CAPITOLO XIII
INFATUAZIONE, PARTE V
Era ormai il trentuno di Dicembre e mentre tutti erano indaffarati, io me ne stavo stesa sul letto a fissare il soffitto.
Dopo Natale tornò tutto come prima, e forse era quello il "problema". Iniziavo ad annoiarmi, con lui facevo sempre le stesse cose: casa mia, casa sua, studiare, mangiare, qualche bacio, casa sua, casa mia, letto. Era noioso ed era molto che non uscivamo insieme andando, che so, da Starbucks o semplicemente in giro per Londra abbracciati come tutte le persone normali nel mondo!
Ma no! Essendo molto pignolo da alcuni punti di vista, per lui in quella vacanza bisognava studiare, ma io, dopo aver studiato quattro volte le stesse cose rischiavo di ritrovarmi davanti casa l'intera commissione d'esame che mi rilasciava la laurea prima del previsto.
Ma comunque apprezzavo il fatto che mi sentisse ripetere sempre e che mi correggesse in alcuni punti, il che voleva dire che oltre al suo di studio doveva anche studiare il mio. Avevo provato a dirgli che potevo farcela da sola, ma lui insisteva sul fatto che ripetere da soli non era uguale dal farlo con altre persone.
Non aveva tutti i torti, ma preferivo usufruire di quel tempo uscendo con lui, non per studiarci insieme!
Cos' ero?! Una secchiona per caso?!?!
....Sì.
Comunque, ero ancora stesa sul letto a riflettere sul vero senso della vita, facendomi domande molto intelligenti come: "Per quale motivo i babbuini e le scimmie si spidocchiano?"
O: "Perché noi umani abbiamo due gambe invece di tre?"
Ma grazie al cielo, prima che mandassi la prima domanda al WWF, il telefono vibrò, costringendomi a girarmi e prenderlo dal comodino alla mia destra, eseguendo una torsione da medaglia d'oro.
Da: Sconosciuto
Sono Louis.
Te ed Harry siete invitati
alla festa di Capodanno che
faccio tutti gli anni.
Spero di vedervi.
Lou.
Ecco! L'opportunità di uscire! Finalmente! Che benedetto sia Louis!!
Salvai IMMEDIATAMENTE il numero e andai a rispondergli.
A: Louis
Ci saremo!!
Da: Louis
Bene!!
Ci sarà anche El!
Oh! Finalmente avrei conosciuto la povera stella che era inciampata in Louis. Che gran coraggio.
Con un sorriso da ebete, mi alzai dal letto andando in bagno a sistemarmi per andare da Harry a studiare.
Sì, anche l'ultimo dell'anno studiava, era impressionante! Non potevi girarti un secondo che già era sui libri!
Ma quella mattina non avremmo studiato! Avevo bisogno di prendere aria, almeno un'ora, come i detenuti!
Dopo la doccia presi jeans, maglione e scarpe qualsiasi e scesi al piano terra prendendo solo la borsa e il cappotto.
Uscendo di casa mi accorsi che nel vialetto di Harry non c'era la sua auto. Forse era andato in biblioteca? Mah..
Proseguii fino alla porta bussando varie volte, senza ricevere alcun segnale.
Gemma probabilmente era in giro, Anne a lavoro e Des lo stesso. Ma Harry?
Presi il cellulare provando a rintracciarlo ma nulla. Era staccato, ma non ne capivo il motivo, era SEMPRE raggiungibile!
Rassegnata al fatto che non ci fosse nessuno in quella casa mi diressi verso la metro provando ad andare in centro a comprarmi qualcosa di carino per quella sera.
Quanto vero Iddio, ci sarei andata da Louis, con o senza Harry.
Prima io e poi gli altri, chiunque essi siano, come dicevano i miei genitori.
La metro, ovviamente, era sovraffollata, e nel treno stavamo come sardine sotto olio, a causa di gente poco pulita.
Per uscire fu un'impresa, due tizi mi ostacolavano il passaggio con le loro braccia davanti alla porta.
Dovetti sgomitare per passare e quando riuscii a mettere un piede fuori le porte iniziarono a chiudersi, così con uno slancio innato riuscii ad uscirne sana e salva.
Salii lentamente le scale allontanandomi dalla metro per andare all'aria aperta.
Era la stessa uscita che avevo preso con Harry durante la "pausa studio", sorrisi d'impulso ricordandomi del bacio inaspettato.
Quando però un cafone mi urtò facendomi fare una passetto avanti, mi risvegliai accorgendomi di essere in mezzo al passo, per poi perdonare mentalmente il signore che mi aveva svegliata.
Proseguii a passo sicuro per le vie scoprendo negozi nuovi, ma non c'era nulla che mi piacesse tanto da farmi entrare ed andarmene con una busta enorme e uno scontrino lungo quanto la Norvegia.
Poi li vidi, abbracciati, che scherzavano e ridevano insieme. Lui con le buste piene di vestiti di lei.
No, non poteva essere veramente lui. Perché? Cosa lo aveva spinto ad uscire con un'altra?
La voglia di sesso che io non potevo ( ma volevo) alleviare?
Ci rimasi male, almeno da lui non me lo sarei aspettato. Avrei preferito essere avvertita da lui, invece di trovarmelo per strada insieme a quella sciacquetta da quattro soldi!
Quando fecero dietrofront per tornare indietro, mi girai di colpo sperando di non essere vista da lui. Non ci tenevo a farmi vedere debole davanti a lui con lei.
Prima che risultassi matta e fuori di testa presi la prima via che trovai mischiandomi con i turisti e gente del posto.
Troppo presa da quella brutta visione, che non mi accorsi di essere vicinissima da Starbucks, così ne approfittai per allungare il passo e andarmi a rilassare davanti ad una tazza di tè alla vaniglia.
Spinsi la pesante porta in vetro e presi posto ad un tavolinetto libero vicino all'ampia vetrata. Un cameriere abbastanza stanco, anche se era ancora mattina e di gente ce ne era veramente poca per i loro standard, prese la mia ordinazione e se ne andò.
Ero furiosa. Dal dispiacere ero passata alla rabbia e quelle immagini di Harry abbracciato a quella non facevano che aumentare la rabbia.
Con me era tutto casa e chiesa, ma le altre le portava in giro!
Il cameriere tornò con la mia tazza di tè e un piattino con dentro un mega muffin al cioccolato e ai mirtilli.
«Scusi, ma non ho ordinato il muffin» gli porsi il piattino sperando che lo riprendesse, ma no.
Si sporse appena per leggere il numero del tavolo e poi tornò a fissarmi con quegli occhi assonnati.
«No, non mi sbaglio. E' per lei» disse deciso.
Così si girò e andò ad un altro tavolo.
Bene! Ci mancava solo il matto che mi mandava i dolcetti!
Sbuffai prendendo solo il tè e lasciando da parte il mega muffin, sperando che il benefattore capisse che non volevo essere disturbata.
Il cellulare vibrò nella borsa, così posai la tazza e lo tirai fuori, scoprendo un nuovo messaggio da Harry/Traditore.
Da: Harry
Era mia cugina.
Smettila di fare l'offesa...
Come era la cugina?
Non gli risposi sperando che non fosse all'interno del locale, evitandomi una brutta figura del cavolo.
Ma non riuscii ad evitarla, dato che si posizionò difronte a me, mi sorrise e prese, senza permesso, la tazza del MIO tè e cominciò a sorseggiarlo iniziando a mangiucchiare il dolcetto.
Lo guardai torvo, non avevo ancora capito, come mai avevano quegli atteggiamenti in quel modo "intimi" se erano cugini! Io con Kevin non andavo in giro abbracciata a lui! Anzi! Spesso ci prendevamo a cazzotti!
«Dai, su...Spara» mi ridiede la tazza di tè.
«Spara? Spara? Ma io ti sparo! Altro che spara!» mi arrabbiai.
«Solo perché ero con mia cugina?» domandò esterrefatto.
«NO! Mi hai quasi finito il tè!» dissi indignata.
«Stai scherzando, vero?» sghignazzò.
«No! Sono serissima!» e lo ero veramente!
Scosse la testa, divertito dal mio comportamento e poi tornò serio, fissandomi per bene negli occhi.
«Credevi veramente che ti stessi tradendo con un'altra?» notai che nel suo tono di voce c'era un po' di tristezza, forse credeva che ci fosse fiducia.
E c'era! Solo che quando vedi il tuo ragazzo abbracciato ad un'altra, qualche dubbio ti viene!
«Lea, ma non sai che non ti scambierei con nessuna?» mi prese la mano sinistra e la strinse con la sua, ancora fredda, per il clima all'esterno dell'edificio.
«Però tu specifica quando è tua cugina!» mi lamentai.
«Certo. La prossima volta le metto in testa un capello con scritto "Sono la cugina"» mi guardò sperando che stessi scherzando con la mia richiesta, ma non scherzavo affatto.
Avrei voluto saperlo, insomma, chi ero io? La figlia del cinesino che vende i braccialetti in strada?
«Non scherzare, Harry! Mi era passata la vita davanti quando vi ho visti insieme!» tolsi la mano dalla sua.
Lui sospirò mentre si guardava intorno e poi si lasciò andare sulla sedia.
«Come posso farmi perdonare?» sospirò.
«Venendo con me alla festa di Capodanno di Louis» presi la palla al balzo.
«No! Tutto tranne quello!» disse tornando verso di me con il busto per poggiarsi al tavolo.
«Perché, scusa? Louis è il tuo migliore amico...» gli ricordai.
«Sì, ma tu non conosci il vero significato di "festa". Per Louis "festa" vuol dire ubriacarsi e fare baldoria!»
«E' solo per uscire un po' insieme! Siamo diventai come due nonnetti in cancrena! Stiamo sempre in camera tua a studiare e non facciamo altro!» mi avvicinai a lui, stringendo i denti, per non urlare troppo.
«Ehi! Qualche volta abbiamo studiato in camera tua!» disse realmente serio.
«Harry, ma fammi il piacere! Mi sembri un rincoglionito! O vieni con me alla festa o ti ci porto a calci in culo! Ho bisogno di uscire con te!» sbottai.
«Ma stiamo sempre insieme...Non possiamo passare il Capodanno tranquilli, in casa?» solo al pensiero gli si chiusero gli occhi e sulla bocca si formò un bel sorrisetto.
«No. Tu ed io andremo a quella festa» dissi decisa.
Con la mano gli afferrai il mento e con le labbra gli scoccai un bacio, mentre mi alzavo dalla sedia.
Uscii di lì con Harry al mio seguito, che appena mi raggiunse mi cinse la vita e mi baciò una tempia sorridendo felice.
«Dimmi una cosa...» cominciai.
«Cosa?» mi strinse a se per evitare che mi venissero addosso.
«Come mai tua cugina ti era in quel modo appiccicata?» lo guardai, curiosa dell'espressione che avrebbe avuto in quel momento.
«Erano due anni che non ci vedevamo...Diciamo che siamo come te e Kevin, molto uniti...Però tranquilla, non ti tradirò con lei» mi strizzò l'occhio.
Sorrisi scuotendo la testa, mentre mi allontanavo da lui prendendo la via per andare verso la metro.
«Sai già cosa indosserai questa sera?» mi domandò mentre scendevamo le scale per raggiungere i binari e tornare a casa.
«Qualcosa troverò....Al massimo vengo in pigiama! Tutto pur di uscire con te!»
«Non so se te ne sei accorta, ma stiamo giù uscendo» mi fece notare.
«Ma non vale...Ci siamo incontrati per sbaglio» gli puntai un dito contro.
Si arrese all'evidenza.
Mi prese l'indice baciandone la punta e poi mi sorrise.
Aveva dei blue jeans non troppo aderenti con le converse e una giacca scamosciata con la pelliccia all'interno. Era magnifico vestito in quel modo, più che mai perché aveva la converse e una paio di jeans che non ti lasciano i segni delle cuciture sulle cosce.
Si accorse che lo stavo fissando così mi sorrise.
«Sono così bello che non riesci a distogliere lo sguardo da me?» fece andare su e giù, ripetutamente, le sopracciglia, sembrando così un maniaco sessuale.
«Non esagerare» lo feci scendere a pedate dal piedistallo.
Appena lui scese da lì, il treno arrivò e salimmo. Direzione casa.
Avevo l'intero pomeriggio per prepararmi e l'unica cosa che feci fu stendermi sul divano e leggere un buon libro per liberare la mente, cosa difficile dato che quell'idiota dall'altra parte della strada stava facendo di tutto per farmi andare da lui per ripassare insieme.
«LEA!!! SONO GEMMA!!» la ragazza bussò imperterrita alla porta, ad un tratto pensai che stesse per buttarla giù.
Le aprii e me la ritrovai con abiti appesi ovunque.
Li aveva accatastati sulle braccia e aveva l'aria da matta.
«Allora, Harry mi ha detto che uscite questa sera» mi spostò e andò in casa, dritta al soggiorno «...E mi ha detto anche che non sai cosa metterti. Perciò sono arrivata io!!» posò quella caterva di roba sul divano e poi si girò verso di me.
«Per caso ho chiamato il pronto intervento della moda?» alzai un sopracciglio.
«No»
«Gemma, grazie, ma so già cosa mettermi...» la girai di spalle e la condussi alla porta di casa.
«Ma, Lea!!» protestò impuntando i piedi.
«Lea ha già trovato cosa mettersi. E Lea sa badare a se stessa!» parlai di me stessa in terza persona, faceva più figo.
«Almeno provati un abito» mi supplicò quando si liberò della mia presa sulle sue spalle.
Mi guardò con due occhi da cerbiatto, paragonabili a quelli di Bambi quando gli uccidono la madre. Cosa potevo fare? Cacciarla via? Dirle che non volevo il suo aiuto? O accettare e magari passare del tempo con lei?
Mi arresi, scelsi l'ultima, con lei ci stavo bene, e da Natale non la vedevo quasi mai, a causa del suo lavoro e di Harry che mi rinchiudeva dentro la sua stanza per studiare.
Incurvai le spalle, esprimendo la mia "sottomissione" e lei iniziò ad esultare come una scemotta. Mi venne da sorridere a vederla in quel modo contenta, mi faceva piacere vederla sorridere.
Mentre saltellava si avvicinò a me, mi afferrò un braccio e iniziammo a muoverci a velocità supersonica, ritrovandomi in camera mia in un batter d'occhio. Gemma era la degna erede di mia madre, le avrei lasciato quasi volentieri il posto.
«Allora!! Tu ferma qui mentre io vedo cos'hai nell'armadio e cos'ho io, così combiniamo tutto e stasera farai arrivare a terra le mandibole di tutti!» in quel momento mi sembrò suo fratello quando faceva l'espressione da pervertito.
«Non esageriamo però...» la calmai un po'.
Lei sbuffò e cominciò a capovolgere il mio povero armadio, dove, poco tempo prima, c'avevano messo le mani i miei cugini.
Dopo ore e ore di ricerche e abbinamenti vari mi fece provare alcune cose: la prima scelta fu un vestitino tutto fru- fru di un colore rosso fuoco terrificante, che strideva con la mia carnagione, così fu bocciato immediatamente; poi passammo ai jeans e calzoni, nulla, non c'era nulla che piacesse a Gemma, e anche io non ero di facili gusti, così provai metà armadio, mio e di Gemma che era il mio armadio per intero.
«Aspetta!» saltò su, e in testa sembrava esserglisi accesa una lampadina «Hai un top trasparente e dei calzoncini neri?!» gli occhi le erano diventati due palle da bowling e io iniziavo a pensare che la dolce e amabile Gemma fosse stata sostituita con un clone pazzo e maniaco.
«Perché? Che ci devi fare?» domandai realmente preoccupata.
«Hai presente il video di Selena Gomez?»
«No, perché?» chiesi con un filo di voce.
«Nell'ultimo video indossa un top trasparente tutto particolare con dei calzoncini!! E tu saresti perfetta in quel modo vestita!!» ricominciò ad esultare, ma poi arrivai io con la mia delicatezza nel dire le cose.
«No! Mi rifiuto di vestire come Selena Gomez!»
Eccomi qui, vestita come Selena, con una gonna a mezza ruota in pelle nera, calze semi trasparenti nere (autoreggenti, perché, secondo Gemma, erano più comode...Non volli sapere il motivo, ma sfortunatamente lo intuii), e un top ancora più scollacciato di quello della Gomez, ma grazie al cielo riuscii a convincere la piccola e psicopatica Gemma a farmi mettere una giacca in pelle, ma dovetti per forza mettere i tacchi.
Appena se ne andò di casa continuando a ripetere che aveva fatto un bel lavoro, io corsi in camera levandomi quelle torture cinesi di scarpe per sostituirle con delle converse alquanto usurate e comode. Avevo fatto due più due e se Harry diceva che a Louis piaceva Divertirsi, con la D maiuscola, dovevo mettermi abbastanza comoda, e senza contare le calze che ogni tanto calavano, ero abbastanza comoda.
Legai i capelli in una coda alta e mi truccai come sempre, lasciando che il mio look fosse abbastanza da "brava ragazza"; diciamo che quella era la serata degli "abbastanza".
L'ansia arrivò quando si fecero le otto di sera il che voleva dire che mancava solo un'ora alla festa. Continuavo ad andare avanti e indietro per tutta la cameretta, e non volevo fermarmi, era per tenermi occupata.
Poi, a tenermi occupata, fu la visita inaspettata di Kevin che appena mi vide fece una risata acuta e spaventosa e a quel punto dovetti farlo entrare a forza in casa per non "svegliare" il vicinato, attirando anche l'attenzione di Harry.
«Che vuoi, Kevin?» chiesi alquanto stizzita dalla sua risata che non smetteva.
«Volevo vedere come stavi e...» e poi ricominciò a ridere senza ritegno.
«Se sei qui per prendermi in giro, e non ne capisco il motivo, te ne puoi anche andare» sbuffai, incrociando le braccia al petto.
«Scusa, ma sto pensando alla reazione di mamma quando ti vedrà conciata così questa sera» cercò di ricomporsi, ma non ci riuscì.
Mentre quell'idiota rideva, io iniziai a pensare a quello che mi aveva detto.
«Frena tutto! Come sarebbe a dire? Io questa sera esco con Harry e non sento ragioni!» a quel punto si bloccò di scatto e mi guardò per bene negli occhi.
«Come scusa? Abbiamo sempre festeggiato il nuovo anno insieme» metteva paura, ma decisi di non farglielo notare apparendo solo incazzata come una iena.
«Non quest'anno! Voglio festeggiarlo con Harry» dissi nuovamente.
«A me non interessa! Tu adesso vieni con me! Non voglio beccarmi una sgridata di quelle epiche solo perché tu vuoi festeggiare con Harry!»
«Perché dovrebbero sgridarti?» cambiai discorso.
«Perché tua madre e tuo padre hanno chiamato i miei e gli hanno espressamente detto che l'anno nuovo lo avresti festeggiato con noi» spiegò.
«Va bene...Adesso chiamo mamma e le dico tutto» sospirai prendendo dalla tasca della giacca il telefono, per poi comporre il numero di mamma.
Ci vollero ben trentotto squilli prima che rispondesse e quando lo fece dedussi che stesse ancora dormendo, anche se da loro erano le undici!
«Che vuoi, Lea?» domandò lei con la voce impastata.
«Volevo avvisarti che questa sera starò con Harry e non con gli zii» non lo avessi mai detto!
Mi urlò contro che dovevo festeggiare con i miei più cari parenti e che se Harry voleva venire lo poteva anche fare, però passando prima sotto il metal detector della zia.
Kevin aveva una faccetta soddisfatta, che gli avrei molto volentieri estirpato via e mentre la mamma mi ripeteva che dovevo fare in quel modo lui se ne andò di casa facendomi segno che ci saremmo rivisti poco dopo a casa sua.
Ero fottuta, Harry sicuramente avrebbe accettato l'invito a casa dei miei zii e io non me la sarei spassata con lui in una VERA festa.
Rassegnata, tornai in camera e mi cambiai, mettendomi dei semplicissimi jeans neri e un maglione di mia madre bianco panna, lasciandomi ai piedi le converse usurate.
A passo pesante scesi le scale, e con l'entusiasmo di un morto percorsi il vialetto di casa mentre m'infilavo il cappotto, per poi arrivare difronte la porta di casa degli Styles.
Bussai tre volte, ognuna delle volte con sempre meno voglia di vivere.
Mi venne ad aprire Anne che mi fece accomodare per poi avvisarmi che Harry si stava preparando così salii le scale e lo raggiunsi in camera, ma prima di andare da lui incrociai Gemma.
«Perché ti sei cambiata?!» quasi lo urlò
Eravamo a metà scale, io salivo e lei scendeva. Non so come ci riuscì, ma fu capace di vedere che non indossavo più la gonna e la maglia, e la cosa mi fece alquanto dispiacere.
«Cambio di programma...Ti spiegherò meglio quando mi sarò calmata, altrimenti potrei staccare la testa a qualcuno e darla in pasto ai Mogadoriani» feci un gran bel respiro "calmante" a fine frase e lei sembrò capire, così lasciò perdere e mi salutò con un abbraccio consolatorio.
Salii gli ultimi gradini e prima di irrompere nella sua cameretta, bussai educatamente.
«Vieni, Lea» la sua voce mi arrivò leggermente lontana, forse era in bagno.
Lentamente aprii la porta per poi imbattermi in un macello impressionante, se ero Anne lo avrei ucciso, non che io fossi l'ordine in persona, ma almeno dopo aver messo in disordine rimettevo a posto e poi non buttavo a terra le cose!
A fatica mi feci spazio tra i vestiti gettati a terra, raccogliendone alcuni per arrivare al bagno, con la luce accesa, per raggiungerlo.
«O mio Dio, Harry!!» urlai alzando le mani per portamele agli occhi, facendo cadere i vestiti che avevo raccolto prima.
«Ma che fai?» domandò lui a me.
«No! Che fai tu?! Sei nudo!!» dissi alquanto scioccata.
«Mi hai già visto nudo, tonta»
A quel punto abbassai le braccia e lo guardai negli occhi.
«Che c'entra? Non eri in bagno con una luce sparata e sicuramente non ti stavi spidocchiando i paesi bassi!» gli feci notare.
«Non mi stavo spidocchiando! Mi stavo controllando! Mi è venuto un brufoletto nell'interno coscia» si lamentò riprendendo la sua ispezione.
«Non ci tengo a sapere delle tue pustole» dissi schifata.
«Allora dammi una mano. All'interno dello specchio ci dovrebbe essere una crema in un barattolino bianco e rosso...» me lo indicò e io con estrema attenzione andai lì e aprii l'armadietto, prendendo la crema per poi passargliela.
«Come mai sei venuta in anticipo? Manca ancora un'ora...» era seduto sul water, a gambe larghe, il suo amico che penzolava e sembrava sorridere, mentre le sue mani erano intente a spalmare sopra un puntino rosso la crema bianca.
«Cambio di programma» sopirai mentre mettevo le mani in tasca e poggiavo una spalla sul muro piastrellato con le maioliche bianche.
«Ce ne stiamo a casa?» alzò lo sguardo dalla coscia per posarlo su di me, aveva l'aria felice, ma che sparì con il proseguimento della mia frase.
«No. Se ti va siamo invitati a casa dei miei zii...Cioè te puoi scegliere io sono costretta, ma considerando il fatto che io voglio passare del tempo con te e che te sei costretto da me, alla fine siamo costretti entrambi ad andare. Chi per un modo chi per un altro» gli sorrisi inclinando la testa di lato.
«Beh, meglio della festa di Louis» disse riprendendo a spalmare la crema sul punto interessato.
«Mh...Non credo...» storsi la bocca.
Quando finì di mettersi la crema, peggio di una ragazza in preda ad un attacco di panico, me la passò per rimetterla apposto, cosa che feci, poi mi fece uscire sbattendomi la porta del bagno in faccia.
Sospirai rassegnata ormai ai suoi comportamenti "particolari" e spesso incomprensibili.
Mi girai per vedere la situazione nella camera. Me la ricordavo meglio, giacche per aria, calzoni sul letto insieme a magliette, maglioni, scarpe!
Iniziai a risistemargli la stanza, in preda alla noia. A metà del lavoro, mentre ero piegata davanti al letto per piegargli una maglietta a maniche lunghe, mi sentii afferrare i fianchi e poi un petto appoggiarsi sulla mia schiena e alla fine due labbra lasciarmi un bacio sul collo scoperto.
«Non dovevi, grazie» sussurrò.
Mi alzai e mi girai verso di lui, mettendogli le braccia attorno al collo per poi abbracciarmi a lui.
«Ehi...Cos'hai?» mi domandò mentre con le mani percorreva il perimetro di tutta la mia schiena accarezzandola con le mani spalancate provocandomi vari brividi.
«Niente...» feci spallucce.
«Come niente? Lea...Dimmi cos'hai...» mi scostò leggermente da lui, in modo tale da poterlo fissare negli occhi, che ispezionavano i miei, cercando di ricavarne un po' di notizie su quello che mi stava accadendo interiormente.
«Nostalgia...tutto qui. Passerà» feci spallucce.
«Se vuoi con tua zia ci parlo io...Almeno stiamo a casa e...»
«Non ci provare, furbetto! Noi due questa sera usciremo anche solo per andare a casa dei miei zii» mi scansai da lui proseguendo con il rimettergli in ordine le cose.
«No, quella lasciamela fuori...Me la metto ora»
Quando gli porsi una maglietta bianca tutta bucherellata, notai che era ancora nudo come un verme e con i capelli bagnati che sgocciolavano ovunque.
«Sbrigati, Harry. Mia zia abita fuori Londra e solitamente ci si mette mezz'ora per arrivare e sono già le otto e mezza» gli feci notare.
Lui sbuffò iniziando ad infilarsi la maglietta, ma rimanendo senza boxer e la visione non era male, specialmente quando si girò di culo e me lo mostrò in una visuale da Dio.
Mi trattenni nel fare un applauso stile "Complimenti alla mamma", ma non riuscii a non fare pensieri poco casti su di lui.
Ebbene sì, l'eccitazione quella sera c'era e non l'avrei affievolita per nulla al mondo!
Tornò in bagno per asciugarsi i capelli, e quando uscì li aveva già sistemati, mentre io, dopo aver sgomberato il letto e il pavimento, mi misi seduta sul materasso, mentre lo guardavo prepararsi in tutta fretta.
«Ma tua zia, è la madre di Kevin o di Trevor?» domandò mentre era intento ad infilarsi i boxer per proseguire con i jeans molto simili ai miei.
«Di Kevin, ma comunque ci saranno tutti» sospirai mentre mi fissavo le unghie, leggermente annoiata.
«Per tutti cosa intendi?» domandò preoccupato, così tanto da fermarsi dal prepararsi.
«Quindici persone, senza contare noi due...» deglutì a forza seriamente spaventato «Non fare quella faccia! Sono pochi!» lo tranquillizzai, ma senza successo.
«Quindici persone su cui fare una bella impressione....» mormorò come se stesse parlando da solo.
«Eh?!» mi alzai in piedi sperando di aver capito male.
Lui non continuò la frase, né tanto meno la ripeté.
«Io non so se lo sai, ma io sono l'unica persona con cui devi fare una bella impressione, gli altri non sono nulla!» ero leggermente indignata dalla sua precedente frase, insomma ero io quella con cui stava e non la mia famiglia! Ero io quella che doveva essere impressionata!
«Ehi...Se non te la senti posso andarci anche da sola...Chiamo Kevin per...»
«No, tranquilla» mi sorrise dopo essersi ripreso.
Posò una mano sul mio gluteo sinistro e mi avvicinò a lui per baciarmi. Il suo intento forse non era quello di farmi quasi venire lì, nella sua stanza con i suoi genitori al piano di sotto, ma alla fine fu quello che accadde, più o meno...
In men che non si dica eravamo appiccicati e a corto di fiato, mentre i nostri bacini si muovevano come a simulare un atto sessuale...Insomma, stavamo facendo l'amore vestiti!
La situazione stava diventando quasi ridicola, a me mancava poco per spogliarmi e a lui mancava poco per venire, così feci io la più coraggiosa. Mi staccai da lui, interrompendo il bacio più eclatante di tutta la mia vita.
Con il fiato decisamente mancante, temporeggiai asciugandomi gli angoli della bocca con il dorso della mano, mentre lui posava le mani sui fianchi e sorrideva a testa china.
«Io direi che portare qualche preservativo sia un'idea magnifica!» dissi ridendo come un'idiota.
Lui annuì per poi girarsi e continuare a prepararsi, chissà se quell'erezione gli sarebbe passata prima di arrivare da mia zia e dare spettacolo, e in quel caso preferivo non dare troppo nell'occhio.
Quando milady fu pronto, scendemmo, mano nella mano, le scale per poi andare in cucina, salutare Anne, Gemma e Des ed uscire finalmente di casa.
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Seasons Of Love
Fanfiction"Come facciamo, noi umani, a capire se siamo innamorati seriamente?"