Capitolo 20

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Lui mi guarda, mi ringrazia con gli occhi. Occhi pieni di paura, paura di perdere non una persona cara, ma una parte del suo essere, un fattore determinante nella sua vita, una sfumatura di quel verde che mi sta rubando l'anima.

Si gira verso suo padre, e inizia a parlargli: -Ciao papà- mi stringe più forte la mano -Sai, oggi ti ho portato un'ospite. Si chiama Alice. E si, se te lo stai chiedendo, è una delle ragioni per cui sono sempre pensieroso- fece una risatina amara.

Nel frattempo un cincillà stava facendo una capriola nel mio stomaco, e il cuore stava per esplodere nella cassa toracica.

I nostri visi erano sempre più vicini, potevo sentire il suo respiro sulle mie labbra, potevo sentire l'elettricità intercorrere nei miei e nei suoi occhi.

No, non posso farlo. Non davanti a suo padre, insomma...

Mi allontano piano e invento una scusa al momento: -Che ne dici di un caffè?-

-Oh, ehm.. ok-

Esco dalla camera e scendo al bar dell'ospedale per prendere il caffè.

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Alex's pov

Si è allontanata, ma in fondo la capisco. L'ho ferita, poi non mi sono fatto sentire per un mese.

Guardo assolto mio padre, finchè una leggera pressione sulla mano mi fa sgranare gli occhi.

Papà sta aprendo gli occhi, e si sta guardando in torno.

-A...Alex-

-Si, papà sono io, ora chiamo le infermiere ok?-

-O..ok-

Chiamo le infermiere, che gli fanno degli accertamenti. Poi rientro in camera.

-Alex, ho... "visto" come quella ragazza in qualche modo ti cambi. Sento ogni volta che ne parli qualcosa di diverso in te, mi capisci?- e come se lo capisco. Ormai è diventata essenziale, come l'asta per gli equilibristi. No, forse di più. È direttamente la fune.

-Papà, sei troppo debole ora per parlare. Ci vediamo domani mattina- gli lascio un bacio sulla fronte come  di consueto, e raggiungo Alice al bar.

La trovo in un angoletto, che sorseggia lentamente il suo decaffeinato. La richiamo, e insieme raggiungiamo la mia auto. Nel frattempo le racconto di papà.

Il viaggio in macchina è silenzioso, ma non teso. Quel genere di silenzio che rasserena l'anima.

Arrivati davanti al portone di casa, le lancio un'occhiata di sbieco, e la vedo sorridere.

A questo punto prendo definitivamente la decisione che mi frullava in testa di prendere da ormai un mese.





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