CAPITOLO XV
LEGAME AFFETTIVO
"E' la terza fase dell'amore e nasce progressivamente con il declino dell'infatuazione. Idealmente, una volta esauriti o ridotti gli effetti di passione euforica iniziale, dovrebbe essersi formato un forte legame affettivo della coppia. L'affetto sostituisce progressivamente lo slancio passionale delle fasi iniziali del rapporto. Non è prepotente come la passione iniziale, ma è una fiamma inesauribile che lega due persone in un impegno costante e gratificante che può durare anche tutta la vita."
Passato Capodanno io ed Harry riprendemmo a vederci per studiare, qualche volta facemmo l'amore, ma senza quel bisogno costante di sesso, per lo più ci coccolavamo stando uniti.
I miei ormoni si erano affievoliti, o meglio, riuscivo a controllarli, ed Harry era diventato un pochino meno schizofrenico dal punto di vista "studio", sì, continuava a studiare giorno e notte ma se gli chiedevo di uscire un momento, non protestava.
Dopo che mi riportò a casa mi disse che provava sentimenti forti per me, lo so, sembra sdolcinato e anche un po' poco maschile come comportamento, ma non aspettavo altro che sentirglielo dire, così io mi liberai dicendogli che lo amavo, e alla fine scoprimmo che entrambi avevamo le stesse paure, gli stessi dubbi e anche gli stessi sentimenti, mentre eravamo insieme.
Era ormai il cinque Gennaio e l'indomani sarebbero tornati i miei genitori, così, dopo settimane di sporcizia accumulata in casa, decisi di pulire in sole due ore, dato che dopo quelle due ore avevo venti minuti per prepararmi e uscire con Harry per andare a cena fuori, accorgendomi che erano troppo poche per fare un lavoro di "alta pulizia", come diceva mamma.
Stanca com'ero, rimisi tutto l'occorrente nello sgabuzzino e andai in camera mia per scegliere cosa mettermi e poi fare una bella doccia di circa cinque secondi.
Io, davanti l'armadio, con una faccia sconvolta. Gemma dopo che venne a casa mia a frugare nel mio armadio, mi costrinse a comprare cose nuove, come se mia cugina non bastasse! Insomma, non era più il mio armadio, ma l'armadio di barbie! Secondo lei dovevo vestirmi con più colori perché mi stavano bene...Ma io mi sentivo meglio con colori scuri e non con un arancione evidenziatore!
No, non avevano completamente stravolto il mio armadio, anche perché non avevo molti soldi da parte, ma comunque una bella nota di colore c'era e si notava molto bene.
Arresa all'idea che per quanto mi sforzassi di tenere certe cose per me, alla fine diventavano pubbliche, afferrai dei calzoni neri con la piega nel centro gamba, una giacca con collo sciallato, nera, e una maglietta anch'essa nera.
Okay, lo ammetto, avevo il ciclo, e non so se accadeva solo a me, ma quando ero in quei giorni il nero diventava il mio tutto... forse dovevo chiamare Jenny per farmi curare..
Corsi in bagno e mi feci quella rilassante doccia che non durò cinque secondi, ma ben sì trenta secondi! Mio Dio! Me l'ero proprio goduta!
Uscii dal bagno e tornai in camera mettendo gli slip, con le dovute precauzioni, e il reggiseno abbinato, quando mi vestii mi resi conto che effettivamente ero troppo nera, perciò fui costretta a cambiarmi almeno i calzoni, anche perché erano troppo seri e non erano da me, più che mai quella serietà non era da me. Presi i miei inseparabili skinny jeans con gli strappi sulle ginocchia e lasciai la parte superiore uguale, sembrando meno una venditrice porta a porta per le pompe funebri.
«BUH!» urlò qualcuno alle mie spalle, facendomi venire un mini infarto.
Mi girai di colpo con la mano sul cuore, come a farlo bloccare per non farlo fuoriuscire dal petto.
Quando misi bene a fuoco, riconobbi quei capelli, un tempo ricci, ma che con la lunghezza si erano lisciati. Gli diedi uno schiaffo sul braccio realmente arrabbiata, urlandogli di tutto, mentre lui se la rideva come un bambino al parco giochi.
«Non ti azzardare mai più!» partì il primo schiaffo «Hai capito?!» il secondo «Non ti ho dato una copia delle chiavi di casa per farmi prendere un colpo!» il terzo
« IDIOTA!» e il quarto, che fu il più forte.
Intanto lui rideva, secondo me nemmeno si era accorto che lo stavo menando, così continuai, tanto per...
«Okay! Okay...» alzò le mani in segno di resa «Mi arrendo» continuò a sorridere, mentre tornava con la schiena eretta.
Mi calmai prendendo un bel respiro e chiusi gli occhi.
Quando li riaprii Harry era ancora davanti a me sorridente, era bello vedere che in tutto quel periodo che avevamo passato insieme non aveva (quasi) mai smesso di sorridermi. Gliene ero grata, a me bastava vederlo sorridere e tutto andava bene.
«Siamo in lutto questa sera?» alzò un sopracciglio mentre mi scrutava per bene.
«Pft! Parla quello che si è messo il giacchetto color cacca di cammello!» lo ammonii.
«Ehi! Mi tiene caldo!» disse mentre se lo sistemava per bene sulle spalle, alzando il colletto ricoperto di pelliccetta bianca.
«Può anche essere il giacchetto più caldo del mondo, ma non cambia il fatto che sia di un colore terrificante! Veramente non ce ne erano di altri colori?» gli domandai mentre gli davo le spalle per ripiegare i calzoni che avevo tolto.
«E' successo qualcosa?» disse seriamente.
Sentivo il suo sguardo scivolarmi addosso, e anche se non lo vedevo potevo mettere la mano sul fuoco che in quel momento aveva corrucciato la fronte, facendogli venire la rughetta vicino al sopracciglio sinistro.
«Nulla» sospirai mentre lo sorpassavo per appendere i calzoni nell'armadio, che poi richiusi per bene.
«Ah...Ho capito. Ti sono tornate oggi» sul volto gli tornò un leggero sorriso dispettoso, che non mi fece andare su tutte le furie, anzi! Fece sorridere anche me.
«Stai diventando sempre più bravo» ammisi.
Lo lasciai in camera senza dirgli nulla, scesi le scale e andai nel soggiorno per prendere la borsa e il cappotto all'entrata, che mentre me lo infilavo, Harry scese la scale.
Con una mano si reggeva sul corrimano e l'altra la teneva nella tasca del giacchetto. Sembrava galoppare su quegli scalini e ad ogni passo i capelli gli andavano su e giù, come una medusa nell'acqua cristallina dei Caraibi.
Rimasi per un momento imbambolata a guardarlo, finchè non mi prese per mano e uscimmo di casa.
Aveva portato la macchina nel mio vialetto.
Da Capodanno era diventato molto più attento a certe cose, mi prendeva per mano in pubblico più spesso, mi pagava tutti i caffè che prendevamo insieme, e ogni volta che eravamo con la sua famiglia non mi lasciava un attimo da sola, facendomi sentire ancora più accettata. Anche io facevo del mio meglio, ma lui mi batteva!
Dopo che mi aprì la portiera, cosa a cui ancora non riuscivo ad abituarmi, fece il giro della macchina e salì anche lui, per poi mettere in moto e partire per mangiare qualcosa in un ristorantino tranquillo, solo noi due.
Non mi sembrava vero, io e lui insieme, senza che nessuno ci venisse a dare fastidio, tipo sua sorella che una volta entrò in camera di Harry mentre c'ero anche io...Andò a finire che lui mi coprì con il lenzuolo mentre io mi attaccavo al suo petto e Gemma che chiedeva scusa per poi chiudere la porta e ripetere "ScusateScusate!" finchè non uscì di casa.
Che vergogna quella volta, che poi non era passato molto tempo era solo successo due giorni dopo l'inizio dell'anno nuovo. Anche noi volevamo festeggiare!
«Hai studiato oggi?» domandò girandosi per mezzo secondo verso di me sorridendomi.
Eravamo in strada già da un po' e da quello che avevo capito saremmo andati in centro, perciò non ci sarebbe voluto molto ancora.
Lo guardai malissimo, continuava a chiedermi se avessi studiato! Ma era sordo?!
«E con questa fanno venti! Io ho finito di studiare due settimane fa!» esclamai con una leggerezza assurda.
«E non ripassi?» era sconvolto.
«Ti prego...Torna ad essere normale» poggiai la testa sul sedile e gli posai la mano sulla gamba.
«Ma io sono normale!» sorrise.
Teneva entrambe le mani sul volante e lo sguardo andava dritto sulla strada piena di traffico.
«Cambiamo discorso...Gemma si è ripresa dall'ultima volta?» sghignazzai per celare in qualche modo l'imbarazzo che iniziava a materializzarsi su i miei zigomi.
«Diciamo che ora busserà prima di entrare» sorrise anche lui, ma sapevo che era in imbarazzo quasi quanto me.
Okay, avevamo sbagliato, non era bello fare l'amore con gente in casa e con la porta "aperta", ma anche noi avevamo le nostre esigenze e in teoria in casa non ci doveva essere nessuno, tranne Gemma...
«Forse la prossima volta conviene andarcene da un'altra parte...» proposi storcendo la bocca.
Non mi andava molto d'infrattarmi o andarmi a nascondere in un motel per avere quell'ora di puro amore! Non eravamo amanti e tanto meno non eravamo ricercati! Però in casa sua era pericoloso per sua sorella, che in quel periodo era in ferie, e in casa mia sarebbe stato peggio, mamma sarebbe stata in ferie fino a metà Gennaio e papà avrebbe riattaccato a lavorare solo il dieci, il che voleva dire che le nostre case non andavano bene: causa sovraffollamento!
Lui sospirò, iniziando a pensare ad un posto "adatto".
«...In macchina?» propose dopo un po'.
«Stai scherzando vero?» mi girai verso di lui con sguardo assassino.
«Non pensiamoci per adesso!» tagliò corto.
Sbuffai un pochino scocciata dalle sue maniere un po' sbrigative, ma alla fine aveva ragione, quella sera dovevamo prendercela con comodo e pensare solo a noi due senza scervellarci per trovare un posto dove poter fare l'amore.
Al quinto semaforo rosso sclerai, non era possibile! Tutti rossi avevamo preso!
«Ma si può sapere chi cazzo ci sta gufando?!»urlai disperata con lo sguardo rivolto verso l'alto e la mani aperte.
Sentii Harry ridere, così abbassai lo sguardo su di lui per fulminarlo e poi spostarlo a sinistra, accorgendomi che il guidatore a fianco della nostra macchina mi stava guardando male.
«Vedo che a figure di merda siamo messi bene» sghignazzò Harry, così tornai a fissare lui fulminandolo ancora.
«Avanti, rilassati.....Toh! Guarda! E' verde!» ingranò la marcia e partì, lasciandoci alle spalle il tizio che mi guardava strana.
«Quanto manca?» mi lagnai.
«Siamo arrivati» era così paziente con me che quasi mi spaventò.
Mi stava nascondendo qualcosa e per non farmi arrabbiare ulteriormente mi trattava bene, assecondandomi.
Lo guardai di soppiatto sperando di scoprire qualcosa tramite il suo viso che ogni tanto lo tradiva, ma non in quel caso.
Girò a destra ed entrammo nel parcheggio del ristorante, che all'apparenza sembrava molto chic. Poi, andando sempre più avanti, scoprii che non era un ristorante ma una vinoteca, però sempre molto chic.
Parcheggiò, e scendemmo poco dopo andando verso l'entrata, ma prima di entrare ci fermammo ad aspettare...
«Harry, ti prego. Non dirmi che viene anche Louis, altrimenti ti uccido» mormorai ad occhi chiusi, sperando che fosse solo un brutto sogno.
«Aveva bisogno di compagnia» fece spallucce.
«Oh, Harry, anche io ho bisogno di compagnia, la tua e non anche quella di Louis!» lui sbuffò guardando da un'altra parte «Abbiamo passato l'intera settimana con parenti e amici intorno! Non siamo mai stati insieme...»m'interruppe girandosi verso di me, molto bruscamente.
«Siamo stati l'intera settimana insieme! Non vedo Louis da giorni! E se per una volta lo invito a cena non succede nulla!» esclamò adirato, mettendomi paura.
«Non so se ti ricordi ma quando volevo andare con te alla sua festa tu avevi detto di no! Poi hai avuto tutte le sere disponibili! Non so te, ma io alle otto ero a casa mia, da sola!» cominciai ad alzare la voce, come aveva fatto lui con me.
Sbuffò tornando a fissare il parcheggio.
«Se volevi avere una relazione con Louis me lo potevi dire» dissi infine, mettendo le braccia conserte e spostando il peso su di una gamba.
L'aria era fredda e ad ogni respiro si condensava facendo venire dei fumetti. Eravamo lì davanti l'entrata del locale ad aspettare un'Alfa Romeo nera.
Lui non mi rispose più, se ne stava davanti a me a fissare l'entrata del parcheggio e ogni tanto il cellulare.
Lo amavo, ma quando si comportava da stupido mi dava fastidio. Gli lasciavo tutta la libertà possibile, ma quella sera era la nostra e non capivo cosa c'entrasse Louis in tutto quello.
Due fari ci abbagliarono. Era Louis, nella sua super macchina, che veniva alla cena MIA e di HARRY!
Che bello fare il terzo incomodo.
Parcheggiò vicino a noi e dopo aver spento la macchina scese con il telefono tra le mani e le chiavi della macchina.
Abbracciò forte Harry e poi venne da me, che ricambiai provando ad essere gentile, come mia madre mi aveva insegnato.
C'incamminammo all'interno, Harry e Louis davanti a me a chiacchierare fitto fitto, mentre io me ne stavo dietro provando a non uccidere uno dei due.
La cameriera ci portò fino al nostro tavolo, che era per due, ma che il terzo posto fu aggiunto dopo e occupato da me, ovviamente.
Per quanto il tavolo fosse piccino, non riuscivo a sentirli molto bene, e perciò riuscire a capire cosa si stessero dicendo fu complicato. Provai varie volte ad intromettermi, ma nulla! Erano chiusi ermeticamente. Harry era arrabbiato con me, mentre Louis lo era con il mondo intero.
Quando ci portarono l'ordinazione iniziammo a mangiare, ma comunque la situazione non cambiò, entrambi parlavano a bassa voce e io assistevo ad un film muto senza fine.
Non toccai cibo, un po' per i dolori che iniziavano a farsi sentire e un po' perché il cibo era cucinato male. Perciò ero poggiata con i gomiti sul tavolo e con il palmo della mano sorreggevo la nuca; avevo sonno, erano ormai le due del mattino e loro ancora parlavano e io avevo un disperato bisogno di cambiarmi!
I miei sospiri non servirono a niente, nemmeno se ne accorsero. Ero così arrabbiata, triste, delusa e furiosa che non avevo nemmeno le forze di chiedere di tornare a casa, tanto nessuno dei due mi avrebbe sentito.
In tutte quelle ore riuscii solo a comprendere "M....nio" e "...Non ne sono sicuro", ovviamente detti da Louis, che magari gli fosse venuta la voglia di sposare Eleanor? Povera ragazza...
Passarono le ore e loro erano ancora lì a parlare incessantemente, quasi peggio delle ragazze!
Ad un certo punto, non so come successe, ma successe, la testa non mi resse più e crollai sul tavolo in legno raffinato, sparecchiato precedentemente.
Ero praticamente svenuta dal sonno, li sentivo, ma non avevo né voglia né la forza fisica di alzarmi. Mi accorsi che smisero di parlare, sentii che si chiesero che ore fossore per poi dire che era meglio tornare a casa.
Appena sentii "casa", mi alzai su dritta, come se avessi preso la scossa, facendo spavento ad entrambi che mi guardarono un po' divertiti.
«Tieni...» Harry diede le chiavi della sua macchina a Louis «Portala in macchina, vado a pagare» scavalcò la mia borsa e mi superò senza nemmeno degnarmi di uno sguardo.
Louis mi sorrise lievemente per poi prendere il mio cappotto dallo schienale della sedia ed aiutarmi ad infilarlo.
Ero stanca. Volevo stendermi sul mio letto e dormire, dormire, dormire, dormire...
«...Lea! Ma mi senti?!» Louis mi sventolò una mano davanti al viso provando a svegliarmi.
Spaventata feci un passetto indietro, ma poi feci mente locale e mi rilassai. Eravamo nel corridoio del locale e stavamo a pochi metri dall'uscita, Louis cercava di avere una conversazione con me, dopo ore passate a parlare con Harry fingendo che io non esistessi.
«Scusa...» sbiascicai le parole, dato che anche la lingua era addormentata.
«Non ti preoccupare...Spero di non essere stato motivo di litigio tra voi due» ricominciammo a camminare verso l'uscita.
Non gli risposi, non potevo dirgli "Sì, ci hai fatto litigare, brutto nanetto ficcanaso!" e nemmeno potevo dirgli "No, tranquillo, non è successo nulla! Fila tutto liscio", perché non era assolutamente vero.
Era meglio fargli capire la situazione da solo. Era intelligente e non gli serviva la mia risposta. Aveva rovinato tutta la serata rubandomi il ragazzo e non glielo avrei perdonato facilmente!
Sbuffai irritata, poco dopo aprii la porta d'uscita e mi ritrovai a tremare per il freddo pungente.
Erano le quattro di mattina e io non ce la facevo proprio a stare ancora in piedi, così m'incamminai verso l'auto di Harry, che fu aperta da lontano da Louis, e salii mettendomi al "caldo".
Poco dopo sentii le loro voci sempre più vicine, finchè non li vidi salutarsi con un abbraccio, magari Louis aveva seri problemi...mah...
Dopo di che Harry salì in macchina, senza dirmi niente, mise in moto e mi riportò a casa.
L'intero viaggio lo passammo in silenzio, un po' perché ero mezza collassata sul sedile, e un po' perché nessuno dei due aveva voglia di parlare con l'altro.
Harry era arrabbiato con me per non so quale motivo, io ero arrabbiata con lui perché aveva preferito Louis a me, però costringendomi a stare con loro e assistere alla loro scenetta da migliori amici.
Quando arrivammo nel nostro quartiere decelerò fino a fermarsi difronte casa sua, non più casa mia, da lì capii che la situazione era grave e magari ero io quella che doveva chiedere scusa, ma prima volevo sapere tutto.
«Che è successo?» chiesi con tutta la calma del mondo.
«A che riguardo?» si girò verso di me, non sembrava più tanto incazzato, ma probabilmente era la stanchezza.
«Louis. Questa sera. Gli è successo qualcosa di grave?» continuai a domandare.
«No, ha solo i soliti problemi con El...» si stiracchiò.
«No, questa non me la bevo! Dimmi cosa sta succedendo!» iniziavo anche un po' a preoccuparmi.
«El vuole sposarsi...» disse lentamente.
«BENE!» esclamai entusiasmata.
«No, non bene. Si vuole sposare con un altro»
Silenzio.
Non sapevo che dire, oltre al fatto che ero in imbarazzo per essermi comportata da bambina, mi dispiaceva per Louis, sembrava fregargliene poco di Eleanor, ma tutto sommato l'amava, ma lei non amava lui.
«Lei lo ha detto a lui?» sembrava gli stessi facendo un interrogatorio.
«Sì...Sembra che nell'ultimo periodo lei abbia frequentato un altro mentre era con Lou»
Che confusione.
Guardai dritta a me. Fuori era quasi tutto buio, tranne per alcuni punti illuminati dai lampioni, nessun'anima viva. Solo io e Harry nella sua macchina a parlare di Louis.
Mi girai verso di lui iniziando a pensare ad altro, oltre che a Louis.
«Sei arrabbiato con me?» chiesi con un filo di voce, così sottile che a stento riuscii a sentirlo.
«No, Lea, ma a volte fai perdere la pazienza» sospirò.
«Lo so...Avevo solo voglia di stare con te...» continuai a dire, era la verità, lo volevo con tutto il cuore.
«Sì, ma vedi, Louis in questo periodo ha bisogno di qualcuno che gli stia affianco...Tu gli sei molto simpatica, non capisco perché a te lui non piaccia»
«Ma io non ho detto che non mi piace come persona! Ho solo detto che mi dovevi avvisare che sarebbe venuto! Sarei rimasta a casa invece di stare lì a sorbirmi ore e ore di confusione e rumore, con voi due che parlavate fitto fitto!» solo al pensiero mi alterai ancora di più.
«Hai ragione, ma volevo che anche tu ci fossi. In quanto mia ragazza sei anche l'amica di Louis...»
«Sì, ma se lui non vuole far sapere i fatti suoi a me, non capisco che ruolo ricopro io...» ammisi abbastanza in confusione.
«Tu sta tranquilla che la prossima volta andrà meglio..» mi strizzò l'occhio sorridendo, io annuii leggermente confusa e assonnata «Andiamo, prima che mi crolli in macchina» sghignazzò divertito.
Sbuffai un sorriso. Come se dentro quella macchina l'unica assonnata fossi io! Ma fammi il piacere!
Dopo avermi riportata a casa mi salutò con un dolce bacio di riconciliazione per poi lasciarmi da sola.
Ero così distrutta e stanca che non mi preoccupai di andare a letto vestita, tanto mancavano solo tre ore al mattino, a che mi serviva cambiarmi?
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Seasons Of Love
Fanfiction"Come facciamo, noi umani, a capire se siamo innamorati seriamente?"