Capitolo 19

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Alex's pov

Sono le otto di mattina circa, quando la luce del sole mi sveglia.

Sono ancora sul divano, e Alice è ancora appoggiata alla mia spalla. Non dormivo così bene da tempo.

Riesco a sentire l'odore dei suoi capelli. Direi che mi ricorda...l'odore delle caramelle alla vaniglia.

Mi dispiace svegliarla, quindi vado in cucina e preparo la colazione per entrambi.  

Metto sul gas la moka, poi vado a svegliarla per chiederle se oggi vuole venire con me in ospedale.

-Ali?- fa una smorfia con il naso, poi si gira dall' altro lato.

-Alice?- nada -Ali, se non sei in piedi tra dieci secondi ti butto il bicchiere d'acqua che ho in mano, in faccia- non è vero che ho un bicchiere, ma lei non può saperlo, perciò...

- No, no,... mi alzo- si alza di botto, e fa un grande sbadiglio.

Guarda tra le mie mani, e quando non vede il bicchiere, diventa rossa di rabbia, tanto che tra un po' credo le uscirà il fumo dalle orecchie, come nei cartoni animati.

Mi guarda furiosa, poi con tutta la calma del mondo, come se non stesse per esplodere dice: -Credimi, se fossi in te scapperei...-

Non realizzo subito il significato di quello che ha detto, tanto che sto per chiederglielo; poi capisco e inizio a correre come un cretino intorno al divano, poi intorno al tavolo, e da una stanza all'altra. Lei al mio seguito, che mi lancia minacce.

Basta poco per farle capire che è troppo scarsa per acciuffarmi, così dichiara bandiera bianca, e ci buttiamo insieme sul divano, con la testa a penzoloni, e le gambe appoggiate allo schienale imbottito. Entrambi ancora ansimanti, ci guardiamo, e iniziamo a ridere fino alle lacrime.

-Alex, cos'è quest' odore?-  "sniffo" l'aria, e mi balena in testa il caffè.

- Cazzo, il caffè!- mi alzo e corro a spegnere il gas. Ormai è uscito tutto e si è rovesciato sulla cucina, nella macchinetta rimane solo la posa bruciacchiata.

Alice mi raggiunge, da un rapido sguardo al mio disastro, e scoppia di nuovo a ridere.

Potrei abituarmici a questa melodia.

-Ali, stamattina devo andare da papà. Vieni con me? Poi magari passiamo da Starbucks-

-Ok, mi sistemo e andiamo-

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Alice's pov

Vado in camera, e prendo un paio di jeans, un maglioncino blu e le converse bianche poi vado in bagno e mi preparo. Oggi non mi trucco.

Raggiungo Alex in cucina, e scendiamo le scale per andare nel parcheggio privato del palazzo.

Il viaggio in macchina lo passiamo strimpellando a squarcia gola tutte le canzoni che passano in Radio.

Quando arriviamo davanti all' ospedale, lo vedo irrigidirsi, e cerco di tranquillizzarlo prendendogli la mano. Sembra funzionare.

Saliamo le scale dell' ospedale mano nella mano ed entriamo in camera del padre di Alex.

Una strana sensazione mi attanaglia lo stomaco.

Se io mi sento così, non oso immaginare lui. Forse è meglio se esco.

-Alex, forse è meglio se esco, ti aspetto fuori-

-No, no, non serve. Se rimani mi sento più tranquillo. Io...-si ferma e chiude gli occhi, poi li riapre -...ho bisogno di te...-

Il mio cuore perde un battito, poi impazza. Riesco a sentirlo nelle orecchie, che si fonde con i nostri respiri e i BIP della macchina.

Prendo la sedia vicino alla finestra, e mi siedo di parte a lui. Gli prendo ancora la mano, e lo guardo, come per dirgli <<Vai, se serve, io sono al tuo fianco>>.


Il colore del mareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora