Capitolo 16 (Parte II)

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"Reika mi ha detto che lei era una cacciatrice di vampiri."

"Proprio così... Ascolta,per favore, non usare un tono tanto formale con me. Qui non siamo ascuola."

Mentre Reika è al telefono con la madre, tra Misaki e Zero si instaura uno strano dialogo, una sorta di reciproca investigazione per scoprire l'uno le intenzioni dell'altra.

"So cosa è accaduto alla tua famiglia." rivela la donna, non nascondendo un sincero rammarico "Posso capire se adesso odi i vampiri.".

"E tu che ne sai di me?" rimarca aggressivo il ragazzo.

"La ferita sulla gamba, come te la sei procurata?"

"Dillo chiaramente cosa vuoi sapere."

"Ti ricordo che sei in casa mia. Dovresti essere meno arrogante, mio giovane vampiro."

Zero scatta in piedi e punta il dito contro Misaki.

"Tu... non sei umana."

"Allora l'avevi capito. Dopotutto, tra simili, ci si riconosce."

Per un momento gli occhi della donna mutano colore e si tingono di un rosso vivo.

"Io non sono come te!" tuona Zero, che si volta di scatto deciso ad andarsene.

"Non vuoi sapere cosa mi è successo?" gli domanda Misaki, arrestandone i passi "Avanti, torna a sederti e ascoltami. Poi se vorrai te ne potrai andare.".

Il giovane, benché restio, fa marcia indietro e si siede di nuovo sul divano, rimanendo con gli occhi fissi su Misaki. E lei inizia il suo racconto:

"Accadde tutto quattro anni fa. Durante una caccia caddi in un'imboscata. Fui ferita a morte. Un uomo venne in mio aiuto. Scoprii più tardi che quello non era un essere umano, bensì un vampiro Sangue Puro. Uccise i Livello E che mi avevano attaccata, e poi mi soccorse. Ma le mie ferite erano troppo gravi per poter essere curate. Allora, lui mi offrì una via d'uscita. Aveva un solo modo per salvarmi: trasformarmi in un vampiro. Il pensiero del mio piccolo Kevin mi fece immediatamente accettare quell'offerta apparentemente assurda. Kevin aveva solo me, non potevo abbandonarlo. Quel vampiro capì che dovevo avere della motivazioni molto forti per desiderare così intensamente di continuare a vivere, anche a costo di rinunciare alla mia umanità, e prima di mordermi mi disse chiaramente che la mia vita non sarebbe più stata la stessa, che avrei dovuto convivere con un desiderio costante di sangue, una sete che non avrei mai potuto spegnere, semmai solo dominare e talora soddisfare. Il che non significava diventare un'assassina, perché non è necessario uccidere per procurarsi del sangue, il minimo indispensabile per non perdere del tutto le forze. Sapevo a cosa andavo incontro ma non esitai nemmeno un istante. I suoi denti penetrarono nella mia carne. Lo sentii succhiare il mio sangue... non scorderò mai quel rumore... Svenni. Quando mi svegliai, ero distesa su un letto, in una stanza buia. Penso fosse il suo rifugio. Quel vampiro mi tenne con sé per oltre un giorno e mi fece bere più volte il suo sangue, somministrandomene una dose tale da impedire che mi trasformassi in un Livello E. E alla fine, prima di lasciarmi andare, mi disse che avrei potuto ricorrere a dei surrogati, come le compresse ematiche, per tenere a bada la sete, ma che comunque del sangue fresco mi sarebbe servito per non indebolirmi troppo. Quello che tuttavia mi stava a cuore, era l'incolumità del mio Kevin. Non avrebbe corso rischi restando con me? E quel vampiro mi disse: Dipende soltanto da te.".

"Chi era qual Sangue Puro?" domanda con una certa curiosità Zero.

"Ehi, a quanto pare non vi siete ancora presi per i capelli!" esclama Reika, entrando in salotto.

"Giusto te aspettavo." fa notare Misaki, facendo segno alla giovane amica di sedersi "Ho raccontato a Zero quello che mi è successo, e sono arrivata ad un punto che potrebbe interessarti.".

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