo sei ancora, vero?» Kevin assottigliò gli occhi e all'improvviso volli sprofondare.
Come potevo dire loro che Harry, pensando di avere tutto sotto controllo, mi aveva già...insomma! Sverginata?!
«Lea! Non dirmi che...» Jenny si portò una mano davanti alla bocca e strabuzzò gli occhi.
«No! Non ci credo!!» sbottò Kevin.
E poi iniziarono a ridere a più non posso, e io ero lì a guardarli ridere come due idioti!
«Cosa?!?! Cosa avete capito?!?!»urlai disperata.
«Lui ti ha...Insomma...» Kevin fece i versi con le mani, simulando esattamente quello che era successo quella notte a casa mia.
Forse cambiai colore, passando dal bianco al rosso intenso, dato che entrambi mi guardarono e smisero di ridere, capendo che non era uno scherzo, ma la pura verità, e che io, Lea Kallen non ero più vergine come si credevano loro!
«E ancora non avete fatto nulla?!» Jenny lo urlò così forte che sicuramente tutti di sotto avevano sentito.
Io e Kevin le tappammo la bocca, cercando di non farla andare oltre, ma lei si scansò e continuò a fissarmi con una faccia perplessa quanto quella di Kevin che se ne stava zitto a guardarmi.
«Che vuoi che ti dica?! Preferivi vedermi incinta?!» sbottai.
«NO! Ma che centra!? Ma avete passato così tanto tempo insieme che credo sia anche normale avere dei rapporti sessuali!» ed eccola di nuovo, Jenny la strizzacervelli che analizza anche il granello di polvere chiedendogli cose senza senso!
«Beh, Jenny, è evidente che non hanno fatto nulla! Altrimenti non era qui a "lamentarsi"!» Kevin mimò le virgolette.
«Cosa hai intenzione di fare?» Jenny tornò seria.
«Nulla! Aspetterò!» urlai mentre mi alzavo da terra per uscire dalla stanza e andare in sala da pranzo per mangiare.

Ero vicina ad Harry, che non mi rivolse la parola per molto tempo, ma comunque non era né arrabbiato né maleducato, era solo discreto.
Solo quando gli altri iniziarono a discutere di lavoro, Harry si girò appena verso di me e mi sorrise, poggiando una mano sulla mia coscia accavallata, così cominciammo a giocherellare con le dita.
Quando imprigionò le mie fra le sue, alzai lo sguardo e gli sorrisi, ma lui non ricambiò, così corrucciai la fronte inclinando un po' di lato la testa.
«Stavi parlando di noi con i tuoi cugini?» domandò serio, a quel punto capii che non era il momento adatto per scherzare e tanto meno per mentirgli.
Annuii lentamente per paura di una sua reazione brutale.
«Possiamo andare a parlare da un'altra parte?» mormorò levando le mani della mie, lasciandomi libera ma intrappolata nella tristezza che piano piano mi stava assalendo. Non avevo voglia di litigarci l'ultimo dell'anno, quando mancava solo un'ora all'inizio dell'anno nuovo.
Annuii anche in quel caso, così lui si alzò dalla sedia e senza nemmeno aspettarmi uscì dalla sala e io lo seguii. Andammo nel bagno di servizio che era molto vicino alla sala, e il che voleva dire che se urlavamo ci avrebbero sentiti tutti.
Chiuse la porta a chiave, mentre io mi andai a sedere sulla vasca e lui si andò ad appoggiare al lavandino difronte a me.
Eravamo poco distanti, ma comunque lo sentivo lontano, e non volevo affatto.
«Mi dispiace» sbottammo insieme.
A quel punto alzai la testa e ci guardammo increduli. Mi alzai andando da lui, poggiando il bacino sul suo per poi fissarlo bene negli occhi, mentre lui metteva le mani lungo i miei fianchi, facendomi aderire di più a lui.
«Perché ti scusi? Non devi, sono i tuoi cugini ed è normale che parliate di certe cose» mi scostò una ciocca di capelli, facendola arenare dietro l'orecchio.
«E tu perché ti sei scusato?» mormorai quasi senza fiato.
«Perché ne ho parlato sia con Louis che con Trevor»
«E che ti hanno detto?» iniziai ad avvicinarmi a lui sempre di più.
«Che devo lasciarmi andare» sussurrò anche lui senza più fiato.
I millimetri ci dividevano e solo quando io mi lasciai andare fra ,e sue braccia le nostre labbra si unirono. Più io mi tenevo stretta a lui, più lui si teneva stretto a me. All'improvviso iniziò a fare caldo, molto caldo e l'unica cosa a cui pensavo era: "Mi devo spogliare, prima che muoia liquefatta qui dentro!"
Ma non potevo spogliarmi lì, non con la gente che scorrazzava per casa, dando VERAMENTE spettacolo!
«EHI!! Tra cinque minuti si inizia il conto alla rovescia!» Susan bussò violentemente alla porta, facendoci sobbalzare e girare verso di essa.
Quando non sentimmo più nulla decisi di fare, come sempre, io il grande passo. Era la serata giusta! Era da quando eravamo in camera sua che la situazione si era creata.
Lo presi per mano, aprii lentamente la porta, misi fuori solo la testa e mi accertai che non ci fosse nessuno. A quel punto uscimmo entrambi di soppiatto andando verso destra, dove si trovavano le stanze per gli ospiti. Non guardai nemmeno se era occupata da qualcuno, non m'interessava! Vedevo solo Harry e la sua eccitazione crescere sia negli occhi che nei boxer.
Lo tirai dentro e chiusi la porta a chiave. La stanza, dato che già la conoscevo, dava sul grande giardino all'esterno poco illuminato.
Lo buttai sul letto, iniziai a spogliarmi rimanendo velocemente con solo gli slip, stessa cosa fece Harry.
Mi misi a cavalcioni su di lui, che ritrovandosi il mio seno davanti al viso iniziò a morderlo, baciarlo, succhiarlo, fino a che i primi gemiti di desiderio puro si fecero sentire.
Avevo le sue mani e le sue labbra ovunque e non desideravo altro in quel momento che essere tutta sua.
Gli tirai leggermente i capelli, provando a scostarlo dal mio petto, cercando di farlo concentrare sulle mie labbra.
Piano piano andammo sempre di più a sdraiarci, finchè non lo sentii rilassarsi del tutto sotto di me. In quel momento capii che mi stava lasciando libera di fare tutto ciò che volevo, anche scappare e lasciarlo lì, mezzo nudo.
Ma io non volevo scappare, io volevo passare il Capodanno migliore della mia vita con lui.
Mi abbassai a baciarlo ancora, percorrendo con le dita i suoi numerosi tatuaggi. La sua erezione pulsava e la sentivo benissimo ogni volta che il mio tocco lo eccitava.
Dovevo dargli sollievo, assolutamente!
Tolsi le labbra dalle sue e iniziai a sfilargli i boxer, finito con lui, con una mossa agile, mi tolsi gli slip.
Non avevo fatto caso al suo membro, ma l'occhio mi ci cadde quando mi girai verso di lui. Quel "delizioso" esemplare se ne stava dritto e teso, e mentre lui non aspettava altro che sentire il mio interno, io avevo paura di sentire dolore, così esitai un attimo prima di tornare sopra di lui e finalmente darci dentro.
«Cos'hai, Lea?» si alzò sui gomiti per vedermi meglio in faccia, scossi la testa come a dire "nulla", ma lui non ci cascò.
«Se hai paura basta che me lo dici e ci fermiamo...» allungò un braccio accarezzandomi uno zigomo.
«Ce l'hai il preservativo?» mormorai.
Lui mi sorrise e si sporse verso sinistra per afferrare i jeans e prendere una bustina argentata.
«Vuoi farlo te o lo faccio io?» domandò.
Colta alla sprovvista non seppi cosa rispondere, sembravo rincoglionita.
«Lea...?» mi richiamò lui, cercando il mio sguardo.
«Ehm...Fai tu...Non voglio farti male....» ammisi.
«Ma non mi fai male...» disse sorridendo mentre mi porgeva la bustina.
Con molta esitazione l'afferrai e lo aprii con le mani, quando lo presi non avevo idea da quale parte andasse srotolato, così, senza dire nulla, lui allungò le mani verso di me e se lo portò verso la sua erezione, poggiandolo sulla punta e da lì lo srotolai su tutta la lunghezza. Quando lo feci, Harry si abbandonò sul letto facendosi sfuggire un lungo sospiro.
Sembrava di essere ad una lezione di educazione sessuale applicata!
Mi sentivo una tale cretina che anche in quel caso volli scomparire e non far mai più ritorno, ma alla fine, Harry non sembrava molto scocciato dalla mia presenza, anzi! Quando si riprese mi afferrò per i fianchi e mi fece mettere sopra di lui, così prese l'erezione fra le mani e la direzionò verso di me. Appena avvertii la cappella m'irrigidii.
«Lea...Rilassati, se mentre entro sei rigida la cosa richiederà più tempo e dolore...Fidati, rilassati» lo disse con tono rassicurante, e lì mi chiesi chi di noi due fosse l'aspirante medico e chi l'aspirante avvocato.
Provai a fare come mi disse, ma più lo sentivo avvicinarsi e più contraevo i muscoli lasciandogli ancora meno spazio di quello che già aveva.
«Lea...Preferisci che io stia sopra?» domandò esausto.
Che idiota che gli dovevo sembrare! Fifona fino al midollo!
Annuii, sperando di riuscire ad avere un benedettissimo rapporto!
Mi stesi al suo fianco e in pochi secondi me lo ritrovai sopra di me. Mi baciò il collo, la mandibola, gli occhi, il petto, facendomi rilassare all'istante.
E proprio quando ero rilassata al massimo, lui entrò velocemente e a colpo sicuro dentro di me, tappandomi la bocca con le sue labbra. Era un dolore diverso da tutti gli altri che avevo provato, mi sembrò di sentire le ossa del bacino spostarsi, è come quando ti metti l'apparecchio e i denti iniziano a spostarsi recandoti forti dolori gengivali...Stesso dolore...Più o meno...
Con la mano sinistra si teneva un po' sollevato, mentre con l'altra afferrò la mia gamba e se la mise intorno al bacino.
«Posso iniziare?» domandò con un leggero affanno.
Annuii senza dire nulla, sperando che le dita avessero fatto il loro dovere evitandomi una nottata di dolore e basta.
Cominciò a spingere piano provando a dare piacere ad entrambi senza farmi urlare di dolore, perché ancora c'era e ancora speravo se ne andasse.
Con l'altra gamba mi ancorai definitivamente a lui, e con quel gesto riuscii a sentire il suo bel sedere contrarsi ad ogni spinta data, provai a concentrarmi solo sul piacere, tralasciando il dolore, mi concentrai sul suo corpo fantastico e sulle sue spinte leggermente più forti e piacevoli, e fu con quei pensieri che mi rilassai, finalmente, e mi lasciai trasportare dal piacere più assoluto che avessi mai provato in tutta la mia vita.
Quando accennai un gemito, per fargli capire che ero ancora viva, dato che stava guardando oltre me, probabilmente per trattenersi dal farmi male spingendo di più, riuscii ad avere i suoi occhi nei miei, rendendo il tutto ancora più intimo ed intenso.
Mi sorrise, veramente fiero, lasciandomi poi un dolce bacio sulle labbra. A quel punto aveva il via libera, continuò a spingere sempre più forte e mentre lui spingeva le urla dei miei parenti si facero sentire.
«...NOVE...OTTO...SETTE...SEI...» ed Harry spingeva sempre di più facendosi scappare dei grugniti alquanto primordiali ed eccitanti «..CINQUE...QUATTRO...TRE...DUE...UNO!!» e fu su quel numero che venimmo entrambi urlando, urla che furono coperte dai fuochi d'artificio e dagli "AUGURI!" degli altri nell'altra stanza.
I fuochi illuminavano le nostre pelli nude e leggermente perlate di sudore. Diede le ultime spinte e senza uscire da me iniziò a baciarmi tutto il viso, senza tralasciare nessuna parte e io ero lì che mi beavo della sua presenza nel modo più completo.
Non parlammo, gli unici rumori che si sentivano era i botti di Capodanno e i nostri cuori che impazzivano.
Quando mi ripresi del tutto, Harry delicatamente uscì da me per poi andarsi a sedere ai piedi del letto e levarsi il preservativo pieno del suo sperma. Vedevo le sue spalle muoversi ancora per il fiatone e quando non lo vidi più tornare da me, mi alzai e lo abbracciai da dietro, poggiando la testa sulla sua spalla.
Si girò verso di me e mi sorrise per poi scoccarmi un bacio sulla fronte.
«Sarà meglio tornare di là...» mormorai mentre con le mani vagavo sulle sue braccia, lui annuì ad occhi chiusi e io gli lasciai una serie di baci lungo il collo.
Sentivo la sua pelle arricciarsi sotto il mio tocco e non c'era cosa più bella di percepire l'amore che provava per me.
Ci prendemmo vari secondi, per poi alzarci e rivestirci in silenzio.
Quando uscimmo Harry mi cinse le spalle, mentre mi lasciava un piccolo bacio tra i capelli, un po' arruffati e sistemati alla bene e meglio in circa due secondi.
In sala c'era il delirio, chi brindava, chi si baciava e chi se ne stava da una parte e ridere e scherzare.
Provammo a metterci nella mischia sperando che nessuno si fosse accorto della nostra assenza durante il conto alla rovescia.
Abbracciai tutti gli zii e i cugini per poi ritrovarmi con Harry, fra le sue braccia.

Dopo il grande delirio, tornammo ai posti di partenza: le donne più grandi in cucina a sistemare e gli uomini in sala a guardare la televisione, mentre, noi giovani, eravamo in camera di Kevin a parlottare tra di noi.
Me ne stavo lì a fissarli tutti: Kevin teneva fra le sue braccia Lucy, che nel frattempo scattava selfie ad entrambi facendo facce buffe; Susan era a parlare con Troy e Lilly, la sua futura moglie; Harry e Trevor parlavano tra di loro e ridevano felici dandosi ogni tanto dei leggeri cazzotti sulle braccia; Jenny e Josh se ne stavano da una parte a coccolarsi, anche perché la piccola Jenny era praticamente svenuta tra le braccia del poverino!
Poi c'ero io, seduta a terra con la schiena poggiata all'armadio. Riuscivo a vederli tutti quanti, tutti felici e sereni, compresa io.
Finalmente eravamo riusciti a stare VERAMENTE insieme e sentivo che era la cosa giusta, stavo bene con me stessa e con il mondo.
Il telefono mi vibrò affianco facendo lampeggiare il nome "Mamma", così sbloccai lo schermo e, felice di sentirli, li salutai.
«Auguri, tesoro!» urlarono insieme.
Mi ero quasi abituata alle chiamate in vivavoce, ma non del tutto, dato che mia madre urlava e mi perforava i timpani ogni volta che apriva bocca.
«Grazie...Ma a voi ve li faccio domani» dissi sorridendo.
«E' la zia?!» saltò su Kevin che fece quasi cadere la povera Lucy, che si tenne sul letto per miracolo!
«Sì...Le devi dire qualcosa?» gli domandai.
«No, nulla in particolare...Salutamela! E dille che non vedo l'ora di riabbracciarla!» urlò l'ultima frase svegliando Jenny che con molta "educazione" lo mandò al diavolo, per poi tornare a dormire fra le braccia di quello che, a parar mio, sarebbe diventato il suo sposo molto presto.
«Tesoro, ci manchi così tanto...Come sta Harry?» prima dice che le manco e poi mi chiede di Harry? Ma che strana donna era mai quella?
«Ehm...Sta...Bene...Molto bene» sghignazzai come una demente «Mamma! Prima che riattacchi ti volevo informare del fatto che al matrimonio di Troy non metterò quelle scarpe» sbottai.
Era da un po' che ci pensavo e quelle scarpe non mi convincevano per niente! Sembravano scomode e bastarde! Non avevo intenzione di passare l'intera cerimonia e l'intero ricevimento lamentandomi delle vesciche!
«Ma Lea! Almeno al matrimonio di tuo cugino te li dovrai mettere i tacchi!» si lamentò.
«Lauren, lasciala stare. Lea è grande ormai e penso che possa anche decidere se mettere delle scarpe al posto di altre, anche da sola» intervenne mio padre con tono garbato.
«Grazie papà!» dissi tutta felice.
«Non c'è di che, figliola...Ti richiamiamo domani. Buona notte e sogni d'oro, tesoro» rispose lui, probabilmente con il sorriso.
In gola mi si strozzò un "Vi voglio bene" che non riuscii a dire, ma che volevo dire.
Harry aveva smesso di parlare con Trevor e mi stava venendo incontro porgendomi la mano per alzarmi da terra.
«Torniamo a casa?» mormorò mentre ero fra le sue braccia a farmi coccolare, annuii senza smettere di farmi massaggiare la schiena, facendomi tornare alla mente quello che era successo a mezzanotte.
Fu lui il primo a staccarsi, così, con rammarico, sciolsi l'abbraccio e andai in giro a cercare i nostri cappotti, che poi scoprii trovarsi accatastati sul letto dei miei zii.
Salutammo tutti e andammo in macchina per tornare a casa e finalmente dormire.
Per tutto il tempo Harry mi tenne la mano sulla coscia, come a simboleggiare che io ero di sua proprietà e la cosa non poteva che farmi piacere.
Lo guardavo mentre guidava, con quell'espressione affascinante che aveva nel repertorio, mi piaceva quando si concentrava, sembrava un bambino occupato a fare i suoi pupazzi di carta pesta.
Una volta in radio sentii che in un rapporto di coppia, il sesso è fondamentale e se è soddisfacente per entrambi non fa che aumentare il legame affettivo.
E in quel momento, senza una ragione apparente, iniziai a pensare che lo amassi, quasi più di me stessa.
Sì, lo amavo, e ci sarei sempre stata per lui, in qualsiasi momento.

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