Capitolo 17

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HARRY

Quando rientrai in casa, sbattei la porta dietro di me, arrabbiato col mondo e con la mia vita di merda.
Quella vita che era sempre stata di merda, sempre difficile, sempre ostacolata da qualcosa o qualcuno.
E a viverla, sempre io: io che non valevo nulla.
-Harry?- sentii dire mia madre.
-Dove sei stato stanotte?- continuò prima che potessi aprire bocca.
Alzai lo sguardo per dirle di farsi gli affari suoi, ma la voce si bloccò in gola quando vidi un uomo di fianco a lei.
Era grassoccio e dall'aspetto spiacevole; indossava occhiali assolutamente fuori moda, che contornavano due piccoli occhi azzurri.
Sentii un fuoco esplodermi nello stomaco, serrai la mascella.
-Questo chi è?-mormorai.
Mia madre arrossì leggermente alla mia maleducazione.
-É Bob, ricordi? Ti voleva conoscere.-
Prima che potesse aggiungere altro, scoppiai a ridere. Non era una risata che celava gioia o divertimento.
Non era una risata di quelle che condividevo con Eva.
Eva.
Smisi di ridere per il dolore al petto che sentivo. Ci portai una mano nel tentativo di placarlo, senza successo.
-Porta avanti tu questa farsa.Non contare su di me.-
Non aggiunsi altro, non considerai nemmeno Bob, mi limitai ad uscire, di nuovo.
Non avevo idea di dove andare, perché c'era un solo posto in cui sarei voluto essere. Ma proprio quel pensiero mi spaventava a morte.
Eva era sempre nella mia testa. Dopo quello che era successo la sera precedente non ero sicuro che se ne sarebbe mai andata da dentro di me.
Ma aveva rovinato tutto, con la sua intensità e il suo bisogno di dare un nome ad ogni cosa. E io, non potevo essere nulla per lei.
L'amore? Mi venne da sorridere amaramente. L'amore è un'invenzione di cui la gente ha bisogno per far finta che la vita non faccia schifo quanto effettivamente fa.
Più o meno inconsciamente, mi ritrovai a casa di Jack. Bussai senza cerimonie e fu lui ad aprirmi, confuso.
-Harry, che ci fai qui?- era sorpreso e assonnato.
-Ho bisogno di una doccia.- tagliai corto.
Era una fortuna che vivesse da solo, invidiavo la sua libertà.
Jack fece una mezza smorfia, forse infastidito dai miei modi.
Ero sempre stato così, però. C'era solo una persona  con cui smettevo di essere un cazzone.
La testa si riempì dell'immagine di Eva nel letto con me, io che la baciavo e che le toccavo quel seno perfetto, per poi arrivare...
Basta, mi ripromisi di lasciar perdere almeno per un'ora il pensiero di Eva, perché stavo letteralmente impazzendo a causa sua.
-Sai dov'è il bagno.- rispose Jack facendomi entrare.
-Grazie.- risposi, stupendo persino me stesso. Jack, infatti, sgranò per un momento gli occhi.
-Naah, non c'è problema. Preparo la colazione.- concluse e sparì in cucina.

EVA

Quel weekend fu a dir poco difficile.
Rimasi sempre in casa; non uscii nemmeno per prendere una boccata d'aria fresca, nè su invito di Alice, nè di Nick, nè dei miei.
C'era solo un invito che avrei voluto ricevere, ma ovviamente non venne.
Ero stata davvero una cretina ad innamorarmi così di Harry. Ora non potevo tornare indietro, anche se avrei voluto così tanto.
Eppure, si può solo andare avanti: così avrei fatto.
Quel lunedì decisi di essere determinata. Quando arrivai all'università il mio cuore iniziò a battere più forte del dovuto e sapevo che non era dovuto alla lezione di letteratura inglese.
Mi guardavo intorno, nervosa. Se lo avessi visto non ero certa che sarei riuscita a rimanere impassibile. Anzi, ero sicura che non sarebbe successo.
Rimasi letteralmente di sasso quando un gruppetto di persone e di fronte a loro Harry.
Aveva piazzato un pugno in pieno volto ad un ragazzo proprio di fronte all'entrata dell'Università. Sentivo le gambe tremare dall'emozione e dalla paura. Una piccola folla già si stava formando, perché Harry non si limitò a quello;iniziò a pestarlo con forza. Qualcuno gridava, qualcuno rideva.
Con il respiro difficoltoso e senza pensare mi feci vicina, il cuore era a mille, l'adrenalina impediva ogni coerenza al mio pensiero.
In tutto il caos, ero scioccata dal fatto che ciò che mi preoccupava di più era che Harry si sarebbe messo nei guai.
Arrivai vicino alla rissa, stupita che nessuno facesse nulla per fermarli, ma capii perché; il viso di Harry era contratto, furioso, quasi spaventoso.
Non aveva nulla del ragazzo che mi aveva accarezzato, che mi aveva stretta a sè.
Sembrava solo un mostro, le lacrime scesero copiose sulle mie guance, cercando di lavare via da dentro me quella delusione bruciante che sentivo.
-Dio mio, Harry!- gridai senza pensare.
Me ne pentii  subito, perché molti occhi furono su di me.
Mi guardai intorno timorosa, poi guardai lui.
Mi aveva sentito.
Fermò i suoi movimenti e alzò lo sguardo su di me.
Incontrare i suoi occhi mi fece scendere lo stomaco dall'emozione. Nonostante fossi delusa, impaurita, incredula, quel verde mi entrò dentro.
La sua espressione non era sorpresa, però, al contrario sembrava in qualche strano modo soddisfatta.
Aveva il fiatone; il petto si muoveva convulsamente e sembrava che il tempo si fosse fermato. Gettai un'occhiata al ragazzo a terra che si stava portando le mani sul volto, in lacrime. Approfittando della situazione di mise a sedere e si alzò con difficoltà, per poi correre via con le mani sui fianchi doloranti.
Nella folla si diffuse un brusio scioccato, divertito, eccitato. Solo pochi erano schifati come me.
Gli occhi di Harry erano rimasti incatenati ai miei ed erano così profondi che sapevo di star piangendo di nuovo.
L'espressione di Harry si fece contrita, portò una mano tra i capelli con il viso straziato e senza dire nulla si allontanò.
Furono mille le sensazioni che imperversarono dentro di me, ma prima che potessi ragionarci troppo lo stavo seguendo.
Camminava veloce, rendendomi difficile stargli dietro.
-Harry, fermati!-
Dovevo parlargli, dirgli quanto ero arrabbiata, dispiaciuta e incredula.
Si voltò di scatto, fermandosi.
I nostri sguardi si incrociarono di nuovo, entrambi eravamo affannati e scossi.
La mascella di Harry era tesa, gli occhi tempestosi, profondi.
-Capisci ora di cosa parlavo quando ti ho detto che non ho niente da darti?- disse, il tono tagliente.
Quasi aprii la bocca dallo stupore e il mio cuore si strinse di rabbia e dolore.
Mi feci più vicina.-Non ci provare! Non provare ad usare scuse per il tuo comportamento di merda! Da cosa dipende quello che fai ? Solo da te!- gli gridai contro, furiosa.
-Come hai potuto, quel ragazzo..- la mia voce si spezzò, rotta dal pianto.
Il viso di Harry era una maschera di indifferenza, ma una maschera che stava cadendo. I suoi occhi erano più lucidi che mai.
-Era ora che capissi chi sono davvero.-
-Cos'è, una prova la tua? Volevi dimostrarmi qualcosa prendendo a pugni un ragazzo?!-
La sua mascella era sempre più tesa.- Sono grato che abbia visto che merda di persona sono.- continuò.
Alle sue parole, sbottai.
-Smettila! Smettila di dirlo! Sei una persona di merda solo perché scegli di esserlo!-
Harry fece un passo verso di me, portando i nostri visi a una distanza di centimetri.
-Non cercare di analizzarmi o di capirmi, Eva, non ci provare!- nonostante mi stesse gridando addosso e la scena di poco prima, non avevo il minimo timore.
Il suo viso era troppo addolorato per pensare che dicesse sul serio.
-Non è mai stato un problema per me essere uno schifo di persona! Ora arrivi tu e vuoi che io...?- la sua voce tremava così tanto che dovette fermarsi.
Mi guardava così dentro che sentii il cuore stringersi in una morsa.
-Io...- ritentò, invano.
Presi un profondo respiro.
-Harry, ascoltami.- la mia voce era roca per le urla.
-Smettila, non farlo. Non cercare di cambiarmi, Eva.- rispose, sulla difensiva.
Di nuovo, le sue parole mi accesero.
-Sei davvero un vigliacco.-sputai.
Anche la sua espressione si fece dura.
-Non mi sembrava lo pensassi quando hai messo la mano nelle mie mutande.-
Ancor prima che finisse di parlare gli piazzai uno schiaffo in volto.
Le lacrime di rabbia e dolore mi solcavano il viso ma le ignorai.
-É una fortuna che lo abbia capito prima di lasciare che la tua rimanesse nelle mie, allora. Qualcosa avevo già capito, a quanto pare.- risposi, infuriata.
Harry rimase sorpreso dalle parole forti che avevo usato.
-Non rivolgermi mai più la parola.- conclusi, col cuore che si spezzava.
-Eva...-tentò.
-Non ci provare. Forse sei davvero soltanto una persona di merda.-
Non aspettai di vedere il suo viso bellissimo o di scoppiare a piangere.
Corsi via, chiedendomi cosa avessi fatto di male per innamorarmi di lui.

Ciao!!!
Il capitolo è lungo e intenso spero vi piaccia:) per favore votateeeeee *.*

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